Nella Ginatempo: Il movimento non è un Juke Box



Nella Ginatempo
IL MOVIMENTO NON E’ UN JUKE-BOX

Da tutte le parti e soprattutto dai palazzi della politica, laddove la sinistra si è fatta intrappolare dai ricatti di un governo che fa la guerra di sinistra e il liberismo di sinistra, si sente invocare il movimento. “ Se ci sei batti un colpo” si ripete a gran voce. Dov’era il movimento di massa quando gli otto senatori dissidenti sono rimasti soli e si è votato per continuare la guerra in Afghanistan ?

E dov’era quando Israele bombardava il Libano e dov’era quando si sono viste le stragi di Israele a Gaza e a Beit Hanun ? E oggi perché non scende in piazza per ritirare le truppe dall’Afghanistan ? Anzi, qualcuno si spinge a dire: perché il movimento non ci da’ una mano per ottenere compromessi più avanzati nella coalizione di governo ?

E’ una ben strana visione di che cosa è, di come è fatta la gente che in questi anni ha animato le piazze. Abbiamo avuto un movimento per la pace vastissimo che ha attraversato l’intera società, che ha contagiato il modo di pensare, il modo di essere di milioni di persone. Dove sono ora queste persone e perché quella grande energia e partecipazione sembra dissolta come neve al sole ?

Ma signori, siete voi che l’avete dissipata. Siete voi che sedete nel palazzo, con la pretesa di rappresentare la sinistra d’Italia - e di essere i più autorevoli portavoce di quel movimento che per cinque anni ha lottato nel paese- che avete mandato a casa, dissolto quella energia e partecipazione. Siete voi che non avete fatto il vostro dovere. Che avete trovato mille se e mille ma per votare si alla guerra. E per fare altri, più secondari compromessi sulle risorse e la giustizia sociale.

Ho conosciuto centinaia di persone di diverso genere, età e condizione che in questi cinque anni hanno lottato contro la guerra, nelle situazioni locali e nazionali, che hanno animato nel solo 2003 ben 7000 manifestazioni in Italia e migliaia negli anni seguenti. Cosa sperava tutta questa gente ? Quale spinta potente la portava a “mobilitarsi”, come si usava dire ? E soprattutto quale evento, quale nuovo clima aveva portato tante persone che non avevano mai partecipato prima ad un movimento o che da anni non avevano più partecipato, ad accendersi di nuova passione politica ? C’era stata Genova e c’erano al governo Berlusconi e Fini e questo era un forte elemento di coesione della gente di sinistra e soprattutto c’era la guerra di Bush e bisognava fermarla. O almeno, e questo era il sogno collettivo, bisognava ottenere una svolta della politica italiana, che l’Italia si dissociasse dalla guerra. Dunque in fin dei conti era la speranza, più ancora della rabbia, che motivava le persone. La speranza di un cambiamento, poi logorata dai lunghi anni di guerra che nessuno era riuscito a fermare. Ma l’illusione stava nel credere che il cambiamento si potesse ottenere cambiando governo e mandando in Parlamento e al governo tante autorevoli voci che erano state interne al movimento, parti della sua storia.

In brevissimo tempo questa illusione è stata incenerita. Il governo continua la partecipazione dell’Italia alla guerra.. Stiamo al seguito della NATO in Afghanistan a fare la guerra guerreggiata dopo cinque anni di occupazione militare di uno dei paesi più poveri e devastati del mondo. Stiamo coi militari armati in Libano, ma sotto “l’égida dell’ONU”, perché sembra che le crisi internazionali si affrontano solo con le armi, e lì facciamo finta di essere neutrali mentre affamiamo il popolo palestinese con l’embargo e soprattutto mentre cooperiamo militarmente con Israele, facciamo con Israele le esercitazioni NATO, facciamo ricerca sulle armi con Israele, addestriamo i militari con Israele, compriamo armi da Israele. La maggioranza e l’opposizione, insieme al presidente della repubblica chiamano le guerre “missioni di pace”, e vogliono convincerci a chiamare eroi i nostri ragazzi caduti in Iraq e Afghanistan “per la pace” . Il governo di centrosinistra insieme a tutte quelle brave persone che abbiamo mandato in Parlamento a rappresentare il “No alla guerra senza se e senza ma” varano una finanziaria di guerra che non solo rifinanzia le missioni militari, ma soprattutto aumenta in modo esponenziale- un salto rispetto al governo di centrodestra- le spese militari con gli acquisti dei nuovi armamenti.

La guerra di sinistra, multilaterale e umanitaria conquista la sua egemonia nel discorso politico ufficiale e travolge in brevissimo tempo quel pacifismo radicale che si era affacciato sullo scenario politico agli inizi del nuovo secolo col suo “No alla guerra senza se e senza ma”.

E’ stata dissolta la speranza. Oggi il movimento è come un motore che arrugginisce, privo di combustibile. C’è troppa rabbia repressa e delusione ed anche passività rassegnazione, attesa e scetticismo. Perché milioni di persone dovrebbero scendere in piazza oggi, per ottenere quello che non hanno ottenuto con cinque anni di lotte e un cambio di governo ? Si è forse ottenuto qualcosa in finanziaria per i precari del 4 novembre? E per la Palestina, dopo ben due manifestazioni a Roma e a Milano , e dopo le vuote parole sulla conferenza di pace, si è forse posta al Governo e al Parlamento con la dovuta determinazione ed efficacia la questione della rottura dell’accordo di cooperazione militare Italia-Israele ? E sulle basi militari in Italia, si è riusciti a mettere uno stop agli sciagurati ampliamenti delle basi USA come Vicenza, Sigonella, Taranto ? E si potrebbe continuare via di questo passo. L’Italia rimane saldamente ancorata al sistema di guerra, con la benedizione di tutto il centro sinistra.

Signori del palazzo che sedete a sinistra, credevate che il movimento fosse un juke-box, che bastasse mettere la monetina e pigiare un bottone per far partire il disco ?? No, c’era un legame, qualcosa di invisibile e di profondo che legava il popolo della pace a coloro che oggi presumono di rappresentarlo. Una connessione sentimentale. Bruciata questa, avete mandato la vostra gente a casa.

E la direzione del movimento, che per anni aveva proclamato nelle piazze il suo “No alla guerra senza se e senza ma” come ha fatto a inghiottire senza proteste questo tappo della PolitiKa, questo dissolvimento suicida delle sue migliori lotte e piattaforme, come ha fatto a trasformarsi in uno spot del Ministro degli esteri, ad accodarsi passivamente alle mediazioni inaccettabili volute e imposte al movimento dalla sinistra al governo ???

Improvvisamente sembra che il tavolo si sia rovesciato, non sono più “i rappresentanti politici” che assumono le istanze del movimento per ottenere risultati politici, dando priorità alla pace anziché alle loro poltrone, ma viceversa le piazze vengono usate per mantenere i consensi a partiti e mediazioni di partito.

L’unica speranza per il futuro è che dalla coscienza della crisi possa rinascere un movimento nuovo. Senza partiti né grandi né piccoli, senza più illusioni sulla democrazia rappresentativa, senza aspettarsi la cosiddetta “sponda politica”, senza più delega. Un movimento che si autodetermini, che si autoorganizzi, che non sia al servizio dei partiti, né eterodiretto dalle associazioni collaterali al governo, e neanche fagocitato da sigle e partitini minoritari, ma che all’occorrenza convinca i rappresentanti a servire.

Oggi qualche scintilla rinasce dal basso, dalle lotte locali. A Vicenza nasce qualcosa di nuovo, una lotta autogestita per un obiettivo concreto, per la smilitarizzazione del territorio. La nostra speranza è che la capacità di autoorganizzazione dimostrata con la manifestazione del 2 dicembre contro la base militare Dal Molin, sia duratura e costante,in grado di contaminare anche le altre realtà locali e di costruire percorsi orizzontali di collegamento.

fonte: http://italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=1433