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4 novembre a Cagliari
- Subject: 4 novembre a Cagliari
- From: "Sandro Martis" <sandro.martis at tin.it>
- Date: Tue, 31 Oct 2006 15:26:39 +0100
Dall'amico Antonello Repetto, ricevo
la proposta di contromanifestazione, per il 4 novembre.
Sotto, un mio commento.
Saluti
Sandro Martis
4 NOVEMBRE, NON FESTA MA
LUTTO!
Il 4 Novembre, festa delle forze armate, diamoci un appuntamento
di fronte a tutte le caserme d'Italia, per contestare la guerra, le
guerre "umanitarie".
Mentre nel Pianeta miliardi di persone muoiono di fame,
soprattutto bambini, le nazioni, in maniera particolare quelle
occidentali, sperperano denaro e risorse per costruire micidiali e sempre
più sofisticati ordigni di morte.
Quest'anno, la finanziaria del governo Prodi prevede oltre 20
miliardi per le spese militari, tutti soldi che vengono vergognosamente
sottratti alle spese sociali: sanità, scuola, occupazione.
A Cagliari, in contemporanea con la cerimonia per la festa delle
forze armate, al Parco delle Rimembranze, in via Sonnino, alle ore 9,oo, si
terrà, il 4 Novembre, una contromanifestazione, di protesta, pacifista.
Ogni anno, pochissime persone, ci
ritroviamo al Parco delle Rimembranze, per una sorta di piccola manifestazione
simbolica contro le guerre e il militarismo.
Quest'anno, cadendo di sabato, si
potrebbe sperare di riuscire ad essere in tanti.
Ci credo poco.
L'avvento al governo del cosiddetto
centrosinistra ha trasformato con un abracadabra le missioni di guerra
in missioni di pace. Ciò vuol dire che chi muore sventrato dai nostri missili
soffre infinitamente meno, trattandosi, nella fattispecie, di missili di
pace.
Questo ci mette il cuore e la
coscienza... in pace, e possiamo proseguire la nostra digestione.
Del resto, abbiamo fatto (e
continuiamo a fare) una guerra in Afghanistan, per fare un piacere ad un "amico"
(gli USA), per strappare il burka alle signore del posto, farci passare
oleodotti, ed esportare ingenti quantitativi di democrazia, in quanto, è noto,
l'attuale regime (da noi democraticamente imposto coi cannoni) è ben meno
sanguinario del precedente. E va bene così.
Del resto, abbiamo fatto (e
continuiamo a fare) una guerra in Iraq, per fare un piacere ad un "amico" (gli
USA), per aiutare l'Agip a rifornirsi di petrolio, distruggere con armi di
distruzione di massa armi di distruzione di massa, ed esportare ingenti
quantitativi di democrazia, in quanto, è noto, l'attuale regime (da noi
democraticamente imposto coi cannoni) è ben meno sanguinario del
precedente. E sia.
E via dicendo, sul Libano e sul
resto.
Ci sarà pure un nesso, che dite? tra
il fatto che noi occidentali siamo quel 20% di umanità che consuma (togliendole
con la violenza degli eserciti, delle multinazionali, della Banca Mondiale, del
Fondo Monetario Internazionale, dell'Organizzazione Mondiale del Commercio)
l'80% delle risorse mondiali, e quelli che ad alcuni conviene chiamare
"conflitti di civiltà"?
No, che non c'è: la televisione non ne
parla.
La televisione, tra una velina e
l'altra (date alla parola il significato che volete), ci fa sapere che, solo di
fronte all'evidenza, la Nato ha ammesso, l'altro ieri, di aver massacrato en
passant una sessantina di innocenti.
Accidenti! Ma guarda guarda cosa va a
capitare!
E' comprensibile che ci vogliano
bene.
Ma noi non ce ne accorgiamo.
Abbiamo la digestione difficile.
Ci viene sonnolenza.
I rapporti internazionali sono
improntati allo sfruttamento e al dominio. Che imponiamo coi cannoni, quando il
denaro non basta.
Basterebbe un po' di buon senso, uno
spirito di giustizia, cose che usiamo tutti i giorni nei
rapporti col nostro vicino di casa, basterebbe saper ascoltare le esigenze, le
ragioni, la cultura de l'altro.
Ma noi, figli degli illuministi,
noi campioni di liberalismo, noi alfieri della libertà (quella del più
forte di schiacciare il più debole), siamo cosi acutamente giusti dal
voler togliere il velo alle donne (per lo stesso principio si dovrebbe imporre
ai motociclisti di eliminare le visiere fumè dal proprio casco, o,
perché no? a tutti, di togliersi le mutande in spiaggia), dal voler
dimostrare che solo coloro che hanno una cultura diversa da noi massacrano le
loro mogli e le loro figlie (noi progrediti maschietti italiani non lo facciamo,
vero?), dal voler imporre la nostra (mancanza di) cultura a tutto il
Pianeta.
Ma non aspettiamocela dalla politica,
la giustizia. Loro devono rendere conto ai fabbricanti di cannoni, loro devono
rendere conto ai petrolieri, loro devono rendere conto ai banchieri. E poi sono
quello che sono.
Se davvero ci importasse qualcosa,
dovremmo mobilitarci, noi.
Partendo da don Milani
(l'obbedienza non è una virtù), proseguendo con Capitini (il potere
di tutti), elaborare un progetto alternativo di rapporti tra le persone e
le comunità, improntato alla comprensione e al dialogo, ed imporlo ai
governi. E non permettere, a lorsignori, di combattere guerre, in
nostro nome, per loro interesse. E paralizzando il sistemo
economico-militare, pretendere di cambiare, in direzione della Pace, i
rapporti tra gli stati.
Anche andando in piazza, il 4
novembre, per far capire che la retorica degli eserciti e degli eroi è
funzionale alle guerre e allo sfruttamento. Tutto questo è
utopia?L'alternativa è il massacro. Finché
non ci tocca in prima persona, non fa neanche troppo male.
Scegliete voi.
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