Vicenza 17 febbraio 2007: Ma ci hanno mai visti in faccia?



Ma ci hanno mai visti in faccia?
 A Vicenza per dire NO alla militarizzazione dei territori.

A Vicenza sabato, mi hanno stupito i volti e con i volti le storie, le
bellezze e le fatiche del popolo della pace. I volti erano quotidiani,
direi normali, se l'eccezionalità  di quegli sguardi e delle ragioni che
portavano si può chiamare tale. Da una parte la stampa, e forse molti di
noi, alla caccia dei soliti noti e dall'al tra la piazza, le strade piene
di novità non di notorietà. Così l'in izio della enorme fiumana di persone
che hanno colorato la marcia per la pace e contro l'allargamento della
presenza militare sui nostri territori era dei cittadini di Vicenza. Poi
tutti abbiamo sfilato dietro loro e con loro. Così alla fine in Campo
Marzio le voci che rilanciavano i contenuti e il senso di questa lotta
nonviolenta al sistema guerra erano dolcemente femminili,
straordinariamente emozionate e eccezionalmente appassionate alle parole
che raccontavano la storia e l'impegno. Già, nessun comizio di leader
nazionali ma un a base che si fa protagonista e chiede ascolto. Una popolo
che si chiede: ma ci hanno mai guardato in faccia, ci hanno mai ascoltato
con attenzione e per più di 2 minuti? Ci hanno mai dato dignità? Davanti
all'assoluto indiscuti bile della guerra e della sua logica il quotidiano
di pace sudato e costruito a fatica, con tante contraddizioni e con
altrettante intuizioni di vita. Mi ricordo d Tonino Bello al ritorno da
Sarajevo, in pieno guerra, quando sussurrava domande: "Attecchitrà davvero
la semente della nonviolenza? Sarà davvero questa la strategia di domani?
E' possibile cambiare il mondo col gesto semplice dei disarmati? E' davvero
possibile che, quando le istituzioni non si muovono, il popolo si possa
organizzare per conto suo e collocare spine nel fianco a chi gestisce il
potere? Fino a quando questa cultura della nonviolenza
rimarrà subalterna?"

Accost o a questa voce profetica la voce di un popolo che si è organizzato
per conto suo e ha posto una spina nel fianco a chi gestisce il potere.
Vicenza è stata questo!

Dal Palco la voce di C inzia Bottene (portavoce del presidio permanente NO
Dal Molin) che, con decisione, senza rabbia, chiede: "Dov'è il sindaco in
questo momento, la sua città è in piazza, i governanti di questa città dove
sono?  Š la politica è fatta di ascolto e noi eleggiamo delle persone
perché ascoltino e si facciano interpreti della volontà degli elettori. Mi
rivolgo anche al governo che ha tradito e stravolto il programma nel caso
di Vicenza. Chiediamo coerenza con il programma, se non c'è coerenza chi ci
rimette sono loro, perché non li voteremo più." 

 Poi Patrizia Cammarata  (comi tato Vicenza est - No Dal Molin): "Vicenza,
la piccola città provinciale non è più la piccola città provincia le, non è
più solo la città dei capannoni  e delle 10-15 ore di lavoro al giorno. E'
la città che dice NO alla guerr a, che guarda gli altri popoli, è una città
internazionalista oggi Vicenza. Siamo ottimisti perché siamo in tanti e lo
saremo sempre di più e più ci criminalizzeranno, più cercheranno di farci
paura,  più noi saremo forti, perché sappiamo che siamo nel giusto Š
Sindaco Hulweck,  che ieri sera hai dichiarato "q uesta non è la
manifestazione dei vicentini". Io, io sono vicentina, come tanti al tri
qui! Sindaco Ulbeck i vicentini, se non lo sai, hanno tanti amici in tutta
Italia che si sono alzati di notte per arrivare qui. Governo Prodi, aumenti
le spese militari e ci tagli li ospedali, ci tagli la sanità, privatizzi le
scuole. Governo Prodi, guardaci, siamo in tanti! Tu dirai sempre SI e noi
diremo sempre NO, e continueremo a dire NO.
Un pensiero di solidarietà ai popoli martoriati dalla guerra, e un pensiero
di solidarietà al popolo americano, anche alla famiglie, alle madri, alle
donne dei soldati americani, dei giovani che sono al fronte. A questi
giovani noi diciamo "Tornate a casa", tornate dalle vostre fa miglie, Š
tornate."

 Poi ancora una donna della Gente di Polegge  (quartiere di Vicenza):
"Aria, terra, acqu a per i nostri figli, siamo gente di Polegge, viviamo a
poche centinaia di metri dal Dal Molin. Il nostro sindaco, gli
imprenditori, la maggior parte dei politici, il governi italiano e i
comandi militari americani sono convinti che noi abbiamo la polenta negli
occhi e nelle orecchie. Dicono che noi non vogliamo capire i grandi
benefici che la nuova base militare porterà alla nostra città e al nostro
paese.  Forse il nostro sindaco vuol farci credere che ha fatto tutto in
gran segreto solo perché voleva farci un bel regalo. Perché i vicentini non
sono scesi in migliaia in piazza a ballare e a gioire per il nuovo regalo
che sta arrivando dallo zio d'america?   Il beneficio economico è così
grande che proprio in questi giorni l'addizionale irpef è stata aumentata
de l 66% . Secondo i nostri governanti e i nostri imprenditori noi, con le
nostre famiglie, i nostri figli, i nostri anziani, i pensionati gli
insegnanti, persino con tanti preti, noi, siamo i radicali, le frange
estreme, che creano terreno fertile per il terrorismo. Ma ci hanno mai
visti in faccia?  Quando mai uno dei nostri governanti è venuto a toccare
con mano, a vedere, ma soprattutto ad ascoltarci? Mai!  Ma hanno la
gentilezza di raccomandare alla Rice di essere gentile con Vicenza, di non
farle troppo male. Grazie ministro, lei si che ci vuole bene!  No, non
abbiamo polenta negli occhi e negli orecchi, abbiamo solo il cuore che ci
spinge a difendere la nostra aria, la nostra terra, la nostra acqua.  Š
Chiediamo dignità, rispetto, giustizia, chiediamo di potere vivere in pace,
questo è possibile solo senza la nuova base. Non siamo antiamericani, siamo
con gli americani e con tutti quelli che lavorano per la pace senza
l'arroganza militare e le armi." < o:p>

 La voce con sonorità straniera di Stefany (Peace end Justice - Usa): "Il
nostro ambasciatore ci ha chi esto di stare lontano da Vicenza oggi, ci ha
detto che saremmo stati presi come bersagli, ed è vero. Noi del gruppo
statunitensi per la pace e la giustizia di Roma insieme con statunitensi
contro la guerra di Firenze ad un certo punto nel corteo ci siamo fermati e
siamo stati presi come bersagli, ci hanno dato baci, abbracci, fiori, vino,
applausi, è stata una cosa bellissima. Noi siamo al vostro fianco perché
nemmeno noi vogliamo più basi militari in giro p er il mondo. Quindi questa
manifestazione è a favore della maggioranza degli statunitensi. Voglio
ringraziare  tutti voi è il movimento che è nato qua, forte, autonomo,
determinato. Un esempio per tutti noi. Noi statunitensi siamo al vostro
fianco sino alla fine." 

 In basso, in mezzo al popolo della pace don Maurizio Mazzetto (Pax Christi
Vicenza): "Il "popolo della pace" è sceso sulle strade: là dove la vita di
ogni giorno scorre, tra piazze, giardini, edifici d'arte, scuole, Ospedali,
Seminari vescovili...!     Ho sentito pulsare una sete di vita in tutti
coloro che hanno partecipato: l'ho vista nel volto dei disabili
accompagnati, dei bambini e ragazzi Scout delle Parrocchie dove sono stato
in questi anni, nelle donne anziane che erano a fianco dei loro nipotini,
negli amici di Pax Christi - di Vicenza e di tante parti d'Italia - a cui
brillavano gli occhi nel vedere una così grande partecipazione di popolo,
pacifico, lucido, determinato.      Il "popolo della pace" - che non era
solo composto di membri di sindacati, di partiti, di centri sociali, ecc.
ecc. - ha percorso ma anche indicato delle "strade": alla cultura-mentalità
della gente veneta, alla vita politica locale e nazionale, al mondo
eccelsiale stesso, spesso incapace per primo di quella "fierezza
apostolica" che esplode in giornate come queste, le quali avvengono non
solo per azione nostra, ma, credo, per soffio dello Spirito."

 Voce instancabile Giovanni Marangoni (Famiglie per la pace): "E due. Un
'altra vittoria secca per i cittadini contrari al Dal Molin. Una cocente
sconfitta per istituzioni, BR ad orologeria e maschere antigas. Possiamo
finalmente cominciare a parlare dei problemi veri legati alla
militarizzazione del vicentino? Quanti sono i vicentini sicuri di essere
"paroni a casa loro" quando lo stato italiano paga ogni anno - con le loro
tasse - il 37% dei c osti delle basi militari e delle truppe USA di stanza
in Italia? Š I governi Berlusconi-Prodi e il Sindaco di Vicenza hanno dato
il loro assenso alla costruzione di una nuova base militare a Vicenza. Per
rispettare un accordo, bisogna conoscerlo. E' per questo che le leggi della
Repubblica ven gono pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Molti di noi sono
figli di contadini che ci hanno insegnato che non si devono mai firmare
ipoteche in bianco. Né al sindaco, né al governo, né agli statunitensi. Š
C'è una  Vicenza virtuale che i media potranno continuare a presentare, ma
che non esiste e c'è l a Vicenza reale. A Vicenza si è creata
effettivamente una saldatura: non con le BR, ma fra i cittadini, di tutti i
tipi. Vicenza è già un laboratorio di cittadinanza attiva. Il presidio
permanente di Ponte Marchese ha posto le proprie tende sul terreno di una
signora leghista che ringraziamo, ospita le assemblee di centinaia di
cittadini, disobbedienti e chi ha fatto demolire il centro sociale Ya
Basta, centinaia di persone che d'inverno ballano il liscio, CUB  e
casalinghe, cristiani che pregano, anziani che passano a fare due
chiacchiere e, soprattutto, giovani che scoprono l'entusiasmo di essere
cittadi ni attivi. Sono i nostri figli migliori, quelli il cui motto rimane
quello di don Milani: "I care" che significa, io prendo a cuore."

 Meglio dare loro volto e voce, altri commenti all'esperienza di Vicenza
ora non servono. Ora servo no solo scelte concrete di pace,
riconciliazione, disarmo e nonviolenza.

 don fabio corazzina

 19 febbraio 2007






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