FESTA PER IL POPOLO CURDO



Una nuova iniziativa di Puntocritico
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FESTA NAZIONALE PER IL KURDISTAN
di Marco Zoboli
Sabato 25 novembre a Modena, ricordando il fiocco rosso del PKK (Partito
dei Lavoratori del Kurdistan fondato il 26 novembre del 1978), la nostra
associazione ha organizzato assieme alla comunità curda italiana e
all'associazione Azad una festa in appoggio alla lotta d'indipendenza del
popolo curdo, delle sue avanguardie e per la liberazione del Presidente
Abdullah Ocalan, unico interlocutore per l'avvio di un vero processo di
pacificazione per il Kurdistan.
Oltre 600 i curdi arrivati alla Polivalente 84 Polisportiva Gino Pini da
tutta l'Italia, molte le famiglie che hanno affrontato svariate ore di
viaggio in auto, treno e in pullman organizzati per l'occasione da Roma e
Milano. I curdi residenti in Italia hanno risposto in massa all'appello per
presenziare la commemorazione della nascita del loro partito divenuto
congresso di popolo.
Popolo il cui sole nascente non tarderà a sciogliere le ali di cera
dell'aquila imperialista, kemalista, turca.
Il popolo curdo è un'esempio di come la lotta di resistenza forgia le
proprie avanguardie, di come l'unità popolare sia l'arma più terribile per
i colonialisti e che spontaneamente sorge dalle masse popolari che
acquisiscono una linea e una direzione di lotta. Il popolo curdo ci ricorda
soprattutto quanti sacrifici, quante lacrime e quanti fiumi di sangue costi
la lotta per la libertà e l'autodeterminazione; ci sono storie di famiglie
in Kurdistan che ci riportano alla memoria i tempi terribili del
nazifascismo: i fratelli Cervi, Marzabotto, episodi scellerati che in
Turchia rivivono nella quotidianità della feroce occupazione militare.
Bene ha fatto durante il suo intervento il vicedirettore della Rinascita
della Sinistra, e responsabile per i rapporti con il Medio Oriente del
PdCI, Maurizio Musolino, a definire un'infamia la presenza del PKK nella
lista nera delle organizzazioni terroriste dell'Unione Europea. E'
un'infamia tacciare di terrorismo coloro che si ribellano all'oppressione
esercitata da un'esercito straniero, come è infame l'attuale processo di
revisionismo storico che  vuole colpire e infangare le gloriose pagine
della Resistenza Italiana al nazifascismo; ma  i pennivendoli (per usare le
parole di Gramsci) abbondano sempre.
Le gigantografie di Ocalan e dei martiri curdi capeggiavano in ogni angolo
del capannone che ha accolto la manifestazione, i canti patriottici, i
cori, gli slogang e gli applausi si sono alternati agli interventi politici
e ai balli tradizionali, vietati in quella pseudodemocrazia che vuole
entrare in Europa. Vietati! In Turchia è vietato parlare in curdo, cantare
in curdo, nominare luoghi geografici nella loro lingua madre, portare nomi
o cognomi che ricordino la coltura curda, ma è anche vietato indossare
indumenti il cui accostamento cromatico possa avvicinarsi a quello della
bandiera nazionale del Kurdistan.
La nostra Associazione è stata orgogliosa di aver partecipato e contribuito
a questa magnifica manifestazione di libertà; il nostro presidente
nazionale, Andrea Genovali, nel suo intervento ha ribadito il nostro
appoggio e il nostro impegno per il futuro, anticipando la volontà della
nostra associazione a intervenire con pressioni verso enti locali che
godono della nostra presenza territoriale affinché si intraprendino
progetti di solidarietà e sostegno con le comunità maggiormente colpite
dalla repressione militare kemalista.
Tra le personalità che sono intervenute ricordiamo anche con enorme piacere
Angela Bellei, presidentessa di Azad, Fabio Amato Resp. Esteri PRC, Nadia
D'Arco dell'Ass. Un ponte perŠ oltre a vari rappresentanti della comunità
curda che sono intervenuti in lingua madre.
Il nostro impegno al fianco del popolo curdo è solo all'inizio, è nostra
volontà accompagnarlo lungo la strada che conduce verso la libertà e
l'indipendenza, ci auguriamo di poter presto sfilare insieme nelle strade
di Ahmed, la capitale del Kurdistan, e di poter festeggiare insieme la
liberazione del Presidente Ocalan. Perché il futuro di un popolo non si
processa.