A proposito dell'esperanto nell'esercito
- Subject: A proposito dell'esperanto nell'esercito
- From: "Andrea Montagner" <io at andreamontagner.it>
- Date: Sun, 17 Sep 2006 01:51:12 +0200
Ritengo doveroso esprimere la mia opinione al mondo
pacifista e nonviolento, riguardo alla dichiarazione sottoriportata, da
esperantista.
L'esperanto é una lingua, creata ad hoc, se cosi' si puo'
dire, per essere ponte di dialogo tra i popoli, indipendentemente dal nome che
porta, ma semplicemente perché questa é stata la definizione che ha dato lo
stesso Zamenhof e il movimento esperantista.
Sta di fatto pero' che non essendo coperta da copyright,
dato che Zamenhof stesso non ne ha voluto imporre uno suo, chiunque puo' usare
l'esperanto per gli scopi che ritiene utili e questo uso, sperimentazione,
dell'esercito non sposta di una virgola il concetto di lingua di pace,
intrinseca nell'esperanto.
Il redattore dell'articolo, pur sapendo che i lettori
magari ne leggeranno solo le prime righe, ipotizza che l'esperanto potrebbe
cambiare i suoi connotati da lingua di pace a lingua di guerra ma questa non può
essere una operazione dialettica e manipolatoria del linguaggio e del suo
significato..
Mi chiedo se un militare, dopo che gli si é
dato dell'ignorante, sarà invogliato a imparare l'esperanto.
Mi chiedo come fa l'estensore dell'articolo
a definire "pacifisti iridobardati sostenitori dell'esperanto" quegli
esperantisti che ritengono a pieno titolo che parlare in esperanto nel mondo sia
un segno di pace.
Io per parte mia non sono choccato ne' tantomeno
iridobardato, come dice lui, ma semmai ancora di più favorevole a questa
proposta: se i militari impareranno l'esperanto non é detto che i risultati
siano solo quelli che cita l'articolista ma potrebbe accadere quello che
é successo ad Attilio Giovannini (http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_12680.html) dimostrando
ancora di più che chi impara l'esperanto, comunque e dovunque lo impari, ha
effetti su di se' e sulle proprie relazioni umane solo di pace e di
tolleranza.
Scritto da un illuso, forse, forse da un sognatore,
comunque sia
Andrea Montagner
Il
presidente di Allarme lingua ci racconta una possibile novità
riguardante gli eserciti europei La
proposta di introduzione dell'esperanto nell'universo militare Di Giorgio Bronzetti*
Già
utilizzato in passato dall'esercito americano come "aggressor language"
l'esperanto da "lingua della pace" potrebbe cambiare totalmente connotazione,
stando alla proposta avanzata da Saverio Zuccotti, esperto di scienze
militari del webzine di analisi politico-militare Pagine di Difesa del
9/9/06 (http://www.paginedidifesa.it/2006/
zuccotti_060909..html)
passando ad essere identificata come la lingua della guerra. L'ing. Zuccotti
riferisce, facendola propria, la proposta "di attivare una sperimentazione di
apprendimento dell'esperanto a livello delle scuole militari liceali di tutta
Europa", trovata tra le pagine collegate alle tematiche dell' UNL
(Universal Networking Language) di un cibernauta appassionato di esperanto
e informatica. Così l'ingegnere
scendendo nel campo attuativo: "Si potrebbe pensare ad una campagna di
sperimentazione europea con diversi casi di studio a livello di
plotone-compagnia. Ad esempio, si potrebe confrontare la differenza di
costo- in termini di tempo e di denaro- dell'insegnamento linguistico alla
truppa dell'esperanto e dell'inglese, valutandone poi l'efficacia in condizioni
operative reali". La proposta, formulata dall'autore dell'articolo che descrive
per sommi capi anche la lingua "spesso definita a torto lingua artificiale", ci
appare valida e anche se può apparire shoccante
per i pacifisti iridobardati sostenitori dell'esperanto, meriterebbe invece di
essere sostenuta e divulgata perché abbia qualche possibilità di approdare
ai livelli di progettazione del futuro dell'Europa. In fondo non si tratta di
un'idea balzana campata in aria ma di un progetto pratico per far intendere tra
loro i cittadini europei in armi provenienti da 25 paesi, non sempre delle cime,
che non devono partecipare a conferenze di politica economica e finanziaria come
i parlamentari, ma possono soddisfare le loro esigenze comunicative col
linguaggio più chiaro e semplice che ci sia, e certamente per molti anche
simpatico. Vuol dire che nella lingua degli europei in armi si svilupperà in
particolare la terminologia bellica con forte presenza di verbi d'azione come
pafi (sparare), ataki (attaccare), detrui (distruggere), mortigi (uccidere) e
simili e loro derivati all'altezza delle nuove esigenze, ma certamente anche di
parole come amo (amore), muziko (musica), plezuro (piacere) e anche paco (pace)
naturalmente. Secondo Zuccotti la
proposta dell'introduzione dell'esperanto nelle caserme europee merita di essere
analizzata per due ragioni fondamentali: anzitutto, come si è detto all'inizio,
l'esperanto è già stato sperimentato con successo dai militari sul campo,
scelto perchè, come si dice nel manuale fornito dal Pentagono
«non s'identifica con
nessuna alleanza militare o idéologia, di gran lunga più facile da apprendere ed
usare di qualunque lingua nazionale», «una lingua viva ed un mezzo attuale di
comunicazione internazionale scritta ed orale e le sue regole
grammaticali sono tali che essa resterà una lingua viva perché può
assimilare nuove parole». "Inoltre, considerato
che i militari di truppa non sempre hanno un profilo culturale particolarmente
alto, l'insegnamento diffuso e generalizzato dell'esperanto nelle caserme
europee potrebbe essere la soluzione più semplice per portare ad un buon
livello di padronanza di una seconda lingua la quasi totalità del personale in
armi. Tradotto in altri termini l'interoperabilità linguistica tra gli
eserciti europei costerebbe con l'esperanto dieci volte di meno di quanto
non costi oggi con l'inglese." Se l'idea dovesse andare in porto sarebbe
naturale, o almeno sarebbe legittimo aspettarsi che l'uso dell'esperanto, una
volta superato con successo il ruolo di lingua europea, anche se di guerra,
venga esteso anche ad altri ruoli nell'ambito dell'Ue e non sarebbe la prima
volta che un mezzo sviluppato o introdotto come strumento strategico
militare si sia trasformato in potente veicolo di sviluppo per la vita
civile. *Presidente Associazione Allarme
Lingua La Cronaca d’Abruzzo
16/9/06 pag.6 Giorgio Bronzetti
Viale Aldo Moro 37 66013 Chieti Italia tel. 0871561301 3332928240 gbronzetti at disvastigo.it gb at allarmelingua.it www.disvastigo.it www.allarmelingua.it __,_._,___ |
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