Un appello steso al sole: Lidia come Presidente





Era dicembre e si camminava a Roma sotto la pioggia con le sorelle e i fratelli migranti che devono nascondersi nella nostra terra e non eravamo tanti, lei c'era. Era quasi primavera e si manifestava per il pensiero laico e il rispetto della diversità e lei c'era, era estate e donne provenienti da tutta Italia si incontravano in Puglia per progettare una società fatta di uguaglianza e democrazia e lei c'era.

Lidia Menapace l'ho incontrata sempre, tenace e sorridente, arriva e puoi scommetterci che ci sarà, di solito con un treno che la porta dal nord, dalle montagne in cui vive e che ama, arriva con le sue parole scritte e con il suo piccolo corpo.

Ci puoi contare su Lidia.

Quando scrivi a Lidia,lei risponde, sempre, anche se non ricorda chi tu sia.

Perché non sperare che possa sedere sulla poltrona della Presidenza della Repubblica, a rappresentare le donne e gli uomini che da sempre credono nella resistenza, nella non violenza, nell'uguaglianza?

Lidia è un volto e una voce, per noi tutti, nella Storia, fuori dalla guerra,dove prima del profitto esistono le persone, dove la politica si riappropria della sua dignità. Con tutti quelli che partono da quì , subito - presto, nel nostro paese fatto di sud centro nord, dove la pace è sconfitta della guerra, è vittoria della misura e del rispetto reciproco, del confronto e del dialogo autorevole e costante, chiedo che un sogno legittimo e propositivo divenga *realtà*: una donna, come Presidente della Repubblica, una donna come Lidia Menapace.

Chiediamolo, come sappiamo e possiamo fare.

Doriana Goracci
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