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sceriffi e poliziotti
- Subject: sceriffi e poliziotti
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Tue, 13 Feb 2007 15:28:01 +0100
Il 2 giugno sotto le due torri si scatenò contro il movimento una caccia all'uomo. Violenza privata è il reato contestato. l'inchiesta punta sulle gravi responsabilità di dirigenti della Digos e della Questura. Strette di mano in piazza. Dialoghi, pseudo rapporti di servizio, premi e onorificenze, giri in coppia con gli agenti. Se c'è, come c'è, un punto nero nell'inchiesta della procura di Bologna su quel che fanno ì «pattuglianti» privati che per anni hanno girato per la città prendendosi il diritto di sostituirsi alla polizia, questo riguarda i rapporti con la locale questura. L'ultimo tassello è un ingrandimento di immagini fornito a il manifesto da un fotografo indipendente che preferisce rimanere anonimo. Mostra il capo della Digos bolognese, Vincenzo Ciarambino, che la mattina del 2 giugno del 2004 parla in particolare con uno sceriffo privato G. O.: l'ingrandimento ci fa vedere distintamente il funzionario di polizia, in maniche di camicia, che parla con lo sceriffo privato, ben riconoscibile a causa del cappello da baseball. Lo stesso uomo, membro dell'associazione «Pattuglie cittadine» ora nell'occhio del ciclone, sarà poi immortalato mentre insieme ai poliziotti trascina e strattona un manifestante inizialmente accusato di resistenza a pubblico ufficiale. Quello del 2 giugno 2004 - quando una manifestazione di pacifisti contro le parate militari in occasione della festa della Repubblica venne caricata da poliziotti pubblici e privati - è l'episodio più grave dell'inchiesta sugli «sceriffi». Ed è anche il punto di partenza dell'intera indagine, in cui dodici cittadini con la passione per l'ordine - giravano col distintivo sul petto e a casa tenevano palette e fotografie delle azioni più brillanti - sono accusati di vio-lenza privata, usurpazione di pubbliche funzioni e lesioni personali. L'immagine di G.O. e C. G. (l'uomo in sahariana a maniche lunghe) nel bel mezzo dell'azione campeggia da giorni sui giornali locali. In realtà, dal fotogramma che abbiamo in mano è impossibile capire il contenuto o la durata del dialogo tra il capo della Digos e G. O. ed è probabile che l'episodio sia avvenuto dopo e non prima la carica e le botte ai due manifestanti. Il mosaico è complicato. Interrogati, gli indagati hanno spiegato di non conoscere il funzionario in questione, mentre almeno uno di loro è «amico da una vita» di un altro dirigente della polizia presente in piazza quel giorno. Due degli indagati, diversi da quelli presenti nelle immagini a fianco, hanno ammesso di aver agito seguendo gli ordini quando il dirigente della Digos ha chiamato gli uomini a lui più vicini per ordinare loro di coordinare hanno considerato «normale» obbedire all'ordine ed affiancarsi agli agenti in borghese e a quelli in tenuta anti-sommossa L'uomo col cappello da baseball, invece, 46 anni, commerciante e collezionista di cimeli militari, interrogato il 7 febbraio scorso dalla pm Morena Piazzi ha spiegato di aver agito senza obbedire ad un ordine, ma nella certezza che sebbene nessuno l'avesse chiamato in piazza i quasi colleghi della polizia non lo avrebbero mai fermato. Se non è del tutto chiaro il rapporto con la Digos e si sa per certo che Ciarambino, all'epoca delle foto del 2 giugno 2004 era arrivato a Bologna solo da sei mesi, di sicuro con il resto della questura i rapporti sono sempre stati floridi e basati su una quotidianità fatta di rapportìni inviati via fax alle volanti e fermi in flagranza di reato, spalla a spalla con gli agenti della mobile. La convenzione tra le Pattuglie cittadine create nel dopoguerra e la prefettura fu sciolta solo negli anni Settanta, ma il comune di Bologna ha continuato a finanziare queste associazioni di sceriffi locali e lo stesso Cofferati, nei giorni scorsi, ha promesso che il sostegno rimarrà almeno fino alla fine dell'inchiesta. Per gli sceriffi privati, dunque, Bologna è rimasta a lungo una enclave felice. Solo un anno dopo la circolare dell'allora ministro Napolitano che vietava i rapporti con questo genere di associazioni, nel 1997, il nostro O. riceve un encomio dal vicequestore Giovanni Preziosa, allora dirigente del Commissariato «Due Torri San Francesco», già capo della Squadra mobile e in seguito per un breve periodo assessore alla sicurezza della giunta Guazzaloca. La circolare del dirigente della mobile Mobilio che vieta di avere rapporti con i pattugliami e con tutti coloro che non svolgono servizi pubblici, è del 2006. Fino ad allora i rapporti sono continuati. Intervistato, il questore di Bologna Francesco Cirillo ha detto di aver saputo dell'esistenza delle pattuglie solo nel 2005 e che la circolare è arrivata a marzo, dopo le verifiche interne. Nel 2004, Cirillo in piazza non c'era. Precipitata nell'ansia securitaria bolognese, l'inchiesta sugli sceriffi ha alzato ulteriormente la tensione. Dall'inizio del 2004, la procura ha avviato contro gli attivisti dei movimenti locali 188 procedimenti, tutti con raggravante dell'eversione e tutti basati su informative firmate dalla Digos locale. E infatti, la scorsa settimana, intervistati dal manifesto, i militanti del Tpo hanno spiegato che al corteo previsto per il 3 marzo prossimo non vorrebbero la presenza.della polizia. fonte: "Il manifesto" Sara Menafra __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA------------------------------------------------------Passa a Infostrada. ADSL e Telefono senza limiti e senza canone Telecomhttp://click.libero.it/infostrada13feb07
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