via dall'Afghanistan



Agli organi di informazione / a singoli e gruppi pacifisti
Oggi una delegazione dei pacifisti genovesi ha raggiunto le sedi dei
partiti del centro sinistra per consegnare  l'appello di Gino Stada, Alex
Zanotelli, Luigi Ciotti e Tonio Dell'Olio a votare contro il
rifinanziamento della missione italiana in Afghanistan.
Ci sono stati colloqui diretti con rappresentanti delle segreterie dei DS e
del PRC; negli altri casi i documenti sono stati consegnati ai funzionari.
Don Andrea Gallo della comunità di San Benedetto al Porto, impossibilitato
a partecipare all'iniziativa a causa di impegni precedenti, ha fatto
pervenire la sua adesione ed il suo sostegno.
Incollo di seguito il documento dei pacifisti genovesi e quello di Strada,
Zanotelli, Ciotti, Dall'Olio

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AGLI ELETTI, ALLE ELETTE E AI PARTITI DELL'UNIONE

Le nostre ragioni contro la guerra senza se e senza ma non sono mutate.

Fin dalla prima grande manifestazione del novembre 2001, quando in 150.000
siamo scesi in piazza  contro l'attacco all'Afghanistan, non abbiamo fatto
altro che chiedere il ritiro di tutte le truppe da tutti i teatri di guerra.

In un momento in cui l'attacco alla Costituzione si traduce in un tentativo
di stravolgerne i principi fondamentali siamo mobilitati per la difesa
della Carta nata dalla Resistenza e dei suoi valori e per un conseguente NO
al referendum. Ma per noi la difesa della Costituzione repubblicana si
traduce anche e soprattutto nella difesa dell'articolo 11, vale a dire nel
ripudio della guerra come strumento di soluzione dei conflitti
internazionali. A più voci in questi anni abbiamo avanzato proposte per
l'elaborazione di politiche tese ad affrontare in maniera pacifica e senza
l'uso delle armi i conflitti internazionali e abbiamo chiesto che tali
proposte rientrassero nell'agenda di politica estera del governo italiano.

Nel contesto delle campagne di questi anni contro la guerra abbiamo più
volte richiesto la demilitarizzazione dei territori italiani, la denuncia
degli accordi internazionali, che consentono a terzi l'utilizzo del
territorio nazionale per depositi e sistemi di puntamento di armi nucleari.
Allo stesso modo ci siamo battuti perché l'Italia non aderisse alla nuova
missione di enforcement e di istituzione di una forza di intervento rapida
globale, che di fatto ha assunto la NATO.  In contrapposizione alle
soluzioni militari e violente, portate avanti dal governo italiano, abbiamo
sviluppato ponti di pace e di dialogo con i popoli delle aree in conflitto.

Ad aprile molti di noi hanno deciso di votare per le forze politiche, che
sostengono l'attuale governo, nella speranza di un'inversione radicale
della politica estera del Paese in direzione di una politica internazionale
di pace e di solidarietà e per l'uscita dell'esercito italiano da tutte le
operazioni di guerra dov'esso è attualmente impegnato.

Il 30 giugno scade il finanziamento alle missioni di intervento
internazionale. In questa occasione vi chiediamo di rispettare il mandato
che vi abbiamo dato, mandato che è scritto nelle lotte di questi anni del
popolo della pace, mandato che non può essere oggetto di contrattazioni, di
capriole retoriche o di mediazioni politiche: in nessuna maniera la pace
può essere soggetta alla politica dei due tempi!

VOTATE CONTRO IL RIFINANZIAMENTO DI TUTTE LE MISSIONI MILITARI E DI TUTTE
QUELLE, CHE SOTTO LE DENOMINAZIONI DI PEACE-KEAPING O PEACE-ENFORCING SONO
COSTITUITE DA UOMINI E DONNE IN ARMI E/O FANNO PARTE LOGISTICAMENTE DI
MISSIONI MILITARI ARMATE DI ALTRI PAESI “ALLEATI”.

Riteniamo che solo sulla base di una tale decisione sia possibile aprire
nel parlamento un ampio dibattito – già ampiamente aperto nella società
civile di cui facciamo parte e in cui siamo impegnate/i -  per la revisione
della politica estera del nostro Paese, contro la guerra, in direzione
della costruzione di rapporti internazionali di pace basati sulla
solidarietà, sulla giustizia e sul riequilibrio economico fra nord e sud
del pianeta.

I PACIFISTI GENOVESI


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Appello ai/alle parlamentari

di Gino Strada, Alex Zanotelli, Luigi Ciotti, Tonio Dell’Olio

"Ritiriamo le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan"


Onorevoli deputate e deputati, Onorevoli senatrici e senatori,
questo appello, scritto nell'ora tragica in cui le vittime di guerra
italiane dei due teatri di guerra Iraq e Afghanistan, tornano in Italia per
ricevere i funerali di Stato, cade anche nel momento in cui il nuovo
Parlamento della Repubblica inizia i suoi lavori. Vorremmo che fosse un
nuovo inizio o meglio una svolta. Una decisa svolta in politica estera con
scelte coraggiose per una vera politica di disarmo, per attuare con scelte
concrete l'art.11 della nostra Costituzione. Poiché, secondo l'art.11, non
è possibile usare la guerra come mezzo per risolvere le crisi
internazionali, la prima scelta che si impone, che chiediamo al nuovo
Parlamento, è quella di interrompere le missioni militari in teatri di
guerra e ritirare le truppe italiane dall'Iraq e dall'Afghanistan.

L'unica verità della guerra sono le sue vittime. Purtroppo in tanti ci
accorgiamo di questa verità solo quando le vittime sono i soldati italiani
e fatichiamo a realizzare questa stessa verità quando le vittime non le
vediamo, sono "altre", anche se abbiamo saputo in modo indiretto che
migliaia di persone sono state trucidate a Falluja, a Ramadi, torturate ad
Abu Graib, bombardate nei villaggi afgani o saltate in aria e mutilate
dalle clusters bombs sia in Afghanistan che in Iraq. Ma se è vero che
l'unica verità della guerra sono le sue vittime, se è vero che in nome di
questa verità migliaia di persone sono scese in piazza con la bandiera
arcobaleno nel nostro paese, reclamando una politica di pace, allora Vi
chiediamo, facendo appello alla libertà di coscienza, ed al rispetto
dell'art.11 della nostra Costituzione, di porre fine alla presenza militare
italiana in Iraq e in Afghanistan, decidendo di non rifinanziare queste
missioni di guerra. Le missioni di pace devono tendere alla pacificazione e
alla ricostruzione, pertanto dovrebbero essere senza armi, a nostro parere,
senza eserciti, fondate sulla cooperazione con gli altri popoli, sulla
diplomazia, sul dialogo e la solidarietà. L'intero sistema di intervento va
ripensato all'insegna di una nuova politica estera. Ma per l'immediato, per
salvare vite umane, per interrompere la spirale di morte, per operare una
pressione internazionale che provochi la fine delle occupazioni militari,
chiediamo che il Parlamento italiano dia un segnale forte di discontinuità,
immediatamente e senza ambiguità. Il nostro saluto sia con le parole di
Gandhi: "Non c'è una strada che porta alla pace, la pace è la strada"

I primi firmatari di questo appello sollecitano l'adesione di tutte le
persone e le associazioni che si sentono impegnate per la pace e la difesa
dell'art.11 della Costituzione per rendere visibile l'ampia unità del
popolo della pace. Le adesioni si raccolgono presso:
<mailto:parlamentodipace at gmail.com>parlamentodipace at gmail.com