valutazioni sull'assemblea di Firenze contro la guerra



 

ALCUNE VALUTAZIONI SULL’ASSEMBLEA DEL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA DI FIRENZE  DELL’11 E 12 FEBBRAIO

 

Ci attendono nei prossimi giorni due importanti scadenze di mobilitazione nazionale: il 18 febbraio al fianco del popolo palestinese e la mobilitazione mondiale del 18 marzo, terzo anniversario dell’aggressione all’Iraq. Di questo si è parlato all’assemblea nazionale del movimento contro la guerra di Firenze dell’11 e 12 febbraio.

Va sottolineato come nel dibattito la presenza di un convitato di pietra abbia attraversato tutte e due le giornate fiorentine: la resistenza del popolo iracheno e palestinese e più in generale le resistenze in tutte le zone del mondo interessate dall’attuale epoca di guerra infinita.

Moltissimi sono stati gli interventi che hanno chiesto l’inserimento nella piattaforma del 18 marzo di questo elemento centrale nell’attuale conflitto internazionale.

 

Di fronte a queste sollecitazioni la presidenza dell’assemblea nazionale, soprattutto nelle sue componenti più filo-istituzionali e moderate, ha ritenuto “inemendabile”  una piattaforma calata dall’alto e concordata in sedi diverse dal dibattito di Firenze, nella quale non si fa cenno al diritto alla resistenza, né include la scadenza del 18 febbraio al fianco del popolo palestinese nonostante che questa fosse stata ampiamente ripresa e discussa nell’assemblea e senza degnarsi nemmeno di spiegare il perché.

L’evidente miopia di questa gestione dell’iniziativa del movimento contro la guerra rispetto ai processi di polarizzazione in atto nel mondo, stride ancora di più se confrontata al dibattito nei forum internazionali, da Mumbay 2003, passando per Beirut 2004 sino al recentissimo incontro di Caracas.

Da questi importanti appuntamenti del movimento antiglobalizzazione è emerso con sempre maggior forza la centralità delle lotte di resistenza dei popoli come volano per lo sviluppo dei movimenti a livello planetario, a partire proprio dalle resistenze irachena e palestinese.

Evidentemente la gestione e la conclusioni dell’assemblea di Firenze non dipendono da un deficit d’analisi della situazione internazionale, quanto piuttosto dal clima politico determinatosi in questi ultimi due anni in Italia, ostile al dispiegarsi di un movimento pacifista indipendente dalle scelte di politica estera dei governi e dei partiti che li compongono o vi si oppongono.

Siamo davanti ad un tentativo di imporre un antistorico passo indietro rispetto alla piattaforma del 19 marzo 2005, alla quale aderirono e per la quale marciarono a Roma decine di migliaia di persone, scrollandosi di dosso ambiguità e reticenze, gridando forte la volontà di essere al fianco della resistenza del popolo palestinese ed iracheno, chiedendo il ritiro incondizionato ed immediato delle truppe di occupazione da tutti i paesi aggrediti e lo smantellamento della basi militari.

 

Non possiamo nasconderci che le scadenze di febbraio e marzo di 2006 sono a ridosso delle elezioni politiche generali.

I segnali che vengono dall’Unione sui temi della guerra e della pace, sul ritiro delle truppe dai vari fronti di guerra, sui diritti del popolo palestinese e su molte altre scelte di politica internazionale sono a dir poco preoccupanti. La netta impressione è che questa potenziale compagine governativa abbia intenzione di continuare sul solco del governo precedente, in uno scenario che fa intravedere ulteriori sviluppi bellici contro Siria, Libano, Iran.

Di fronte a questa prospettiva ogni titubanza del movimento contro la guerra significherebbe la sua neutralizzazione come soggetto in grado di incidere sullo scenario politico nazionale.

Per questo saremo in piazza il 18 febbraio ed il 18 marzo per il diritto dei popoli palestinese e iracheno a resistere, per un ritiro immediato ed incondizionato di tutte le truppe dall’Iraq, ma anche – ed ora che se ne parli chiaramente - dall’Afghanistan, dai Balcani, dalla Palestina.

 

 

 

18 FEBBRAIO – 18 MARZO

Il movimento italiano contro la guerra verso due importanti scadenze di mobilitazione

 

Proponiamo a tutte le realtà interessate ad avviare una prospettiva più avanzata ed indipendente del movimento contro la guerra, una riunione nazionale da tenersi dopo il 18 febbraio e prima del 18 marzo per approfondire un confronto non più rinviabile e valorizzare anche in piazza il diritto dei popoli alla resistenza contro le occupazioni militari.

Il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani dall’Iraq

Per contatti   viadalliraqora at libero.it