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Newsletter Osservatorio Iraq: 19/2005
- Subject: Newsletter Osservatorio Iraq: 19/2005
- From: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa at unponteper.it>
- Date: Sat, 17 Dec 2005 14:17:19 +0100
Newsletter Osservatorio Iraq 19/2005 02 - 16 dicembre 2005 Iraq, il giorno dopo. Si è votato giovedì in quasi tutto il paese, scegliendo tra le oltre duecento <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1772>formazioni politiche che si sono presentate in lizza. In realtà la partita si gioca tutta tra le cinque<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1747> maggiori coalizioni, che rappresentano sia la contrapposizione tra le etnie sia quella tra le identità laiche e religiose. E' forte il timore che in Iraq siano i partiti religiosi a vincere, poiché, come ricorda il caporedattore del quotidiano Al Jarida, <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1760>Kais Alazawi <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1760> "una parte della Costituzione sarà rinegoziata nel corso dei prossimi mesi" e "c’è il rischio che l’Iraq divenga uno stato islamico". La stessa possibilità è stata analizzata da Gilbert Achcar, che in uno suo saggio del luglio 2005 ora in <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1771>traduzione italiana ne spiega le radici e le ragioni, non soltanto in Iraq ma in tutta l'area di quello che si vuole far diventare "Grande Medio Oriente". La formazione attuale delle milizie incaricate di gestire la sicurezza ne mostra i rischi e i pericoli: il sospetto che sia in atto una "vendetta" privata è già forte, e potrebbe tramutarsi in pericolosa realtà con un governo <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1751>permanente, immune da responsi immediati. La scoperta delle carceri segrete gestite direttamente o indirettamente dal governo iracheno è strettamente legata a questa ipotesi, e ripropone ancora una volta il problema della tortura. Come ha sottolineato l'Alto Commissario per i diritti umani <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1738>delle Nazioni Unite, Louise Arbour, "la proibizione totale e assoluta della tortura, pietra miliare del sistema internazionale di protezione dei diritti umani, è minacciata. Il diritto inerente all’integrità fisica e alla dignità della persona - un principio che si credeva inattaccabile - fa ormai parte delle vittime di quella che viene chiamata guerra contro il terrorismo”. Una guerra che comporta l’uso di pratiche che dovrebbero essere proibite, ma che in virtù della formulazione stessa dei <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1726>trattati internazionali possono essere tranquillamente adottate, secondo le convenienze politiche ed economiche. L’azione di contrasto a queste pratiche, e alla guerra tutta, non può essere lasciata nelle mani della sola “classe politica”. Come afferma, nel suo ruolo di medico, <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1746>Angelo Stefanini ”La guerra può essere assimilata a una malattia che ha fattori di rischio che vanno eliminati prevenzione primordiale o modificati prevenzione primaria e sui cui effetti si deve intervenire precocemente prevenzione secondaria e i professionisti sanitari potrebbero svolgervi un ruolo importante, promovendo e sostenendo azioni che prevengano la guerra e contro il commercio internazionale delle armi”. Invece sembra passare la teoria che tutto questo sia normale, e sia giusto. Non si è ancora spenta l’eco del <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1735>documentario di Rai News 24 su Falluja, che raccontava in immagini quello che era facile sapere già da tempo , che un <http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1741>nuovo video pone il dubbio su cosa significhi “missione umanitaria”. E, secondo le dichiarazioni di esponenti del governo, nelle “missioni umanitarie” è normale uccidere, perché si è in guerra. Anche ridendo. Anche ”annichilendo”. Non hanno ucciso, ed erano davvero in missione umanitaria, i quattro esponenti del < http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=1749>Christian Peacemaker Teams, che sono stati rapiti il 26 novembre. Presenti a Baghdad prima, durante e dopo l’invasione, sono stati tra i primi ad occuparsi di detenuti, a denunciare gli arresti indiscriminati e violenti, le torture e i maltrattamenti. Hanno organizzato tende di denuncia e di solidarietà con le famiglie degli arrestati in molte città irachene, tra le quali Balad, Ba’aquba e la stessa capitale, Baghdad. Hanno cercato di fare pressioni presso i comandi delle basi militari americane dove venivano incarcerati gli iracheni arrestati per far sì che le famiglie potessero avere informazioni e accesso ai loro cari. Hanno organizzato campagne di solidarietà attiva e di pressione sul governo statunitense e canadese. Quattro di noi. OsservatorioIraq.it è un progetto di'informazione della associazione Un ponte per... totalmente autofinanziato. Se vuoi che continui a vivere SOSTIENILO. PUOI SOTTOSCRIVERE ORA CLICCANDO QUI <>http://www.unponteper.it/chisiamo/form_e_payment.html?UP0128 Conto corrente postale 59927004 Conto Bancario 100790 ABI 05018 CAB 12100 CIN: P Banca Popolare Etica intestati ad "Associazione Un ponte per..." causale : osservatorio iraq Contatti: <>www.osservatorioiraq.it - <>info at osservatorioiraq.it - telefono 0644702906
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