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Vicenza è sola
- Subject: Vicenza è sola
- From: magius <gmagius at gmail.com>
- Date: Mon, 19 Feb 2007 19:44:58 +0100
Un articolo da un altra lista. ............... "le manifestazioni dell'opinione pubblica rappresentano un compromesso tra l'accordo a livello sociale e le inclinazioni, le convizioni degli individui" con questa frase Elisabeth Noelle Neumann, nella sua "Spirale del silenzio" porta sul piano antropologico, nella analisi del rapporto tra opinione e individuo in Rousseau, quel processo di adattamento dell'individualità alla posizione dominante nel momento in cui questa si sente isolata rispetto all'opinione corrente. Una delle caratteristiche della spirale del silenzio nei processi mediali e di comunicazione sta quindi nel creare opinioni correnti spingendo all'adattamento, fidando su antropologica capacità di sopportazione, quei soggetti "altri" che ridotti al silenzio finiscono per creare la massa grigia di consenso alle posizioni dominanti passando dall'angoscioso stato di solitudine e insicurezza a quello della sterilizzazione della critica nei confronti del consenso (il che li rende sicuri perlomeno sul piano di una identità accettata socialmente). Le nostre società mediali applicano sistematicamente la tattica della spirale del silenzio nei confronti delle posizioni alternative a quelle ufficiali: rispetto alle società dei vecchi media analogici possono inoltre contare, oltre che sulla necessaria uniformità di messaggio che avvia la spirale, su una pluralità di piattaforme per far veicolare lo stesso messaggio dando l'impressione di una molteplicità di opinioni. Nei confronti di Vicenza sono state adottate diverse tattiche di spirale del silenzio mediatico nella evidente intenzione di creare opinioni dominanti facendo sentire soli i comitati spingendo loro e i loro simpatizzanti verso pratiche di adattamento oppure verso la cessazione dell'espressione delle proprie posizioni: "tra coloro che vivono un'inconguenza tra la propria posizione e quella percepita come dominante, aumenta la propensione a non esprimersi" dice infatti la Neumann. Non inganni l'abbraccio di folla di sabato, che comunque provoca sincero piacere sul piano della relazionalità, il vero rischio politico è che Vicenza resti sola quando esposta a queste spirali del silenzio che si abbatteranno di nuovo su di lei come un ciclone tutte le volte che si tratterà di affrontare passaggi difficili. In questo senso le riflessioni sul comportamento degli spezzoni di corteo, gli inviti ecumenici a saldare posizioni, l'enfasi sull'"ennesima prova di maturità del movimento" appartengono ad una dimensione che non ha molto a che vedere con il problema reale. Si guardi alla prima spirale abbattutasi su Vicenza qualche giorno prima della manifestazione. Chiamiamola "spirale brigate rosse": ad un certo punto impetuosamente tutti i media, e su tutte le piattaforme producono un fluviale ed ininterrotto discorso dominante, al quale si poteva essere esposti dalla mattina su Internet al pomeriggio in macchina con la radio accesa, sul pericolo del nuovo terrorismo che non prevede posizione critica e che porta al silenzio sulle piattaforme mediali tutti gli argomenti provenienti da Vicenza. A quel punto si produce una seconda spirale "infiltrazioni Br a Vicenza" che con ulteriore massa d'urto mediatica riduce le posizioni dei comitati vicentini non come qualcosa di proprio ma come un fenomeno che l'opinione dominante deve giudicare, ed eventualmente condannare, su una base di discorsi "veri" sul terrorismo prodotti dall'ondata di "informazioni". La terza spirale è quella del fatto che "i manifestanti non devono cedere alla tentazione della violenza": si passa dal securitario al pedagogico. Le stesse istituzioni contestate da Vicenza si inventano cosi' una posizione morale dominante e indicano il percorso corretto nonviolento per i manifestanti ricavandosi un ruolo mediatico-pastorale e uno di sorveglianza. Ai vicentini viene tolta la parola su ciò che ritengono ovvio, cioè che la manifestazione sarà pacifica, che deve invece essere affermato e auspicato da membri delle istituzioni e dei partiti di governo che da contestati (e chi se lo ricorda a questo punto dei certificati elettorali bruciati a Vicenza ?)diventano la certificazione di garanzia e correttezza dello svolgimento della manifestazione. I temi della mancanza di legittimazione delle istituzioni locali e nazionali nella decisione dell'allargamento della base, quelli del referendum locale, e quelli del posizionamento dell'Italia nelle guerre in corso lasciano spazio, dopo il passaggio delle spirali mediatiche del silenzio, alla rilegittimazione delle istituzioni e dei partiti di governo come garanti della correttezza del comportamento politico delle manifestazioni e al gioco mediatorio tra cartelli elettorali romani di nuovo protagonisti. E così è fortemente percepito nel tessuto sociale e non potrebbe essere altrimenti perchè il media è l'indispensabile tecnologia di percezione del mondo cosi' come l'orologio lo è della percezione del tempo. In questo modo l'indicazione di "isolare i violenti" provoca la vittoria politica delle istituzioni in entrambi i casi: in quello dei disordini, con la condanna dei manifestanti, e in caso di svolgimento pacifico con l'ostentata soddisfazione che il "movimento" ha seguito il percorso indicato dal mainstream mediale-politico secondo gli auspici pastorali dei rappresentanti delle istituzioni. Se non si vuol lasciare sola Vicenza, come adesso è, si tratta di intervenire sulla spirale che crea opinioni dominanti causando l'effetto silenzio per gli argomenti alternativi o il loro adattamento al sistema mediale dominante. I comportamenti di piazza non c'entrano piu' di tanto in questa dimensione: sono controllati in un dispositivo di rappresentazione mediale-linguistico di legittimazione istituzionale A FORTE PRESA SOCIALE che in tutte le sue variabili dà lo stesso risultato favorevole alle pratiche governamentali . Violenza: parte la spirale del silenzio che fa crescere a dismisura la rappresentazione criminale dei manifestanti riducendo al silenzio le posizioni alternative. Nonviolenza: parte il dispositivo mediale di legittimazione delle istituzioni come quelle che indicano i comportamenti da tenere in piazza. E' questa l'alta complessità dell'ambiente politico nel quale ci troviamo ad operare: quella della creazione di tempeste informative a presa istantanea nel sociale che generano la spirale del silenzio per le posizioni alternative nell'ambiente mediale. E non è una sorpresa: la politica ha da tre decenni questo terreno strategico di comportamento innestato nel mediale. Chi lo occupa fa politica e trasforma o gestisce il mondo. Ed è solo impedendo a queste spirali di funzionare si riaprono spazi reali di conflitto politico. Hic Rhodus, hic salta.
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