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[Fwd: proposta di legge di iniziativa popolare sull'acqua]
- Subject: [Fwd: proposta di legge di iniziativa popolare sull'acqua]
- From: Marino <marino222 at virgilio.it>
- Date: Fri, 19 Jan 2007 14:59:24 +0100
-------- Messaggio Originale -------- Data: Thu, 18 Jan 2007 18:41:37 +0100 Da: Mani Tese Cagliari <manitese.ca at lillinet.org> ACQUA PUBBLICA, CI METTO LA FIRMA! *Una Legge d'iniziativa popolare per ri-pubblicizzare l'acqua, bene comune: inizia la raccolta firme per superare la Legge 'Galli'. Per sei mesi 'banchetti' nelle piazze in tutta Italia. * Cinquantamila firme: tante ne servono per far arrivare in Parlamento una proposta di Legge d'iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione dell'acqua. Un obiettivo possibile per il movimento italiano per 'l'acqua pubblica': 55 tra associazioni e organizzazioni nazionali, tra cui Mani Tese, e oltre duecento comitati locali, che dal 13 gennaio per sei mesi raccoglieranno firme in tutto il territorio nazionale, dietro lo slogan 'Acqua pubblica, ci metto la firma!'. *L'acqua è un diritto, non una merce* La proposta di legge, che ha per oggetto i 'Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico', nasce al termine di un percorso di condivisione, avviato a Cecina in occasione del meeting antirazzista organizzato dall'Arci nell'estate del 2005 e proseguito col primo Forum dei movimenti italiani per l'acqua, che si è tenuto a Roma nel marzo del 2006. Il lancio della campagna è avvenuto a fine novembre a Roma, con una conferenza stampa a cui hanno partecipato ' tra le altre ' Attac, il Comitato italiano per un contratto mondiale sull'acqua, Mani Tese, Arci, Funzione pubblica-Cgil, Abruzzo social forum, Cobas energia. *Superare la �Galli�* �La proposta di legge di iniziativa popolare � afferma Marco Bersani di Attac Italia � nasce dall�esigenza di costruire un nuovo quadro normativo per affermare che l�acqua è un bene comune, il cui accesso ed utilizzo è un diritto umano universale, che pertanto va sottratto alle logiche del mercato e della concorrenza�. È da superare, cioè, la Legge Galli, la legge che dagli anni Novanta regola la gestione del servizio idrico integrato nel nostro Paese. Con il fine di ridurre l�eccessiva frammentazione dei soggetti gestori, la Galli ha di fatto aperto a investitori privati �il mercato� delle ex aziende municipalizzate, i gestori pubblici che fino ad allora avevano garantito a tutti i cittadini l�accesso all�acqua a prezzi contenuti. Ad oggi, gli effetti negativi di questi processi, in termini di mancata efficienza e aumento nel costo del servizio, sono sotto gli occhi dei cittadini: ciò ha portato � negli anni � a numerose iniziative di mobilitazione. Tra tanti c�è il caso di Aprilia, una cittadina in provincia di Latina dove oltre tremila cittadini hanno deciso di non pagare la bolletta dell�acqua. Il gestore privato (�Aqualatina�), a fronte di mancati investimenti per il miglioramento del servizio, ha alzato le tariffe di oltre il 100% e la gente ha fatto sentire la propria voce, rispedendo le bollette al mittente. *I predoni e il bene comune *Per comprendere lo spirito della proposta di Legge, occorre tornare a vedere l�acqua come �bene comune�, un diritto umano fondamentale e non una fonte di profitto. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e oggi attivo nei movimenti in lotta contra la privatizzazione dell�acqua a Napoli e in Campania, ha così riassunto questo pensiero: �Privatizzare l�acqua equivale a rubare, poiché si ricava un profitto illecito da ciò che è un dono di natura�. E di �ladri dell�acqua�, in Italia, ce ne sono tanti. Non solo tra le imprese che imbottigliano e commercializzano l�acqua pagando tasse di concessione irrisorie alle Regioni (l�italiano è il primo consumatore mondiale di acque minerali, oltre 200 litri all�anno a testa): anche per quanto riguarda la gestione degli acquedotti, viviamo una situazione di contrazione dei soggetti gestori, come ha ricordato nel corso della conferenza stampa Vincenzo Miliucci dei Cobas dell�energia. L�Acea di Roma, l�Hera in Emilia Romagna, l�Asm di Brescia e l�Aem di Milano, l�Amga di Genova sono ormai dei colossi, società per azioni quotate in borsa che stanno � poco a poco � conquistando la gestione del servizio idrico in tutti e 91 gli Ato (Ambiti territoriali ottimali) in cui la �Galli� ha diviso il territorio nazionale. Sono aziende che, pur mantenendo formalmente le caratteristiche di azienda �pubblica� (il 51% delle azioni in mano ad un Comune o più Comuni), rispondono � di fatto � all�esigenza di remunerare il capitale, e cioè di garantire profitti a quei soggetti privati che hanno acquisito, per effetto di gare o in Borsa valori, quote azionarie di minoranza. *Oltre il �pubblico�* Il nodo, che la Legge d�iniziativa popolare analizza e propone di superare, è l�affidamento della gestione del servizio idrico a Società per azioni (S.p.A.). Un governo pubblico dell�acqua sarà possibile solo quando i soggetti gestori torneranno ad essere enti di diritto pubblico (e una S.p.A., anche quando il 100% delle azioni è in mano ai Comuni, sarà sempre un ente di diritto privato). È sotto gli occhi di tutti l�esempio di Torino: la Smat è una società al 100% pubblica che si comporta però da �privato�, andando a concorrere per ottenere la gestione del servizio idrico della città di Palermo. *Lo Stato obbligato* Una vera rivoluzione è necessaria per superare l�idea che i cittadini debbano farsi carico � in bolletta � di reperire i fondi necessari agli investimenti indispensabili per garantire un livello adeguato del servizio. La Legge d�iniziativa popolare propone che questi vengano coperti con la fiscalità generale. Provocatoriamente: non siamo forse chiamati a pagare, con le nostre tasse, anche l�Esercito e le sue missioni all�estero, siano esse di guerra � Iraq, Afghanistan � o di �pace� (Libano)? Destinando al servizio idrico anche solo il 5% della spesa militare prevista nella Finanziaria 2005 (o 2006, 0 2007), il Governo ricaverebbero i fondi necessari a finanziare le opere di manutenzione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana. Ed è proprio questo che propone la legge, obbligando lo Stato nei confronti dei cittadini, al di là delle belle parole del programma dell�Unione (dov�è scritto che: �L'acqua è un bene comune, la cui proprietà e gestione deve rimanere in mano pubblica�). Anche i fondi raccolti nella lotta all�evasione fiscale potrebbero essere destinati allo stesso scopo. E ognuno si vedrebbe garantiti 50 litri d�acqua al giorno, anche coloro � gli indigenti � che non sono in grado di pagare. *Educazione e democrazia* Oltre gli obiettivi specifici, la proposta di Legge si propone come un momento di sensibilizzazione: la raccolta firme (tutti gli eventi e le iniziative sono segnalate sul sito www.acquabenecomune.org) servirà ad organizzare momenti di educazione della popolazione, per creare una nuova cultura dell�acqua e della partecipazione del cittadino alla gestione delle cosa pubblica. La proposta di Legge è anche � nelle parole di Tommaso Fattori, del Tavolo toscano acqua � �una legge contro la privatizzazione della democrazia�: nasce per valorizzare uno strumento legislativo sotto utilizzato e consentirà, allo stesso tempo, di portare il tema dell�acqua nel Paese, tra la gente, nelle piazze, nei centri sociali, nelle parrocchie, e ovunque si possano realizzare eventi e banchetti di raccolta firme. /[di Luca Martinelli, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/ ------------------------------------------------------------------------ *IL PASTICCIO LOMBARDO* In controtendenza con le "buone intenzioni" espresse del governo dell'Ulivo, a Milano e in Lombardia il Consiglio regionale ha approvato, l'agosto scorso e nel silenzio generale, la Legge 18 sulla riorganizzazione del servizio idrico. Una legge che non solo separa la "gestione" delle reti dall'"erogazione" dell'acqua (come dire: agli enti pubblici l'onere della manutenzione degli impianti, ai privati l'onore di incassare le bollette), ma obbliga anche i comuni a indire le gare d'appalto per privatizzare i servizi idrici, e contro la quale il governo ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale. *Tutti meno Milano* Tutti i comuni sono obbligati tranne uno: Milano, guarda caso, è dispensata dalla gara. Forse perché la sindaca intende fondere la Metropolitana Milanese (che è totalmente pubblica e al momento gestisce l'acquedotto) con la AEM (partecipato al 66% dal capitale privato), e poi procedere a un'ulteriore fusione con la ASM di Brescia, creando così una multiutility pubblico-privata che non solo riceverà in "eredità" l'erogazione dell'acqua di Milano, ma potrà andare in giro per il mondo a offrire i suoi servizi, come fanno altre grandi S.p.A. Un'operazione che appare illegittima sotto vari aspetti: perché non c'è gara d'appalto e perché una società che si fonde con un'altra non può "portare in dote" le concessioni che le sono state assegnate. *La città si mobilita* Contro questi pasticciacci alla milanese, è rinato di recente il Comitato Milanese per l'Acqua, formato tra gli altri da Contratto mondiale per l'acqua, Camera del Lavoro, Arci, Attac, Amici di Beppe Grillo. Il primo obiettivo è informare la popolazione milanese e raccogliere firme per una petizione popolare che chiede, tra le altre cose, che l'acqua venga gestita in modo pubblico e partecipato e non a scopo di profitto, che lo statuto comunale la riconosca come un diritto di tutti, che si prendano iniziative per ridurne il consumo e migliorarne la qualità. Il Comitato intende collaborare con altri gruppi di cittadini, sindaci e presidenti provinciali lombardi per un referendum abrogativo della Legge 18 e sostenere la raccolta di firme sulla proposta di Legge di iniziativa popolare promossa dal movimento italiano per l'acqua. Per informazioni: http://www.comitatomilanoacqua.info /[di Sandra Cangemi, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/ ------------------------------------------------------------------------ *LA TOSCANA BOCCIA L�ACQUA PUBBLICA* Il 22 novembre scorso il Consiglio regionale della Toscana ha discusso la proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico integrato della Toscana. Per arrivare a presentarla il Tavolo toscano acqua, coordinamento di associazioni, sindacati e partiti promotori della proposta di legge, lo scorso anno aveva raccolto oltre 43.000 firme, in centinaia di banchetti e dibattiti organizzati in tutta la regione. Nonostante i voti favorevoli del Prc, dei Comunisti italiani e dei Verdi, la bocciatura del Consiglio regionale è stata netta e poco dibattuta: il veto dei Ds e della Margherita ha liquidato ben presto le speranze dei promotori. E mentre la Giunta regionale sta elaborando la prima legge regionale per la partecipazione dei cittadini al governo della regione, la stessa amministrazione cancella d�un botto la proposta di 43.000 cittadini. Il programma nazionale dell�Unione, sul tema acqua, parla chiaro: reti e gestione dei servizi devono rimanere in mano pubblica. Forse in Toscana, dove l�Unione non c�è ancora, l�acqua può essere tranquillamente privatizzata da chi, come la multinazionale romana Acea, ha già il controllo dei servizi idrici di mezza regione? Un solo gestore d�ambito è rimasto pubblico in Toscana, a Lucca e Massa-Carrara, e i movimenti, i cittadini e i partiti che hanno promosso la proposta di legge regionale sono pronti a difenderlo in tutti i modi. Per non svendere al miglior offerente l�ultima acqua rimasta pubblica in Toscana. Info: www.leggepopolareacqua.it <http://www.leggepopolareacqua.it/> /[di Alessio Ciacci, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/
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