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Newsletter BoccheScucite n.24
- Subject: Newsletter BoccheScucite n.24
- From: Marino <marino222 at virgilio.it>
- Date: Sat, 06 Jan 2007 14:50:17 +0100
-------- Messaggio Originale -------- Da: nandyno <nandyno at libero.it> voci dalla Palestina occupata **BoccheScucite** **/quindicinale di controinformazione - n. 24 - 31 dicembre 2006 /** **REGALI DI NATALE** **Ci voleva per fare Natale.** I nostri TG natalizi tenevano sullo sfondo la Basilica di Betlemme che commuove sempre (naturalmente con censura della forte denuncia del Patriarca Sabbah, che invece noi abbiamo recuperato e pubblichiamo in questo numero di BoccheScucite) e come "gesto di buona volontà e di pace d'Israele" l'incontro tra Olmert e Abu Mazen. Ecco confezionato il pacco-dono per suggerirci il commento: "vedi che Israele fa di tutto per la pace!" Ma a smascherare, o quantomeno a smontare, l'effetto-Natale ci pensa il quotidiano israeliano Yedioth Ahronouth: "Olmert non libererà alcun prigioniero. La consegna dei dazi che spettano ai palestinesi è legata alla formazione di un organo di controllo. Quanto alle promesse di togliere i blocchi ed aprire i valichi: le abbiamo sentite tante volte nel passato, perciò è difficile crederci". Insomma, chi è abituato alle promesse di pace dello stato che da 40 anni tiene sotto occupazione l'intero popolo palestinese, capisce che ha ragione il giornale israeliano a considerare "l'incontro Olmert-Abbas: un regalo di Natale a Bush e a Condoleeza Rice". Solo chi non ha mai sentito parlare di insediamenti-muro-check-point-profughi-prigionieri e tutto quello che fa della vita dei palestinesi un inferno, può confondere le promesse di Olmert con gesti di pace. Non ha senso parlare di alleviare un po' le condizioni di vita di chi sta morendo, magari togliendo qualche check-point o concedendo qualche aiuto economico ad un paese alla fame! E sconcerta anche Abu Mazen che "avrebbe dovuto rappresentare un popolo oppresso e sotto occupazione e non esprimere la propria grande amicizia con il capo israeliano"(Yedioth Ahrouth, 26 dicembre). D'altra parte ricordiamo bene l'ultima visita di Condoleza Rice che di fronte al fiume di sangue e di disperazione che si leva come un fetore ormai irrespirabile, chiarisce l'obiettivo delle prossime iniziative di pace: "attivare delle misure per ricreare la fiducia tra le due parti". Ma il disperato appello che le suore del Baby Hospital ci hanno mandato per Natale non parla certo di "ricreare la fiducia" visto che "i lavori di costruzione del muro a Betlemme si avviano alla conclusione e come un serpente grigio, il muro stringe la città in una morsa mortale" (Ci scusiamo con chi, per problemi di posta elettronica, non avesse ricevuto il numero Speciale di BoccheScucite del 25 dicembre con il Messaggio di Sabbah e del Baby Hospital. Scriveteci una mail se desiderate riceverlo). **SAEB EREKAT**, il più stretto collaboratore del presidente palestinese, legge invece positivamente l'incontro Olmert-Abu Mazen: "Ha aperto uno spazio importante alla ripresa di un serio negoziato di pace. Il suo significato va oltre i risultati concreti raggiunti. È stata l'occasione per ricostruire quel minimo di fiducia reciproca indispensabile per dare un senso e una prospettiva al dialogo. Si è deciso di riavviare un percorso negoziale che affronti tutte le questioni sul tappeto. È stato fatto un primo passo. Ciò che conta in questo momento è ricostruire quel minimo di fiducia reciproca senza la quale la parola dialogo rimarrà lettera morta. Il presidente ha chiesto al primo ministro israeliano di rimettere in libertà i membri del Consiglio legislativo palestinese e i ministri arrestati nei mesi scorsi da Israele, e di porre fine alle eliminazioni mirate. Lo scontro politico tra Hamas e al-Fatah non autorizza Israele ad agire in spregio alla legalità internazionale e agli stessi accordi di Oslo".(L'Unità, 27.12). Peccato che, esattamente il giorno dopo, Olmert abbia firmato la decisione di costruire un nuovo insediamento (ufficialmente non avveniva dal 1992) e ordinato di riprendere la pratica criminale delle uccisioni mirate. Al solito le reazioni: "condanna della Presidenza UE" e... avanti tutta. **QUESTONUMERO di BoccheScucite** rilancia le parti più forti dell'omelia natalizia di mons. Sabbah, alcune "brevi" e un buon commento per capire l'attuale sfida violenta tra Hamas e Fatah. BoccheScucite ha poi inseguito Noah Salameh per avere un'intervista che vi proponiamo. /*/Buon 2007 da BoccheScucite! E mentre il governo israeliano procede avanti, diritto e sicuro lungo il ciglio di un sentiero che sta franando, trascinando con sé disperazione rabbia e angoscia, noi auguriamo per il prossimo anno ben altre strade agli uomini e alle donne di buona volontà, israeliani e palestinesi. Possiate procedere avanti, percorrendo ben altre, larghe vie. Che ci sono già, basta volerle scorgere. Che si possono spianare, basta averne la costanza. Che si possono inventare con la forza dei sogni./*/** ** **CON LA VOSTRA RESISTENZA CERCATE LA FINE DELL'OCCUPAZIONE PERCHE' NON CONTINUI A PESARE SU DI VOI!** **1. **A voi che abitate in questa città santa di Betlemme,(...) a tutti coloro che vivono in questa Terra Santa, ebrei, drusi, musulmani e cristiani; a tutti i nostri paesi arabi e ai cristiani di ogni parte del mondo: da Betlemme vi auguro giorni felici, santificati dalla benedizione del Natale. Lei, signor presidente Mahmoud Abbas, è il benvenuto, con tutte le persone del seguito. Noi preghiamo e chiediamo a Dio di ispirarle saggezza e coraggio per poter adempiere ai suoi doveri fra le difficili tensioni interne che viviamo e di vedere in un futuro ravvicinato i giorni della giustizia di cui parla il profeta: “//In quei giorni e in quel tempo farò germogliare per Davide un germoglio di giustizia; egli eserciterà il giudizio e la giustizia sulla terra…e Gerusalemme vivrà tranquilla”//. (Ger 33, 15-16). **2. **Fratelli e sorelle, Natale ritorna nelle medesime difficili circostanze, aggravate dai nostri dissidi interni. (...) In tutte le nostre angustie, quelle che provengono dall’occupazione con tutte le sue conseguenze, il muro, la mancanza di libertà, la mancanza di lavoro,. la vita sociale che soffoca, le famiglie separate dalle leggi militari, i dissensi palestinesi interni che si sono aggiunti di recente….Pur con tutto questo il “non angustiatevi” significa rimanete forti, non piegatevi sotto il fardello. E con questa grazia, si può far fronte a ogni angustia. “Non abbiate alcun angustia”, ovverossia le angustie non siano una ragione che vi conducano al male, che vi portino a dimenticare come possiate vincere il male con il bene. Così in forza della bontà che Dio ha messo in voi, potete rettificare il male attraverso il bene, fermarlo con la vostra resistenza. Per provocare la vita e non la morte, per produrre la giustizia e non il mantenimento dell’ oppressione, per cercare la fine dell’occupazione invece di lasciare che continui a pesare su di voi. (...) Tutti, i capi politici, gli avversari delle due parti, le milizie, coloro che sono relegati nei ranghi degli estremisti e dei terroristi….coloro che dicono di parlare in nome di Dio e tutti coloro che dicono di voler la pace, tutti sono invitati a un esame di coscienza al fine di entrare in una nuova vita che ponga fine allo spargimento di sangue, alla morte e, in questi giorni, alle nuove diatribe intestine. Solo così si fa la pace, e ogni persona umana ritrova la sua dignità. Non aggiungendo sangue al sangue: i palestinesi nelle loro lotte interne o i militari israeliani che continuano a uccidere i palestinesi nelle loro città palestinesi. **4. **Il conflitto qui è durato troppo a lungo. Ed è ormai gran tempo che tutti i responsabili che hanno i nostri destini nelle loro mani in questa terra, i responsabili palestinesi e israeliani e la comunità internazionale, è tempo che intraprendano un’azione nuova che ponga fine a una lunga stagione di morte nella nostra storia e ci introduca in una nuova fase della storia di questa Terra Santa. Ecco quello di cui abbiamo bisogno. Numerosi sono i cristiani che vogliono notizie nostre, delle nostre prove, e che si preoccupano del nostro avvenire e della nostra prossima scomparsa da questa terra. C'è chi ha interesse a descriverci come se fossimo in pericolo a causa dei nostri rapporti con i musulmani e chi vuol vederci schiacciati tra due maggioranze, la musulmana e l’ebraica. Certo, le questioni di maggioranza e di minoranza pongono dei problemi. E nei nostri rapporti tra musulmani e cristiani non abbiamo ancora raggiunto un equilibrio perfetto, anche se parecchi sforzi sono compiuti per arrivare un giorno alla stabilità voluta. Ma la questione cristiana odierna in Terra Santa non è anzitutto quella di una minoranza tra due maggioranze; né attiene ai rapporti tra cristiani e musulmani. La questione dei cristiani e la loro sorte oggi si giocano semplicemente nel conflitto che non cessa. Il vero pericolo che minaccia oggi il nostro presente e il nostro avvenire di cristiani in Terra Santa, e porta alcuni di noi a emigrare, è costituito semplicemente dall’instabilità politica che minaccia tutti, dall’occupazione e dalle conseguenze che ha su tutti gli aspetti della vita. Chi è veramente interessato al nostro destino e vuole aiutarci, sa qual è il campo in cui è invitato a operare: quello della stabilità politica, della giustizia, della pace, della fine dell’occupazione e della riconciliazione. Si aiutino i due popoli a cominciare una nuova era di pace, di giustizia e di riconciliazione nella regione e l’avvenire dei cristiani sarà assicurato. E’ vero pure che in questi giorni siamo testimoni di un nuovo sviluppo della situazione conflittuale, delle lotte fratricide tra palestinesi. Si tratta di un pericolo supplementare per noi e per tutti. Ora Natale dice a tutti “pace”; e invita ciascuno a vedere nel suo fratello la dignità che Dio gli ha donato. Prendere posizione contro il mio fratello e contro ogni fratello è prendere posizione contro Dio, creatore di mio fratello e creatore mio. Natale dice: deponete le armi, fate ricorso al dialogo e alla ragionevolezza. La lotta fratricida non è la strada per la libertà voluta, ma la strada che fa aumentare morte e confusione, che ci impone una nuova schiavitù. **5.** Preghiamo in questa notte santa per tutti i nostri paesi arabi, soprattutto per quelli nella prova, il Libano, l’Iraq e il Sudan. Chiediamo per tutti pace, saggezza e capacità di vedere in ogni persona umana l’amore che Dio ha per essa. Preghiamo per i prigionieri affinché Dio conceda loro la libertà e li riconduca alle loro famiglie. (...) Chiediamo infine a Dio di concedere a tutti noi la grazia di apprendere come diventare artefici di pace e non di guerra, donatori di vita e non di morte, e di recare nei nostri cuori, ogni giorno, in ogni momento, la grazia del Natale. **Michel Sabbah,** //Patriarca, Betlemme 25 dicembre // **LA GENTE CHIEDE**** PACE, L'ARCIVESCOVO CONDANNA IL MURO E OLMERT RIPRENDE GLI OMICIDI MIRATI** Almeno **2000 palestinesi** hanno partecipato alla Marcia-fiaccolata nella città di Beit Sahour (una zona di Betlemme) il giorno di Natale per chiedere la fine dell'occupazione e della violenza e per l'unità nazionale del popolo palestinese. L' **Arcivescovo di Canterbury,** presente in questi giorni a Betlemme, ha detto che "il muro costruito da Israele è il segno di tutto ciò che di sbagliato c'è nel cuore dell'uomo". Rappresenta bene "la paura dell'altro, di chi non conosciamo. Ci tiene così in una prigione o in qualcosa di simile da cui Dio, duemila anni fa, ci ha aveva liberati". **O****lmert** mette subito in pratica le promesse di pace fatte ad Abu Mazen: "Riprenderemo subito le azioni militari mirate contro i gruppi responsabili di lanciare razzi contro il territorio israeliano e rispetteremo la tregua in corso da quasi un mese nella Striscia di Gaza" **PALESTINESI CONTRO PALESTINESI: E' FRUSTRAZIONE, RABBIA, IMPOTENZA POLITICA** "Vedo palestinesi combattersi. È l'odio che nasce dalla frustrazione. Quelle armi rivolte contro il proprio fratello sono la testimonianza di una tragica impotenza politica. Gaza riflette la crisi di una doppia leadership politica: quella della nomenklatura arafattiana e di coloro, Hamas, che non si sono dimostrati capaci di raccoglierne l'eredità. **Sono le parole amare di uno dei fondatori dell'OLP, ABDEL SHAFI**. "Israele - afferma Shafi - ha le chiavi per dare una svolta a questa situazione di guerra civile. Parlo di chiavi di una cella: quella in cui è recluso Marwan Barghuti. Per la sua storia, per il carisma acquisito in questi anni di prigionia, per il ruolo politico attivo che ha avuto nella definizione del cosiddetto "Documento dei prigionieri", Marwan potrebbe riunificate ciò che oggi appare irrimediabilmente contrapposto. Oggi la situazione nasce da una miscela esplosiva fatta di frustrazione, rabbia, sofferenza e di una impotenza politica che ora si cerca di mascherare con la forza delle armi. Ma sia Abu Mazen che Haniyeh sanno bene che non esiste una scorciatoia militare per risolvere uno scontro politico che proprio perché tale va affrontato con le "armi" della politica. Una soluzione che eviti un bagno di sangue dipende anche dall’atteggiamento della Comunità internazionale, in primo luogo di Stati Uniti ed Europa. L'errore più esiziale sarebbe parteggiare per una delle fazioni in lotta, in questo caso per al-Fatah: questo atteggiamento verrebbe percepito dalla maggioranza dei palestinesi come l'ennesima ingerenza esterna che, come tale, va respinta. Favorire la formazione di un governo di unità nazionale significa oggi lavorare anche sulle contraddizioni interne a Hamas, tenendo conto che sarebbe una follia pensare di poter cancellare con le armi il 40% almeno della popolazione palestinese. E inoltre non bisogna porre come condizione per sancire la fine dell'isolamento internazionale dell'Anp, e con esso lo sblocco dei finanziamenti, il riconoscimento esplicito di Israele da parte di Hamas e di un ipotetico governo di unità nazionale. Sono altri e più concreti e immediati gli impegni che Hamas dovrebbe assumersi: la fine degli attacchi in territorio israeliano, il riconoscimento che l'obiettivo strategico a cui tendere è la costituzione di uno Stato di Palestina sui territori occupati da Israele nel 1967". (tratto da L'Unità, 20.12) **IL NOSTRO SOGNO, LA NOSTRA REALTA'. Noah Salameh in esclusiva per BoccheScucite** **Noah Salameh**, palestinese. Classe ’52.Cresciuto nel campo profughi di Deheisheh, vicino a Betlemme, dai 15 anni ai trenta è stato in carcere come prigioniero politico. Lì ha iniziato il suo percorso personale e civile lungo le vie del pacifismo approfondendo, una volta libero, i temi della nonviolenza e della riconciliazione e promuovendo centinaia di occasioni di incontro tra israeliani e palestinesi. Attualmente è direttore de Centro per la risoluzione del conflitto e la riconciliazione di Betlemme, fondato da lui nel 1999. Lo abbiamo incontrato in Italia e ci ha concesso questa intervista.. **BoccheScucite:** Cosa pensa Noah Salameh quando viene in Italia? E cosa vorrebbe comunicare agli italiani? **Noah: **Gli italiani sono gente di pace ed hanno molte cose in comune con i palestinesi, a partire dal caloroso senso di ospitalità. Per questo mi è facile parlare con voi e sentirmi accolto. Noi siamo un popolo piccolo e debole. Il nostro grido non riesce a raggiungere il mondo. Non abbiamo mai vissuto liberamente: siamo stati dominati dai turchi, poi dagli inglesi, ora oppressi dagli israeliani… che possiamo fare? La comunità internazionale si è pronunciata tantissime volte sulla questione israelo-palestinese producendo centinaia di Risoluzioni, tutte disattese da Israele. E spesso bloccate all’origine dal veto USA. Ricordate un mese fa, la strage di Beit Hanoun, sulla striscia di Gaza? 19 vittime. Ma per gli Usa evidentemente non erano abbastanza. //BoccheScucite://// Qual'è il tuo sogno per la terra di//// P////alestina?// //NOAH://// Mi domando sempre: Che cosa possiamo davvero fare noi? Cerchiamo di lottare per avere il nostro piccolo Stato e dipendiamo da tutti coloro che sostengono il nostro sforzo. Il nostro sogno è vivere in una terra libera, in uno stato dai confini certi e continui… Questo è quello che vorremmo. E forse ormai non è purtroppo realistico pensarlo. Israele ha reso la Cisgiordania un groviera, avendo costruito e continuando a costruire colonie su colonie sulla nostra terra. Creare due stati da questo groviglio è impossibile, senza creare una guerra civile in Israele. L’unica scelta possibile è un unico stato con gli stessi diritti per tutti: non corrisponde al nostro sogno, ma è l’unico possibile.// //BoccheScucite://// ////N////oi qui in Italia non veniamo informati correttamente...// //NOAH://// Lo so che in Italia molti non sanno come si vive nella mia terra oggi e soprattutto non ne conoscono le cause : l’informazione arriva distorta e mistificata. Io dico solo che ognuno ha la responsabilità morale di dire agli altri quello che ha visto e conosciuto. Chi è stato in Palestina sa. E oggi comunque possiamo avere tante fonti alternative di informazione: chi non è stato, può provare a informarsi. L’importante è non fermarsi ad una sola fonte. E incominciare ad agire e a sperare.// //BoccheScucite://// cosa pensa della politica estera dell'Italia?// //NOAH://// Anche nel vostro governo intravedo un piccolo cambiamento. Noi sentiamo un nuovo accento, un nuovo tono verso i palestinesi. Italia, Francia e Spagna avevano cominciato a pensare a un’iniziativa per il M.O. e il ministro D’Alema quest’estate ha più volte sollecitato una presenza internazionale a Gaza e in Cisgiordania… sembra aria fresca per noi. // //Bocchescucite://// A noi però sembra ancora così poco...Un passo avanti e due indietro...Vorremmo restituire la parola ai palestinesi. La nostra Newsletter ha un nome significativo...// //NOAH://// Noi siamo contenti quando qualcuno ci ascolta. Quando qualcuno apre la bocca con noi! Sì perché i palestinesi hanno la bocca scucita, ma nessuno li ascolta. Questo è il problema. In Europa c’è un vero blocco su qualsiasi discorso che riguardi Israele. I messaggi dei palestinesi difficilmente arrivano al destinatario. Ma io ricordo e faccio mia la frase di Jean Paul Sartre, che disse: “Se io conosco e taccio, partecipo al crimine”. E allora ogni persona deve poter avere la bocca scucita. E farsi sentire. Ed essere ascoltata. // **Israele: gli omicidi mirati non sono illegali** La notizia è di quelle da far accapponare la pelle. Non la pensano così i nostri media che l'hanno clamorosamente censurata. E' sufficente riportarla. A voi i commenti: L'Alta Corte di giustizia israeliana ha stabilito che le uccisioni mirate di miliziani palestinesi da parte dell'esercito israeliano non violano il diritto internazionale. Secondo i giudici della corte, bisogna valutarne la legalità caso per caso. Nel frattempo, un commando armato palestinese ha ucciso a Gaza un giudice di Hamas.
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