Re: [pace] Jean-Pierre Vernant



GRAZIE LEO

> Da: "bruno\.leopoldo\@libero\.it" <Bruno.Leopoldo at libero.it>
> Risposta: pace at peacelink.it
> Data: Sat, 13 Jan 2007 11:40:56 +0100
> A: "rk rk" <rekombinant at liste.rekombinant.org>, "-- --" <baz at ecn.org>, "-- --"
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> <assemblea at liste.vag61.info>, "-- --" <vogliamotutto at inventati.org>
> Oggetto: [pace] Jean-Pierre Vernant
> Rinvio da: pace at peacelink.it
> Data rinvio: Sat, 13 Jan 2007 12:14:46 +0100
> 
> Jean-Pierre Vernant è morto martedì 9 gennaio 2007 a novantatré anni.
> L’11/1/7, il manifesto gli ha dedicato una pagina. Vi si legge: “Il percorso
> esistenziale di Vernant lo portò a incrociare la sua attività di studioso
> dell’antichità classica alla militanza politica, che inaugurò durante la
> Resistenza per poi iscriversi alle file del partito comunista francese”.
> Vernant ha di fatto rivoluzionato “in senso veramente copernicano gli studi di
> Scienze dell’Antichità. Lo si vede bene proprio nel suo Mito e pensiero presso
> i Greci”.
> 
> Riporto qui alcune frasi del suo libro - Senza frontiere – Memoria, mito e
> politica – pubblicato nel 2005 da Raffaello Cortina Editore (trad. it. di
> Arianna Ghilardotti):
> 
> “Nella coscienza eroica, perché la vita meriti di essere vissuta, bisogna
> porsi su un altro piano rispetto a quello dei valori terreni, puntare al di là
> di tutti questi mutevoli vantaggi. Oggi si direbbe – ma i Greci non pensavano
> in questi termini – che il disprezzo riguarda i valori del mercato che si
> scambiano, che si misurano più o meno in moneta. Il ‘valore aggiunto’ che non
> si compra, che è totalmente a parte, è la propria vita; ed è questa vita che
> dà una dimensione eroica all’esistenza, che fa sì che sia meglio vivere poco e
> cadere in battaglia piuttosto che vivere molto e morire nel proprio letto,
> senza essersi mai elevati al di sopra dell’ordinario”.
> “...Mettere il potere al centro significa che le decisioni di interesse comune
> saranno prese al termine di un dibattito pubblico in cui ognuno potrà
> intervenire, e che la loro esecuzione sarà assicurata dall’insieme dei
> cittadini: questi verranno al centro a turno per occupare e poi cedere ad
> altri l’incarico delle varie magistrature, sicché la legge (nomos) e la
> giustizia (dike) si sostituiranno al potere sovrano. Non ci sarà altro re che
> la legge comune: nomos basileus. Questa neutralizzazione del potere presuppone
> anche che esso abbia perduto il suo carattere di sacralità e che gli interessi
> comuni del gruppo, le faccende umane, siano trattate come un campo che ha a
> che fare, attraverso il dibattito, con l’analisi intellettuale, l’esperienza
> meditata, la riflessione positiva”
> “...Il vero coraggio interiore è non cedere, non piegarsi, non rinunciare:
> essere il granello di sabbia che i mezzi più pesanti, quelli che schiacciano
> tutto al loro passaggio, non riescono a spezzare”
> “...Ho studiato la Grecia antica per più di mezzo secolo: la religione, la
> letteratura, le istituzioni, le atri plastiche, le scienze, la filosofia. Per
> comprenderle meglio ho cercato di farmi greco interiormente, nei modi di
> pensare e nelle mie forme di sensibilità. Che lezioni ne ho tratto? Anzitutto
> l’esigenza di una totale libertà di spirito: nessun divieto, nessun dogma, in
> nessun campo, deve ostacolare una ricerca critica, un’indagine priva di
> pregiudizi. Poi, che il carattere umano dell’uomo è legato alla sua condizione
> di cittadino, alla sua partecipazione attiva a una comunità di eguali in cui
> nessuno può esercitare alcun potere di dominio su un altro. E infine che il
> mondo di cui facciamo parte è bello, questo mondo che è infinitamente più
> grande di noi e può distruggerci, ma di cui dobbiamo accettare con
> gratitudine, come un dono, tutte le occasioni che ci offre per scoprire le
> meraviglie che racchiude, le sue luci accanto alle sue ombre e alle sue notti”
> “...L’invenzione della politica va di pari passo con il deposito del potere
> ‘al centro’, affinché non appartenga più a nessuno e, divenuto comune, non
> possa più significare il dominio di qualcuno su nessuno dei membri della
> comunità. La situazione è tutta diversa nelle nostre società moderne, in cui è
> lo stato che esercita la sovranità di un monarca. Il potere, invece di essere
> deposto al centro, ossia esercitato da tutti senza appartenere a nessuno, si
> ritrova fissato in alto, al di sopra dei cittadini, nelle mani di coloro che
> sono tenuti a rappresentarlo per delega. Di fronte a questo potere gli
> individui, che gli sono sottomessi, sono concepiti come atomi provvisti di
> diritti inalienabili. La regola del gioco è ormai definire i confini da non
> oltrepassare, tra il potere dello stato sovrano e la libertà dei cittadini. Da
> ieri a oggi, dalla democrazia antica alla democrazia moderna, sussiste
> sicuramente una continuità per quanto riguarda l’importanza del fattore
> politico, !
> ma il concetto di potere sovrano, nelle grandi nazioni moderne, ha ripreso il
> suo posto, mentre l’individuo è emerso come un centro di riferimento
> inevitabile su tutti i piani della vita collettiva”
> “...Perché esista veramente un dentro, bisogna anche che questo si apra verso
> il fuori e possa così accoglierlo in sé. Per essere se stessi, è necessario
> proiettarsi verso ciò che è estraneo, prolungarsi in esso e per mezzo di esso.
> Rimanere chiusi nella propria identità equivale a perdersi e a cessare di
> esistere. Ci si conosce e ci si costruisce mediante il contatto e lo scambio
> con l’altro. Tra le rive dello stesso e dell’altro, l’uomo è un ponte”.
> 
> Leo          
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