sotto il pavè a spiaggia - di ritorno da Parigi





Nel '68 non ero nato, quindi il quartiere latino rovesciato l'ho imparato dalle foto, rabbiose e dolcissime. Non ero con gli studenti italiani, con Franco, Oreste, Jaro, ad occupare la Maison d'Italie, ho imparato dalle parole e dai ricordi. Nel '94-'95, piccolino, ho imparato ad occupare le scuole, ero felice e leggevo di Parigi, senza capire molto. Poi altri ricordi mi hanno insegnato: i trasporti bloccati per settimane, vetrine in pezzi, Deleuze che vola via, prefigurazioni di lotte post-fordiste, la metropoli e la grave general, i disoccupati e le tute bianche. Nel 2000, un'altra "epoca", più grande, provammo ad andare a Nizza, e rimasi, assieme a tanti, a prendere botte e lacrimogeni a Ventimiglia. Poi, dopo Genova, ho conosciuto la Francia dei forum, qualla insopportabile di Le monde diplomatique, sovranista e tiepidamente xenofoba, delle sette comuniste che l'immaginazione vorrebbe estinte. Fortuna ha voluto l'incontro (l'incontro prima della forma) con gli intermittenti e i precari dello spettacolo e della cultura: veloci e singolari, tra metrò e flic, tg occupati e piazze disordinate. Ho capito alcune cose, credo di averle capite bene. In Francia non esiste continuità organizzativa, soggettività autonoma organizzata, per esser chiari nulla che possa assomigliare ai centri sociali o all'arcipelago post-autonomo italiano. C'è l'ag (l'assemblea generale), magari piena zeppa di sindacati o di trotskisti, magari anche onesti e laici, poi c'è l'espressione, lo sciame, il fascino carnale e innocente della piazza rovesciata e illuminata a giorno, distratta e bellissima, aggressiva e generosa, elegante e sbarazzina. Ho letto in ritardo e con odio, odio viscerale, i giornali italiani e alla "sinistra radicale" preferiso i padroni, al manifesto o liberazione il corriere. Per lo meno, per una schietta preoccupazione padronale, il corriere sà leggere la tendenza e cosa significa la Francia degli studenti e dei precari. Sinistra analfabeta, sinistra ingorante, sinistra priva di dignità, sinistra di sotto-ministeri e di sotto-gabinetti, sinistra di pulcinella e caruso, farina e bertinotti, parassitaria e provinciale, piccola, minuscola, bigotta! Mi piacerebbe parlare con Sansonetti e chiedergli cosa significa titolare "Parigi si, Milano no". "Caro Piero, hai presente cosa sta accadendo a Parigi? Sei così convinto che ci siano da una parte la piazza colorata e dall'altra i casseur?" Falso, so che la cosa consolerebbe la sinistra priva di dignità, quella delle poltrone e delle sotto-poltrone, ma questa cosa è falsa. Anch'io dico "Parigi si, Milano no" ma per altri motivi. Non è la quantità di distruzione e di radicalità, ma la qualità potente dello sciame, della posta in gioco. Milano è triste, Parigi è felice; Milano diminuisce potenza e affetti, Parigi li accresce. In migliaia si attacca, ripeto si attacca, alla Sorbona, perchè la Sorbona è militarizzata e cinta d'assedio da una settimana. Gli studenti reclamano l'accesso alle proprie università per poterle autogestire e il governo, in crisi evidente, risponde con la militarizzazione. Quindi si attacca, in migliaia, e la cosa contagia, come un virus che dilaga veloce. La precarietà garantisce l'attacco. Non esiste un dibattito del cosiddetto "movimento" sulle pratiche, sulla partitura, sulle misure morali, paccottiglia nostrana. Esiste la precarietà e l'indignazione, la velocità metropolitana, il blocco, lo sciopero, l'efficacia e il disordine. Esiste una capacità di relazione tra le lotte sociali che noi non riusciamo a far emergere. Leggo Cremaschi e penso: "ma questo dove vive? Dov'era il sindacato quando, nell'autunno, gli studenti hanno occupato le università contro il Ddl Moratti, parlando esplicitamente di precarietà, chiedendo esplicitamente una relazione sul terreno della precarietà e del reddito?" Cobas e Fiom ci invitavano gentilmente a mobilitarci contro la Bolkenstein, Rdb faceva un imponente sciopero per conto suo, poi i Cobas ne hanno fatto un'altro e poi i metalmeccanici sono venuti a Roma. Tutti ci hanno invitato, gentilmente, nessuno è riuscito a cogliere la sfida, meglio, nessuno ha voluto cogliere la sfida. Per la sinistra e i sindacati francesi (confederali e di base) le mobilitazioni degli studenti sono un'occasione da implementare, per quelli italiani una iattura da tenere sotto controllo. Sinistra itali(di)ota che sà plaudire alle lotte solo se si trovano ad almeno 1.000 km di distanza! In questi casi si può anche evitare di parlare di non-violenza o di altre miserie ideologiche: retorica politica senza linguaggio, manierismo morale senza etica! Sciopero metropolitano, questa è Parigi. Tutto si blocca e le figure sociali si compongono, gli affetti si accrescono. Questo non toglie l'ambivalenza assoluta dello sciame. Lo sciame sono anche i ragazzi delle banlieue che svaligiano le gioiellerie lungo il percorso del corteo e picchiano e derubano gli studenti bianchi dei licei parigini. La parola, in quei casi, non gioca più nessun gioco, il linguaggio, peggio il dialogo repubblicano, gira a vuoto, semplicemente o reagisci o ti allontani (meglio allontanarsi). Lo sciame, però, sono gli studenti in piazza con i lavoratori dei trasporti (che non hanno bisogno di fare una piazza autonoma per palare di loro stessi), sono un milione e mezzo di persone a Parigi, sono gli studenti medi che occupano le scuole, sono le barricate al quartiere latino, sono Marsiglia e Rennes che bruciano, sono i sindacati che attribuiscono a Chirac le colpe delle violenze - piuttosto che fare fiaccolate con i commercianti - , sono i docenti e i presidi che bloccano la didattica (cosa accaduta anche da noi e stigmatizzata in alcuni casi dai Ds), sono le corse da un metrò all'altro, l'indizione dello sciopero generale. Non so bene dire come continueranno le cose, non ho colto fino in fondo la maturità del discorso politico, soprattutto per la distanza che separa ed espressione, discussione pubblica e sperimentazione pratica. Ho l'impressione, potrei sbagliarmi, che le lotte possano vincere e che in qualche modo abbiano già vinto. De Villepin fa trapelare voci di dimissioni, Chirac chiede dialogo e i socialisti fanno una campagna elettorale all'attacco. Come si fa questa cosa in Italia? Adesso non si fa proprio un cazzo, perchè si vota e poi si vota e poi si vota e poi si vota...mi raccomando mandiamo a casa quel cattivone di Berlusconi (brutto cattivo, oh) e affidiamo le politiche del lavoro ai liberisti responsabili, così, come dice Bertinotti, avremo finalmente il LAVORO, quello vero! In autunno si poteva fare e non è colpa degli studenti e dei precari se la sinistra italiana, in particolare la sua caricatura radicale, è senza dignità, senza decenza, senza passioni, senza qualità. Non è colpa degli studenti e dei precari, ma con questa roba bisogna fare i conti e non ci si può nascondere.

     Sotto il pavè, a Parigi, c'è ancora la spiaggia e il sole e  la felicità
     f.esc

p.s. a breve faremo seguire un documento collettivo (roma, padova, venezia, bologna, trento) di bilancio dell'esperienza parigina. Ricordo inoltre che un nostro fratello è stato gravemente ferito ad una mano dalla polizia nei pressi della Sorbona. Operato per più di 4 ore venerdì è costretto a rimanere a Parigi sotto osservazione per qualche giorno ancora. Un saluto e un abbraccio smisurato a lui, nella speranza che ritorni presto e che i burocrati della sinistra, compresi i "tifosi" del nuovo '68, muoiano tutti.