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I casi e la discriminazione
- Subject: I casi e la discriminazione
- From: doriana at inventati.org
- Date: Sat, 28 Oct 2006 08:25:26 +0200
Dentro e Fuori dal Palazzo, dentro e fuori dal "palazzo", ma sì che se ne parli...chiacchiere! Intanto *ci ripassano*... Doriana Goracci ***************************************************************************** Roma, 27 ottobre 2006 "Sei un uomo, non puoi usare il bagno delle donne". Elisabetta Gardini, deputata di Forza Italia apostrofa così Vladimir Luxuria, deputato trasgender del Prc e scoppia un caso di cui si occuperà l'ufficio di presidenza della Camera dei Deputati. La versione di Luxuria: "Come faccio da sei mesi in Parlamento, e come faccio da anni nella vita, sono andata al bagno delle donne: perche' sono una trans, e perche' nel bagno degli uomini sarei sicuramente piu' in imbarazzo, come sarebbero in imbarazzo gli uomini. E non ho mai avuto problemi. Ma oggi, dopo aver usato il agno, ovviamente con la porta chiusa, sono uscita e ho trovato la Gardini sovraeccitata che mi ha rivolto quella frase, urlando per farsi sentire anche dagli altri, e cioe' che non mi voleva piu'a' rivedere nel bagno delle donne". Il tutto "con una violenza verbale che mi ha molto sorpresa". La versione di Elisabetta Gardini "Dopo sei mesi pensavo che la questione fosse risolta...era lontano mille miglia da me l'idea di poter entrare e trovarlo la'...sono entrata e l'ho visto e l'ho vissuta come una violenza, e' una violenza 'sessuale', mi sono proprio sentita male, perche' devo essere costretta a stare male?". La portavoce di Forza Italia, Elisabetta Gardini, racconta cosi' la querelle avuta al bagno delle donne di Montecitorio, con Vladimiro Guadagno, il parlamentare transgender del Prc. "L'ho visto li' - aggiunge la Gardini - e gli e l'ho detto: qui non puoi stare, questo e' il bagno delle donne". La Gardini sottolinea di ritenere sbagliato che polemiche e problemi "che attengono all'organizzazione della Camera vengano fuori" visto che tra l'altro "gettano discredito sul Parlamento". L'azzurra ha scritto una lettera ai questori ("che hanno gia' sottoscritto molte colleghe" spiega), per invitarli a risolvere il problema. Come? chiedono i giornalisti: "dandogli un bagno per lui, ce ne sono tanti..." _____________________________________________________________________________ Brescia - Raid firmato con le svastiche nella casa di una ventisettenne alla periferia di Mazzano «PERSEGUITATA DAI NAZISKIN PERCHÉ SONO DIVERSA» Di Andrea Biglia, Corriere della Sera, 27 Ottobre 2006 BRESCIA - «Gay a bordo» diceva, stilizzato nel triangolo del segnale stradale di pericolo, l'adesivo applicato sul fronte interno della porta di casa. La «carta d'identità» della giovane donna condita con il sale dell'ironia. Ma tra le villette alla periferia di Mazzano, la sola presenza di una persona «diversa» accende una minacciosa reazione d'intolleranza. Tutto porterebbe verso ambienti nazifascisti. Lunedì sera verso mezzanotte, al rientro dal cinema nell'abitazione che divide con la sua compagna, lei, D.G., 27 anni, viso acqua e sapone, occhialini da intellettuale, un'omosessualità coltivata nella privacy domestica e mai sbandierata - ha trovato l'ingresso forzato e quella dicitura sporcata con una svastica. Dentro, l'abitazione tutta a soqquadro: indumenti intimi rovesciati per terra, alcuni oggetti, di modesto valore, spariti. Ma soprattutto un'altra croce uncinata e le lenzuola, per colmo di spregio, imbrattate di urina. Il furto non poteva essere il vero obiettivo dell'incursione notturna, una manciata di euro lasciata proprio vicino all'ingresso nessuno l'ha toccata. Bravata di pessimo gusto o un avvertimento all'insegna del razzismo sessuale? Per D.G., che ha presentato denuncia ai Carabinieri per vandalismo, nessun dubbio: «La svastica è una firma precisa e da queste parti il nazifascismo non lo scopriamo oggi. Quegli individui mi dovevano tenere d'occhio da tempo se si sono introdotti in casa proprio una delle rarissime volte che sono uscita di sera. Con la denuncia so di espormi ancora di più alla loro ritorsione, ma la dovevo fare: il silenzio della vittima, in questi casi, diventa complicità». La giovane - buona famiglia borghese di Brescia, studi superiori, lavoro di responsabilità in un'azienda della zona - ha scoperto la sua «diversità» sui banchi delle medie finché, a 17 anni, la decisione di lasciare la famiglia per vivere la sua esperienza. Una brutta avventura, un po' di anni fa, al Carmine, allora il bronx di Brescia, («Sei una lesbica, ti devo punire»). Ma sembrava una storia passata. A Mazzano, tra Brescia e il Lago di Garda, lei e la sua amica con i due cagnolini si sono trasferite da poco, in punta di piedi. Quella convivenza ha però subito disturbato alcuni vicini: il mese scorso una scenata a base d'insulti e parole pesanti che l'ha costretta a rivolgersi già allora già allora in caserma. «Ma questa volta è assai più grave - sottolinea la giovane, tormentata tra l'indignazione e la paura -. La svastica dice tutto e non credo che i vicini c'entrino più. Qualcuno vuole farmi pagare la colpa di essere lesbica». L'omosessualità per D.G. non è mai stata una tessera politica. Mai indossato lustrini e paillettes, mai partecipato al Gay Pride. Anzi, tiene a prendere bene le distanze da ogni forma di esibizionismo sessuale. Ma perchè hanno preso a bersaglio proprio lei? La svastica, i nazifascismi: fantasmi che la perseguitano e non la fanno dormire. Lei però è decisa a tener duro: «Non posso e non voglio essere nient'altro che ciò che sono».
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