[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Chi sono i sommersi e i salvati della globalizzazione
- Subject: Chi sono i sommersi e i salvati della globalizzazione
- From: "Ufficio Stampa" <ufficiostampa at manitese.it>
- Date: Thu, 9 Nov 2006 10:36:01 +0100
“Chi global? Chi sono i sommersi e i salvati della globalizzazione? Riva del Garda, 4 novembre 2006 I sommersi e i salvati della globalizzazione, la Tavola rotonda che ha aperto il Convegno internazionale di Mani Tese, al Palazzo dei Congressi di Riva del Garda, ha misurato lo stato di crisi dell’impianto liberista. Relatori Nicola Bullard, Focus on the Global South Alessandro Volpi, Università di Pisa Innocenzo Cipolletta, Presidente delle Ferrovie dello Stato spa Juraci Portes de Oliveira, Movimento Sem Terra Vecchi centri escono di scena “Fondo monetario internazionale, Banca mondiale e Organizzazione mondiale del commercio si trovano oggi in un pantano intellettuale, e la loro capacità di dettare le politiche economiche e commerciali dei Paesi si sta riducendo” ha sottolineato Nicola Bullard. “Non ha senso, ormai, lottare per una riforma di questi istituzioni – ha continuato – perché queste realtà hanno un ruolo marginale nei processi di trasformazione dell’economia globale. A livello commerciale emerge la tendenza a concludere accordi bilaterali, non solo da parte di Stati Uniti ed Unione Europea, ma anche di altre economie emergenti, Brasile, Sud Africa, Cina ed India. Accordi che eludono il ruolo della Wto, e dietro i quali stanno le multinazionali. Negli anni ’80 e ’90 sono diminuiti i prezzi delle materie prime esportate dai Paesi del Sud del mondo. Oggi assistiamo ad un aumento non solo del prezzo del petrolio, anche delle materie prima alimentari. “Oggi molti Paesi del Sud del mondo, quelli che esportano le materie prima, stanno finendo di pagare i loro debiti e si stanno emancipando dalle politiche imposte dalle istituzioni finanziarie internazionali”. La Cina al centro dell’economia globale “I prezzi delle materie prime aumentano anche a causa della forte domanda cinese, un’economia in grado di pagare un prezzo superiore a quello di mercato, abbattendo i costi dei prodotti finiti scaricando sulla manodopera i costi sociali ed ambientali” ha introdotto il suo intervento Alessandro Volpi. “I paesi produttori di materie prime – ha continuato – oltre a ripianare i propri debiti con le istituzioni finanziarie stanno riacquisendo il controllo di aziende già privatizzate. Così facendo, creano dei campioni economici. Le nuove multinazionali a maggioranza pubblica sono imprese che gestiscono un servizio in situazione di monopolio e sono capaci di attrarre immensi investimenti direttamente sul mercato senza la mediazione delle istituzioni finanziarie internazionali. Non c’è più bisogno di Fondo monetario internazionale e di Banca mondiale”. La nuova periferia dei global della finanza La crisi delle istituzioni finanziarie internazionali riflette la crisi del sistema USA. La combinazione di deficit pubblico e deficit commerciale, per un Paese ormai incapace di attrarre capitali internazionali, che si dirigono verso nuovi mercati, rischia di mettere in ginocchio almeno cento milioni di persone. Tanti sono gli investitori che sono costretti – per la mancanza di un sistema di Welfare pubblico – ad affidare i propri risparmi al mercato finanziario. L’unica salvezza per l’economia Usa è il mantenimento della dollarizzazione. Queste le tesi portate da Alessandro Volpi. Innocenzo Cipolletta che ha sostenuto la fine del problema “fame nel mondo”. Si tratta di una questione organizzativa di distribuzione e non più di produzione come avveniva 50 anni fa. L’economia del mercato ha molti difetti, ma ci troviamo qui per correggerli”. La risposta delle periferie vive E’ la volta di Juraci Portes de Oliveira. “Non possiamo lasciare che siano le grandi corporation a regolare il lavoro, il consumo, la vita della gente. In Brasile, la destra liberista ha imposto una politica di alleggerimento della presenza dello Stato nell’economia. L’energia, le telecomunicazioni, le materie prime sono state trasferite a gruppi economici transnazionali a prezzi stracciati: 500 imprese sono state svendute alle multinazionali straniere. Questo ha portato a un processo di precarizzazione del lavoro che riguarda in Brasile 40 milioni di persone. Questa riorganizzazione del lavoro rende difficile anche il perseguimento di alternative, per l’impossibilità di avere un’ampia base sociale. Se negli anni ’90 un reddito di 500 reales (pari a circa 183 euro) mensili consentiva l’auto-sostentamento di una famiglia, oggi il sistema economico adottato privilegia la produzione per l’esportazione (soia, cotone, ecc), impedendo di fatto una sovranità alimentare e anche l’autonomia degli individui. La sessione si è conclusa con una citazione: “Le idee degli economisti sia che siano giuste sia che siano sbagliate sono più potenti di quanto si pensi. In verità il mondo è governato da poco altro. Uomini pratici, che si credono esenti da qualsiasi influenza, sono di solito gli schiavi di qualche economista” di John Maynard Kaynes Per informazioni: Ufficio Stampa Mani Tese – 02/4075165 <mailto:pedone at manitese.it>pedone at manitese.it; 3389960030 (Erica Pedone) <mailto:martinelli at manitese.it>martinelli at manitese.it; 349 8686815 (Luca Martinelli)
- Prev by Date: I: I: Incontro dibattito su Giorgio La PIra
- Next by Date: comunicato: We Vote for Peace
- Previous by thread: I: I: Incontro dibattito su Giorgio La PIra
- Next by thread: comunicato: We Vote for Peace
- Indice: