Re: [pace] Campagna Nazionale Contro I Profitti Di Guerra



vorrei qualche informazione anche sul ruolo dell'ENI in Nigeria e la posizione del nostro governo nei confronti del movimento locale per la difesa delle proprie riserve di petrolio, visto che ci tocca da vicino con il sequestro dei nostri tecnici.grazie ----- Original Message ----- From: "comunicazione unponteper" <comunicazione at unponteper.it>
To: <pace at peacelink.it>
Sent: Thursday, February 15, 2007 7:16 PM
Subject: [pace] Campagna Nazionale Contro I Profitti Di Guerra


Un Ponte per... lancia la campagna nazionale contro la partecipazione
dell'ENI alla rapina del petrolio iracheno.


Mentre la violenza sembra l'unica attrice sulla scena irachena, dietro le
porte blindate della Green Zone si va consumando un'altra tragedia. Il
parlamento iracheno sta per approvare la nuova legge che regolamenterà il
settore energetico e aprirà le porte ai cosiddetti 'investimenti' delle
grandi multinazionali del petrolio, tra cui l'italiana ENI.

La legge voluta dalla grandi multinazionali petrolifere, ENI inclusa,
prevede l'introduzione dei cosiddetti PSA - Production Sharing Agreements -
i quali consentiranno alle multinazionali enormi profitti a scapito
dell'erario iracheno.

Ma l' ENI è anche nostra - il 32% delle azioni sono detenute del Ministero
dell' Economia e Finanze - e questo ci impone di chiedere con forza che la
maggiore compagnia energetica italaina non firmi accordi 'immorali'
approfittando dell' avventura militare, costata la vita a centinaia di
migliaia di civili innocenti.

Il petrolio iracheno non è ancora stato svenduto, la 'Commissione
governativa sul petrolio' mira all'approvazione della nuova legge sugli
idrocarburi per fine marzo: i sindacati del petrolio, la società civile, la
popolazione irachena non la vuole e chiedono il nostro
sostegno.<http://www.unponteper.it/sostienici/eni.php>

Qui sotto proponiamo la lettera che verrà inviata al Ministro dell'Economia
e Finanze Tommaso Padoa-Schioppa e al presidente dell'ENI Roberto Poli.

<http://www.unponteper.it/sostienici/eni.php>FIRMA ANCHE TU LA LETTERA,
così che il nostro messaggio di giustizia e pace arrivi con forza sotto gli
occhi di chi può fermare questa truffa!!


Per ulteriori informazioni:

<http://www.osservatorioiraq.it/search.php?query=petrolio+psa&andor=AND&action=results&submit=Cerca>Osservatorio
Iraq
<http://www.carbonweb.org/showitem.asp?article=4&parent=3>Carbonweb (inglese)
<http://www.unponteper.it/documenti/campagna%20petrolio/crude_designs_italian.pdf>Truffa
a Mano Armata (scarica il PDF)




Alla Cortese Attenzione

Ministro dell' Economia e Finanze, Tommaso Padoa Schioppa
Al Prresidente dell'ENI, dott. Roberto Poli

Gentile Ministro, Gentile Presidente,
ci rivolgiamo a voi, come cittadini italiani e, in quanto tali,
comproprietari dell'Eni, una società che vede una partecipazione dello
Stato, e quindi anche nostra, del 32%.

Mentre l'Iraq sprofonda giorno dopo giorno in una violenza senza fine, il
governo iracheno - sotto la pressione dell'amministrazione statunitense e
delle maggiori compagnie petrolifere - sta portando davanti al parlamento
iracheno una nuova legge che regolamenterà il settore degli idrocarburi e
conseguentemente anche i contratti con le compagnie petrolifere
internazionali.

E' noto che, a seguito dell'occupazione del Paese, le condizioni che il
governo iracheno è disposto a concedere alle imprese estere interessate a
investire nello sfruttamento delle risorse petrolifere e gasifere sono
notevolmente migliorate a favore di tali imprese, prefigurando la
possibilità di una vera e propria rapina ai danni della popolazione
irachena, come è stato denunciato dal sindacato iracheno dei lavoratori del
petrolio, contrario alla svendita della più importante risorsa del paese e
che più volte ha chiesto che tale legge venisse discussa con il
coinvolgimento dei rappresentati del settore. Evento che non si è mai
verificato.

Siamo al corrente del fatto che l'Eni intende investire in Iraq e che
negoziati in tal senso erano già in essere prima della guerra (accordo
siglato con Saddam Hussein nel 1997), in particolare per lo sfruttamento
del giacimento di Nassiriya, proprio il luogo dove era dislocata la
missione militare italiana, e che anche dopo l'azienda non ha mai smentito,
anzi ha confermato, questo interesse. L'interesse viene ulteriormente
ribadito dalle dichiarazioni di Paolo Scaroni - Amministratore Delegato
dell'Eni - sull'inizio di test sismici per conto della compagnia irachena
da effettuarsi nel Kurdistan iracheno e sull'interesse a fare affari nelle
zone dell'Iraq pacificato.

Noi non crediamo al caso, e in questi quattro anni abbiamo più volte
denunciato (ci sono state anche diverse interpellanze parlamentari) che la
partecipazione italiana alla guerra in Iraq poteva avere importanti
ricadute economiche per l'ENI e che la missione Antica Babilonia era
dislocata a Nassiriya per proteggere il petrolio prenotato" dall'ENI.

Ci sembrerebbe immorale che, nel negoziare un possibile investimento in
Iraq, l'Eni approfitti di queste condizioni di miglior favore. Non basta
aver ritirato le nostre truppe dal Paese, e sarebbe un segnale importante
verso la popolazione irachena sostenerla nel mantenere il controllo sulle
sue risorse energetiche.

E' stato calcolato, ad esempio, che in caso di applicazione delle proposte
delineate nel documento "Petroleum and Iraq's Future: Fiscal Options and
Challenger" - pubblicato nell'autunno 2004 dall' International Tax and
Investment Centre (ITIC) - di un ipotetico Production Sharing Agreement
(PSA) al giacimento di Nassiriya, l'Eni potrebbe trovarsi a lucrare fino a
6 miliardi di euro in più rispetto alle forme contrattuali utilizzate
dall'Iraq prima della guerra.

La ITIC è, come sapete, una lobby volta a "consigliare i governi" in merito
a politiche fiscali ed economiche "responsabili", come recita il suo
statuto. L'Eni ne fa parte insieme a Shell, Total, BP, Chevron e dobbiamo
credere che ne condivida le proposte e l'azione.

Non chiediamo che l'Eni non investa in Iraq. L'Iraq ha bisogno di
investimenti esteri e del know how di aziende come l'Eni per poter
rilanciare la produzione petrolifera, principale, se non unica, risorsa su
cui basare la ricostruzione del Paese, distrutto da 13 anni di sanzioni
economiche e da tre guerre. Riteniamo però che dovrebbe investire seguendo
principi etici, e cioè non approfittando di una guerra illegale che la
maggioranza degli italiani non voleva.

Riteniamo che l'Eni dovrebbe perciò dichiarare la propria disponibilità a
negoziare sulla base delle condizioni che l'Iraq proponeva prima della
guerra, in ossequio ai Principi stabiliti nel documento
'<http://www.eni.it/external/eniit/eni/servlet/view/eni/upload/responsabilita_impresa/etica_del_business/_2QMm_0_xoidcmWopk/Responsabilita_dimpresa.pdf?lang=it&sessionId=12397014>Responsabilità
d'impresa - Valori e Comportamenti' che l'azienda ha adottato, in
particolare in merito a "Etica degli affari", "Rispetto degli
stakeholders", "Rispetto dei diritti umani", "e "Cooperazione".

L'Eni potrebbe intanto rendere esplicita tale volontà uscendo dalla ITIC e
prendendo le distanze dalle proposte che questa ha avanzato, e che sembrano
essere le idee guida della nuova legge sul petrolio.

Comprenderanno che sarebbe inaccettabile che l'Italia, da un lato invii
aiuti umanitari per qualche decina di milioni di euro, e dall'altro,
attraverso una azienda che è anche nostra, sottragga all'erario iracheno
miliardi di dollari.

Chiediamo inoltre un incontro per poter meglio illustrare la situazione e
ascoltare la posizione del Ministro e del governo.

Primi Firmatari:

Fabio Alberti - Un Ponte per.
Claudio Avvisati - Delegato RSU Eni Roma
Raffaella Bolini - ARCI
Edo Dominici - A Sud
Giulio Marcon - Lunaria
Alessandra Mecozzi - Responsabile Ufficio Internazionale FIOM-CGIL
Margherita Paolini - Direttore Responsabile di oltreillimes.net
Michele Paolini - Giornalista economico
Luigia Pasi - SdL Intercategoriale
Antonio Tricarico - Campagna per la Riforma della Banca Mondiale
Rosita Viola - ICS

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