Vicenza è sola



Un articolo da un altra lista.
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"le manifestazioni dell'opinione pubblica rappresentano un compromesso
tra l'accordo a livello sociale e le inclinazioni, le convizioni degli
individui"


con questa frase Elisabeth Noelle Neumann, nella sua "Spirale del
silenzio" porta sul piano antropologico, nella analisi del rapporto
tra opinione e individuo in Rousseau, quel processo di adattamento
dell'individualità alla posizione dominante nel momento in cui questa
si sente isolata rispetto all'opinione corrente.
Una delle caratteristiche della spirale del silenzio nei processi
mediali e di comunicazione sta quindi nel creare opinioni correnti
spingendo all'adattamento, fidando su antropologica capacità di
sopportazione, quei soggetti "altri" che ridotti al silenzio finiscono
per creare la massa grigia di consenso alle posizioni dominanti
passando dall'angoscioso stato di solitudine e insicurezza a quello
della sterilizzazione della critica nei confronti del consenso (il che
li rende sicuri perlomeno sul piano di una identità accettata
socialmente).

Le nostre società mediali applicano sistematicamente la tattica della
spirale del silenzio nei confronti delle posizioni alternative a
quelle ufficiali: rispetto alle società dei vecchi media analogici
possono inoltre contare, oltre che sulla necessaria uniformità di
messaggio che avvia la spirale, su una pluralità di piattaforme per
far veicolare lo stesso messaggio dando l'impressione di una
molteplicità di opinioni.
Nei confronti di Vicenza sono state adottate diverse tattiche di
spirale del silenzio mediatico nella evidente intenzione di creare
opinioni dominanti facendo sentire soli i comitati spingendo loro e i
loro simpatizzanti verso pratiche di adattamento oppure verso la
cessazione dell'espressione delle proprie posizioni: "tra coloro che
vivono un'inconguenza tra la propria posizione e quella percepita come
dominante, aumenta la propensione a non esprimersi" dice infatti la
Neumann.
Non inganni l'abbraccio di folla di sabato, che comunque provoca
sincero piacere sul piano della relazionalità, il vero rischio
politico è che Vicenza resti sola quando esposta a queste spirali del
silenzio che si abbatteranno di nuovo su di lei come un ciclone tutte
le volte che si tratterà di affrontare passaggi difficili. In questo
senso le riflessioni sul comportamento degli spezzoni di corteo, gli
inviti ecumenici a saldare posizioni, l'enfasi sull'"ennesima prova di
maturità del movimento" appartengono ad una dimensione che non ha
molto a che vedere con il problema reale. Si guardi alla prima spirale
abbattutasi su Vicenza qualche giorno prima della manifestazione.
Chiamiamola "spirale brigate rosse": ad un certo punto impetuosamente
tutti i media, e su tutte le piattaforme  producono un fluviale ed
ininterrotto discorso dominante, al quale si poteva essere esposti
dalla mattina su Internet al pomeriggio in macchina con la radio
accesa, sul pericolo del nuovo terrorismo che non prevede posizione
critica e che porta al silenzio sulle piattaforme mediali tutti gli
argomenti provenienti da Vicenza.
A quel punto si produce una seconda spirale "infiltrazioni Br a
Vicenza" che con ulteriore massa d'urto mediatica riduce le posizioni
dei comitati vicentini non come qualcosa di proprio ma come un
fenomeno che l'opinione dominante deve giudicare, ed eventualmente
condannare, su una
base di discorsi "veri" sul terrorismo prodotti dall'ondata di "informazioni".
La terza spirale è quella del fatto che "i manifestanti non devono
cedere alla tentazione della violenza": si passa dal securitario al
pedagogico. Le stesse istituzioni contestate da Vicenza si inventano
cosi' una posizione morale dominante e indicano il percorso corretto
nonviolento per i manifestanti ricavandosi un ruolo
mediatico-pastorale e uno di sorveglianza. Ai vicentini viene tolta la
parola su ciò che ritengono ovvio, cioè che la manifestazione sarà
pacifica, che deve invece essere affermato e auspicato da membri delle
istituzioni e dei partiti di governo che da contestati (e chi se lo
ricorda a questo punto dei certificati elettorali bruciati a Vicenza
?)diventano la certificazione di garanzia e correttezza dello
svolgimento della manifestazione.
I temi della mancanza di legittimazione delle istituzioni locali e
nazionali nella decisione dell'allargamento della base, quelli del
referendum locale, e quelli del posizionamento dell'Italia nelle
guerre in corso lasciano spazio, dopo il passaggio delle spirali
mediatiche del silenzio, alla rilegittimazione delle istituzioni e dei
partiti di governo come garanti della correttezza del comportamento
politico delle manifestazioni e al gioco mediatorio tra cartelli
elettorali romani di nuovo protagonisti. E così è fortemente percepito
nel tessuto sociale e non potrebbe essere altrimenti perchè il media
è l'indispensabile tecnologia di percezione del mondo cosi' come
l'orologio lo è della percezione del tempo.
In questo modo l'indicazione di "isolare i violenti" provoca la
vittoria politica delle istituzioni in entrambi i casi: in quello dei
disordini, con la condanna dei manifestanti, e in caso di svolgimento
pacifico con l'ostentata soddisfazione che il "movimento" ha seguito
il percorso indicato dal mainstream mediale-politico secondo gli
auspici pastorali dei rappresentanti delle istituzioni.
Se non si vuol lasciare sola Vicenza, come adesso è, si tratta di
intervenire sulla spirale che crea opinioni dominanti causando
l'effetto silenzio per gli argomenti alternativi o il loro adattamento
al sistema mediale dominante.
I comportamenti di piazza non c'entrano piu' di tanto in questa
dimensione: sono controllati in un dispositivo di rappresentazione
mediale-linguistico di legittimazione istituzionale A FORTE PRESA
SOCIALE che in tutte le sue variabili dà lo stesso risultato
favorevole alle pratiche governamentali . Violenza: parte la spirale
del silenzio che fa crescere a dismisura la
rappresentazione criminale dei manifestanti riducendo al silenzio le
posizioni alternative. Nonviolenza: parte il dispositivo mediale di
legittimazione delle istituzioni come quelle
che indicano i comportamenti da tenere in piazza.
E' questa l'alta complessità dell'ambiente politico nel quale ci
troviamo ad operare: quella della creazione di tempeste informative a
presa istantanea nel sociale che generano la spirale del silenzio per
le posizioni alternative nell'ambiente mediale. E non è una sorpresa:
la politica ha da tre decenni questo terreno strategico di
comportamento innestato nel mediale. Chi lo occupa fa politica e
trasforma o gestisce il mondo. Ed è solo impedendo a queste spirali di
funzionare si riaprono spazi reali di conflitto politico.
Hic Rhodus, hic salta.