[Fwd: proposta di legge di iniziativa popolare sull'acqua]



-------- Messaggio Originale --------
Data: 	Thu, 18 Jan 2007 18:41:37 +0100
Da: 	Mani Tese Cagliari <manitese.ca at lillinet.org>

ACQUA PUBBLICA, CI METTO LA FIRMA!

*Una Legge d'iniziativa popolare per ri-pubblicizzare l'acqua, bene
comune: inizia la raccolta firme per superare la Legge 'Galli'. Per sei
mesi 'banchetti' nelle piazze in tutta Italia. *

Cinquantamila firme: tante ne servono per far arrivare in Parlamento una
proposta di Legge d'iniziativa popolare per la ri-pubblicizzazione
dell'acqua. Un obiettivo possibile per il movimento italiano per
'l'acqua pubblica': 55 tra associazioni e organizzazioni nazionali, tra
cui Mani Tese, e oltre duecento comitati locali, che dal 13 gennaio per
sei mesi raccoglieranno firme in tutto il territorio nazionale, dietro
lo slogan 'Acqua pubblica, ci metto la firma!'.

*L'acqua è un diritto, non una merce*
La proposta di legge, che ha per oggetto i 'Principi per la tutela, il
governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la
ripubblicizzazione del servizio idrico', nasce al termine di un percorso
di condivisione, avviato a Cecina in occasione del meeting antirazzista
organizzato dall'Arci nell'estate del 2005 e proseguito col primo Forum
dei movimenti italiani per l'acqua, che si è tenuto a Roma nel marzo del
2006. Il lancio della campagna è avvenuto a fine novembre a Roma, con
una conferenza stampa a cui hanno partecipato ' tra le altre ' Attac, il
Comitato italiano per un contratto mondiale sull'acqua, Mani Tese, Arci,
Funzione pubblica-Cgil, Abruzzo social forum, Cobas energia.

*Superare la �Galli�*
�La proposta di legge di iniziativa popolare � afferma Marco Bersani di
Attac Italia � nasce dall�esigenza di costruire un nuovo quadro
normativo per affermare che l�acqua è un bene comune, il cui accesso ed
utilizzo è un diritto umano universale, che pertanto va sottratto alle
logiche del mercato e della concorrenza�. È da superare, cioè, la Legge
Galli, la legge che dagli anni Novanta regola la gestione del servizio
idrico integrato nel nostro Paese. Con il fine di ridurre l�eccessiva
frammentazione dei soggetti gestori, la Galli ha di fatto aperto a
investitori privati �il mercato� delle ex aziende municipalizzate, i
gestori pubblici che fino ad allora avevano garantito a tutti i
cittadini l�accesso all�acqua a prezzi contenuti.

Ad oggi, gli effetti negativi di questi processi, in termini di mancata
efficienza e aumento nel costo del servizio, sono sotto gli occhi dei
cittadini: ciò ha portato � negli anni � a numerose iniziative di
mobilitazione. Tra tanti c�è il caso di Aprilia, una cittadina in
provincia di Latina dove oltre tremila cittadini hanno deciso di non
pagare la bolletta dell�acqua. Il gestore privato (�Aqualatina�), a
fronte di mancati investimenti per il miglioramento del servizio, ha
alzato le tariffe di oltre il 100% e la gente ha fatto sentire la
propria voce, rispedendo le bollette al mittente.

*I predoni e il bene comune
*Per comprendere lo spirito della proposta di Legge, occorre tornare a
vedere l�acqua come �bene comune�, un diritto umano fondamentale e non
una fonte di profitto. Padre Alex Zanotelli, missionario comboniano e
oggi attivo nei movimenti in lotta contra la privatizzazione dell�acqua
a Napoli e in Campania, ha così riassunto questo pensiero: �Privatizzare
l�acqua equivale a rubare, poiché si ricava un profitto illecito da ciò
che è un dono di natura�. E di �ladri dell�acqua�, in Italia, ce ne sono
tanti. Non solo tra le imprese che imbottigliano e commercializzano
l�acqua pagando tasse di concessione irrisorie alle Regioni (l�italiano
è il primo consumatore mondiale di acque minerali, oltre 200 litri
all�anno a testa): anche per quanto riguarda la gestione degli
acquedotti, viviamo una situazione di contrazione dei soggetti gestori,
come ha ricordato nel corso della conferenza stampa Vincenzo Miliucci
dei Cobas dell�energia.

L�Acea di Roma, l�Hera in Emilia Romagna, l�Asm di Brescia e l�Aem di
Milano, l�Amga di Genova sono ormai dei colossi, società per azioni
quotate in borsa che stanno � poco a poco � conquistando la gestione del
servizio idrico in tutti e 91 gli Ato (Ambiti territoriali ottimali) in
cui la �Galli� ha diviso il territorio nazionale. Sono aziende che, pur
mantenendo formalmente le caratteristiche di azienda �pubblica� (il 51%
delle azioni in mano ad un Comune o più Comuni), rispondono � di fatto �
all�esigenza di remunerare il capitale, e cioè di garantire profitti a
quei soggetti privati che hanno acquisito, per effetto di gare o in
Borsa valori, quote azionarie di minoranza.

*Oltre il �pubblico�*
Il nodo, che la Legge d�iniziativa popolare analizza e propone di
superare, è l�affidamento della gestione del servizio idrico a Società
per azioni (S.p.A.). Un governo pubblico dell�acqua sarà possibile solo
quando i soggetti gestori torneranno ad essere enti di diritto pubblico
(e una S.p.A., anche quando il 100% delle azioni è in mano ai Comuni,
sarà sempre un ente di diritto privato). È sotto gli occhi di tutti
l�esempio di Torino: la Smat è una società al 100% pubblica che si
comporta però da �privato�, andando a concorrere per ottenere la
gestione del servizio idrico della città di Palermo.

*Lo Stato obbligato*
Una vera rivoluzione è necessaria per superare l�idea che i cittadini
debbano farsi carico � in bolletta � di reperire i fondi necessari agli
investimenti indispensabili per garantire un livello adeguato del
servizio. La Legge d�iniziativa popolare propone che questi vengano
coperti con la fiscalità generale. Provocatoriamente: non siamo forse
chiamati a pagare, con le nostre tasse, anche l�Esercito e le sue
missioni all�estero, siano esse di guerra � Iraq, Afghanistan � o di
�pace� (Libano)? Destinando al servizio idrico anche solo il 5% della
spesa militare prevista nella Finanziaria 2005 (o 2006, 0 2007), il
Governo ricaverebbero i fondi necessari a finanziare le opere di
manutenzione e ammodernamento di cui necessita la rete idrica italiana.
Ed è proprio questo che propone la legge, obbligando lo Stato nei
confronti dei cittadini, al di là delle belle parole del programma
dell�Unione (dov�è scritto che: �L'acqua è un bene comune, la cui
proprietà e gestione deve rimanere in mano pubblica�). Anche i fondi
raccolti nella lotta all�evasione fiscale potrebbero essere destinati
allo stesso scopo. E ognuno si vedrebbe garantiti 50 litri d�acqua al
giorno, anche coloro � gli indigenti � che non sono in grado di pagare.

*Educazione e democrazia*
Oltre gli obiettivi specifici, la proposta di Legge si propone come un
momento di sensibilizzazione: la raccolta firme (tutti gli eventi e le
iniziative sono segnalate sul sito www.acquabenecomune.org) servirà ad
organizzare momenti di educazione della popolazione, per creare una
nuova cultura dell�acqua e della partecipazione del cittadino alla
gestione delle cosa pubblica. La proposta di Legge è anche � nelle
parole di Tommaso Fattori, del Tavolo toscano acqua � �una legge contro
la privatizzazione della democrazia�: nasce per valorizzare uno
strumento legislativo sotto utilizzato e consentirà, allo stesso tempo,
di portare il tema dell�acqua nel Paese, tra la gente, nelle piazze, nei
centri sociali, nelle parrocchie, e ovunque si possano realizzare eventi
e banchetti di raccolta firme.

/[di Luca Martinelli, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/

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*IL PASTICCIO LOMBARDO*
In controtendenza con le "buone intenzioni" espresse del governo
dell'Ulivo, a Milano e in Lombardia il Consiglio regionale ha approvato,
l'agosto scorso e nel silenzio generale, la Legge 18 sulla
riorganizzazione del servizio idrico. Una legge che non solo separa la
"gestione" delle reti dall'"erogazione" dell'acqua (come dire: agli enti
pubblici l'onere della manutenzione degli impianti, ai privati l'onore
di incassare le bollette), ma obbliga anche i comuni a indire le gare
d'appalto per privatizzare i servizi idrici, e contro la quale il
governo ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale.

*Tutti meno Milano*
Tutti i comuni sono obbligati tranne uno: Milano, guarda caso, è
dispensata dalla gara. Forse perché la sindaca intende fondere la
Metropolitana Milanese (che è totalmente pubblica e al momento gestisce
l'acquedotto) con la AEM (partecipato al 66% dal capitale privato), e
poi procedere a un'ulteriore fusione con la ASM di Brescia, creando così
una multiutility pubblico-privata che non solo riceverà in "eredità"
l'erogazione dell'acqua di Milano, ma potrà andare in giro per il mondo
a offrire i suoi servizi, come fanno altre grandi S.p.A. Un'operazione
che appare illegittima sotto vari aspetti: perché non c'è gara d'appalto
e perché una società che si fonde con un'altra non può "portare in dote"
le concessioni che le sono state assegnate.

*La città si mobilita*
Contro questi pasticciacci alla milanese, è rinato di recente il
Comitato Milanese per l'Acqua, formato tra gli altri da Contratto
mondiale per l'acqua, Camera del Lavoro, Arci, Attac, Amici di Beppe
Grillo. Il primo obiettivo è informare la popolazione milanese e
raccogliere firme per una petizione popolare che chiede, tra le altre
cose, che l'acqua venga gestita in modo pubblico e partecipato e non a
scopo di profitto, che lo statuto comunale la riconosca come un diritto
di tutti, che si prendano iniziative per ridurne il consumo e
migliorarne la qualità. Il Comitato intende collaborare con altri gruppi
di cittadini, sindaci e presidenti provinciali lombardi per un
referendum abrogativo della Legge 18 e sostenere la raccolta di firme
sulla proposta di Legge di iniziativa popolare promossa dal movimento
italiano per l'acqua.
Per informazioni: http://www.comitatomilanoacqua.info

/[di Sandra Cangemi, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/

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*LA TOSCANA BOCCIA L�ACQUA PUBBLICA*
Il 22 novembre scorso il Consiglio regionale della Toscana ha discusso
la proposta di legge di iniziativa popolare per la ripubblicizzazione
del servizio idrico integrato della Toscana.
Per arrivare a presentarla il Tavolo toscano acqua, coordinamento di
associazioni, sindacati e partiti promotori della proposta di legge, lo
scorso anno aveva raccolto oltre 43.000 firme, in centinaia di banchetti
e dibattiti organizzati in tutta la regione.
Nonostante i voti favorevoli del Prc, dei Comunisti italiani e dei
Verdi, la bocciatura del Consiglio regionale è stata netta e poco
dibattuta: il veto dei Ds e della Margherita ha liquidato ben presto le
speranze dei promotori. E mentre la Giunta regionale sta elaborando la
prima legge regionale per la partecipazione dei cittadini al governo
della regione, la stessa amministrazione cancella d�un botto la proposta
di 43.000 cittadini.
Il programma nazionale dell�Unione, sul tema acqua, parla chiaro: reti e
gestione dei servizi devono rimanere in mano pubblica. Forse in Toscana,
dove l�Unione non c�è ancora, l�acqua può essere tranquillamente
privatizzata da chi, come la multinazionale romana Acea, ha già il
controllo dei servizi idrici di mezza regione?
Un solo gestore d�ambito è rimasto pubblico in Toscana, a Lucca e
Massa-Carrara, e i movimenti, i cittadini e i partiti che hanno promosso
la proposta di legge regionale sono pronti a difenderlo in tutti i modi.
Per non svendere al miglior offerente l�ultima acqua rimasta pubblica in
Toscana.
Info: www.leggepopolareacqua.it <http://www.leggepopolareacqua.it/>

/[di Alessio Ciacci, tratto dal mensile Manitese, gennaio 2007]/