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8 settembre - 2006 - 63ƒ Anniversario dell'Armistizio - data coincidente all'inizio ufficiale della Resistenza italiana - Lotta di Liberazione nazionale - attraverso la pionieristica storia di Ondina Peteani - prima staffetta partigiana d'Italia - deportata Auschwitz n.81672 - NUOVA LOCANDINA - Libera offerta di pubblicazione.
- Subject: 8 settembre - 2006 - 63ƒ Anniversario dell'Armistizio - data coincidente all'inizio ufficiale della Resistenza italiana - Lotta di Liberazione nazionale - attraverso la pionieristica storia di Ondina Peteani - prima staffetta partigiana d'Italia - deportata Auschwitz n.81672 - NUOVA LOCANDINA - Libera offerta di pubblicazione.
- From: comitatopermaneteondina peteani <comitatopermanenteondinapeteani at yahoo.it>
- Date: Tue, 5 Sep 2006 18:16:31 +0200
Libera offerta di pubblicazione ______________________________________________ in allegato testo -word - e LOCANDINA 2006 _________________ Celebrazioni del 63°Anniversario dell’8 settembre 1943 Trieste - Cassino Progetto Congiunto Coordinamento Nazionale Celebrazioni 63°Anniversario dell’8 settembre 1943 data ufficiale d’inizio della Lotta di Liberazione d’Italia comitato permanente Ondina Peteani Ricognizione storica sugli eventi dell’8 settembre 1943 attraverso la figura di Ondina Peteani prima staffetta partigiana d’Italia deportata AUSCHWITZ n. 81672 __________________________ Su gentile concessione di Giovanni DeMartis Presidente dell’Associazione Olokaustos. 8 settembre 1943: inizio della Resistenza italiana Ondina Peteani è nata il 26 aprile 1925 a Trieste, è più giovane del regime fascista che combatte, è nata in tempo di dittatura. Ma avere quindici anni non significa non poter essere utili: da tempo uno degli incarichi di Ondina è andarsene in treno a Padova e a Udine per portare tra gli operai copie della "Unità" e del "Avanti". Nel 1942 lavora come operaia al cantiere di Monfalcone, sa usare il "tornio a revolver" una conoscenza che le tornerà utile ad Auschwitz. Nei suoi ricordi il ruolo dell'ambiente di lavoro è fondamentale per la crescita politica: "e così, da una parte i colleghi di lavoro e dall'altra un gruppo di studenti che frequentavo a Ronchi, attraverso chiacchierate e discussioni, cominciai ad interessarmi di problemi sociali e politici. Sia alcuni operai del cantiere, sia alcuni studenti, militavano già allora nelle file clandestine dell'antifascismo e quasi tutti erano comunisti ed io mi sentii progressivamente attratta da questi compagni ed infine cominciai a capire quanto eravamo incasermati". Si tratta ancora soltanto di suggestioni e di discorsi, la resistenza armata è ancora qualcosa di distante, di epico e di elettrizzante per l'adolescente Ondina. "Allora in queste terre (soprattutto sul Carso) vi erano già operanti alcuni gruppi partigiani sloveni e parecchi ragazzi di queste località si aggregarono a queste formazioni. I loro familiari dicevano di non saperne niente, che i loro ragazzi erano stati rapiti (ovviamente per cercar di evitare le rappresaglie fasciste nei loro confronti). Da parte nostra, eravamo entusiasti e dicevamo a chi ci raccontava queste cose di dar loro anche il nostro indirizzo per farci "rapire". La realtà che circonda Ondina è un presente fatto di guerra continua. Sin dal maggio 1941 il Partito Comunista Italiano e l'Osvoboldilna Fronta (il Fronte di Liberazione sloveno) collaborano nella lotta armata nella Slovenia occupata. L'invasione italo-tedesca della Iugoslavia ha prodotto un cambiamento profondo nei confini orientali italiani: la Slovenia è divenuta una nuova provincia e la vicina Croazia un regno satellite affidato al duca Aimone d'Aosta che ha slavizzato il suo nome in Tomislav A cavallo tra il Friuli e la Slovenia combattono le formazioni partigiane slovene e vi si affiancano anche i comunisti italiani. Di questi scontri si parla anche nel cantiere di Monfalcone e Ondina sogna di essere "rapita", di andarsene in montagna. Nel 1942 il Partito Comunista Italiano si pone l'obiettivo di creare delle unità nazionali che, almeno inizialmente, siano di concreto supporto alla ben più organizzata attività slovena. Le trattative tra i comunisti italiani e gli sloveni portarono alla creazione nel marzo 1943 del "Distaccamento Garibaldi", una piccola unità nella quale sarebbero dovuti confluire tutti i combattenti italiani che si trovavano inquadrati nelle unità partigiane slovene. Si trattava del primo distaccamento partigiano italiano. (...) Il cerchio si stringe anche intorno ad Ondina. Il 2 luglio 1943 la polizia politica l'arresta. Viene portata al carcere femminile dei "Gesuiti" e interrogata. La sua posizione è delicata e qualcuno ha parlato facendo nomi e raccontando fatti. Il carcere ospita prigioniere politiche soprattutto slovene, si fa la fame. A salvare Ondina sono gli avvenimenti del settembre 1943. L'armistizio firmato l'8 settembre mette in subbuglio anche il Friuli Venezia Giulia. Il 9 settembre la folla libera i prigionieri dell'altro carcere triestino, quello del "Coroneo", il giorno successivo vengono liberate anche le recluse dei "Gesuiti". Ondina appena libera decide di unirsi ai partigiani. Ha poche scelte: è oramai conosciuta come attivista comunista e per i fascisti è una "evasa". La situazione politica non è affatto chiara, l'unica certezza è che i tedeschi non rimarranno con le mani in mano. Rimanere a Trieste significherebbe per lei essere ripresa e questa volta dai nazisti. Va a Villa Montevecchio presso Ranziano. Molti operai dei cantieri di Monfalcone erano fuggiti e, tutti insieme, stavano cercando di organizzare una unità di combattimento. Ondina a questo proposito scriveva: "Da parte del comando partigiano viene impartito l'ordine a Fontanot Vinicio (Petronio) di scendere a Ronchi per reclutare largamente fra i compagni del terreno. A Selz incontra Marega Ferdinando alla testa di un nutrito gruppo di operai del cantiere che si arruolano volontari tra i partigiani. Si forma così la prima brigata partigiana italiana che assume provvisoriamente il nome di Brigata Triestina, col compito di operare principalmente nella parte più avanzata del Carso, sopra Monfalcone fino a Gorizia" (7). Il 10 settembre per Ondina fu una giornata memorabile. Il Comitato d'Azione del cantiere di Monfalcone ha deciso: millecinquecento operai ancora con la tuta da lavoro si avviano verso Villa Montevecchio dove c'è un centro di smistamento incaricato di inquadrarli in una unità partigiana. Ondina è con loro. Lungo la strada la colonna attacca il presidio dell'aeroporto di Ronchi e mette in fuga un corpo di guardia tedesco che sorveglia il cavalcavia. Nella notte gli operai raggiungono Villa Montevecchio. Le notizie non sono buone: i tedeschi riavutisi dalla sorpresa iniziale si avvicinano e si parla di carri armati e d'artiglieria. In tutta fretta i nuovi arrivati vengono inquadrati in quella che provvisoriamente viene denominata "Brigata Proletaria". Il compito che i partigiani si danno è di resistere su una linea che va da Merna a Valvocciano in modo da interrompere i rifornimenti via terra destinati ai tedeschi che combattono nei Balcani. Il 12 settembre i tedeschi avanzano. Non è chiaro in questo momento dove sia Ondina, probabilmente nel 3° Battaglione comandato da Vinicio Fontanot che difende Monte Sagrado. I tedeschi avanzano con l'appoggio dei mezzi corazzati. La "Divisione Proletaria" regge l'urto, distrugge un carro e tre blindati, ventisei nemici rimangono uccisi. Si combatte con ferocia, i tedeschi ricorrono all'aviazione che bombarda le posizioni della "Proletaria" e verso il 21 settembre attaccano nuovamente e in forze. Il 3° Battaglione viene travolto e fatto a pezzi, gli operai continuano a combattere sin quando rimangono munizioni. Quando i tedeschi completano lo sfondamento sul campo di battaglia rimangono i cadaveri di duecentocinquantasei operai di Monfalcone e di centonovantadue di Ronchi. Ondina scrive nel suo diario: "Solamente pochissimi riescono a rifugiarsi sulla parte più arretrata e a porsi in salvo", tra questi la stessa Ondina che, persi i collegamenti con il gruppo, torna verso casa. Appena arrivata a casa Ondina si accorge di essere braccata. Un carabiniere viene a cercarla e per non essere arrestata è costretta a fuggire dalla finestra. A questo punto non rimane altro che passare alla clandestinità e combattere come si diceva allora "sul terreno". Ciò significa appoggiare le pattuglie che dalla montagna scendono verso i centri abitati per compiere azioni militari e colpi di mano. Ondina è fra i quadri del "Battaglione Triestino d'Assalto" addetta ai collegamenti. segue su: http://www.olokaustos.org/saggi/saggi/peteani/index.htm Testimonianza di Ondina Peteani conservata presso l'Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti di Milano. _________________________________________________ A TUTTA SCUOLA è il portale delle risorse didattiche gratuite per docenti e studenti presente sul web che accoglie un’ampia documentazione su Ondina Peteani http://www.atuttascuola.it/ondina/ _______________________________________________________ http://www.geocities.com/ondinapeteani/parte1.html http://www.olokaustos.org http://www.deportati.it http://www.anpi.it <http://us.rd.yahoo.com/mail_it/taglines/*http://it.mail.yahoo.com>Yahoo! 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