VICENZA - Il Consiglio comunale di Vicenza, al
termine della lunga discussione sulla base americana in città, ha
approvato con 21 voti favorevoli, 17 contrari e 2 astenuti, l'ordine
del giorno della maggioranza di centro destra, favorevole al raddoppio
della base, a condizione che l'aeroporto Dal Molin rimanga civile e da
esso non partano voli militari operativi.
E' stata bocciata dal consiglio comunale la
richiesta del centrosinistra di un referendum cittadino sul progetto
del raddoppio della base Usa in città. L'assemblea di Palazzo Trissino,
dopo aver approvato ieri notte l'odg della maggioranza che dà il via
libera alla nuova base americana, ha invece respinto l'ordine del
giorno dell'opposizione che chiedeva appunto il referendum.
Contro questa possibilità si sono espressi 20
consiglieri del centrodestra, 17 quelli a favore, tutti del
centrosinistra.
La decisione finale sull'ampliamento della
presenza militare a Vicenza, con la riunificazione di tutti gli uomini
della 173/A brigata paracadutisti, spetterà comunque ora al Governo
italiano, in particolare al ministro della Difesa Arturo Parisi.
Nella piazza antistante il palazzo municipale,
si sono svolte tre distinte manifestazioni, una - circa trecento
persone - in favore dell'ampliamento della base, una di appartenenti ad
Azione Sociale, contrari, e la terza, che contava circa 1500 persone e
che dimostrava il proprio dissenso al raddoppio della presenza Usa a
Vicenza con striscioni, fischietti, trombe e tamburi.
COMUNE DICE SI',PALLA PASSA A GOVERNO
La nuova base militare Usa a Vicenza supera il
primo ostacolo: il Comune, con i soli voti della maggioranza di
centrodestra, ha detto sì al raddoppio della caserma Ederle, nel sito
dell'aeroporto Dal Molin. Ma il via libera di Palazzo Trissino è in
realtà un rilancio della palla a Roma, al ministero di Arturo Parisi,
che dovrà dare l'ok finale al piano del Pentagono, valutando impatto
sociale e ambientale su Vicenza.
I vertici militari Usa sono intenzionati all'
unificazione nella città veneta di tutti i 5.000 paracadutisti della
173/A brigata aviotrasportata. In questo momento circa 2.600 soldati si
trovano a Vicenza, nella caserma Ederle, gli altri sono dislocati in
un'altra base in Germania. Una richiesta che, secondo lo stesso Parisi,
appare rispondente con lo spirito di amicizia esistente tra Italia e
Stati Uniti e in continuità con la natura della precedente presenza
militare americana. Ma contro la massiccia presenza militare a stelle e
strisce si schierano i partiti della sinistra, Prc, Comunisti Italiani,
Verdi, ma anche Ds, che in queste settimane hanno fatto pressione sul
ministro Parisi per un ripensamento. In realtà, sostiene la Verde Luana
Zanella che lo ha incontrato due giorni fa con altre parlamentari
venete, il ministro della Difesa avrebbe spiegato che sulla nuova base
vicentina nessuna decisione è stata ancora presa dal Governo italiano.
In ogni caso, la maratona svoltasi ieri sera e proseguita nella notte a
Palazzo Trissino ha visto la vittoria netta di quanti si schierano a
favore del nuovo insediamento americano all'aeroporto Dal Molin.
E la sconfitta dell'opposizione di
centrosinistra, che dopo essere stata battuta 21 a 17 sull'odg
principale, che dava l'ok del Comune al progetto, ha visto respinta
(per 20 voti contro 17) la richiesta di referendum cittadino
sull'argomento. Una domanda posta dal centrosinistra e dai 1500
rappresentanti dei Comitati per il "no" che hanno "assediato"
pacificamente il palazzo municipale, sulla scorta dei dati dei primi
sondaggi svolti in città. In particolare quello di inizio ottobre dalla
Demos del prof. Ilvo Diamanti, secondo il quale il 61% dei vicentini
sarebbe contrario alla nuova base, e l'84% vorrebbe comunque esprimersi
con un referendum. Tra le ragioni dei contrari, spiccano le
preoccupazioni per la sicurezza, aumentate nelle scorse settimane da un
servizio del settimanale "l'Espresso" che parlava della futura "Ederle
2" come della più grande fortezza americana in Europa, con piattaforme
lanciamissili. Un'ipotesi seccamente smentita dal gen. Frank Helmick,
del comando Usa Setaf, il quale aveva precisato che le attività svolte
al Dal Molin "non saranno dissimili" da quelle svolte dal personale già
di stanza alla Ederle, e quindi nessun lanciamissili, né artiglieria
semovente o utilizzo della pista del Dal Molin per voli di aerei
"Predator".
Del resto, tra le condizioni poste dalla stessa
maggioranza comunale per l'ok alla nuova base vi sono quelle che
chiedono l'assenza di voli militari operativi, il mantenimento
dell'utilizzo civile del Dal Molin, l'assenza di oneri economici per
l'amministrazione municipale, l'impegno degli Usa a utilizzare
maestranze e risorse professionali locali per la costruzione della
nuova base.
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