Per Israele sicuramente.



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Per Israele sicuramente…ma possiamo definirla sinistra?

Pochi giorni fa esponenti di rilievo dei DS ma anche di Rifondazione
Comunista si sono riuniti nel convegno “La sinistra per Israele”.
Un’iniziativa chiara quella della cosiddetta “sinistra italiana”, che si
autodefinisce e si autoannuncia nella sua presa di posizione nei confronti
non solo del conflitto israelo-palestinese, ma anche nei confronti dello
scenario mediorientale tutto.

Non è nuovo l’atteggiamento filo – israeliano dei DS, non sono nuove le due
scarpe che con tanta disinvoltura il piede di Rifondazione calza, è nuovo
semmai il ringalluzzimento di chi appoggia la tesi “Sharon è uomo di pace”
per passare direttamente alla sintesi “Sharon per noi non è più la bestia
nera”.

Le fiaccole ferrariane che si sono raccolte il 3 novembre sotto
all’ambasciata israeliana avevano fatto luce: avevano scoperto le vere
facce di una sinistra - ormai embedded nella guerra di civiltà - di
azzardare, come fa chi si sente le spalle coperte, nel dare il suo giudizio
di valore sulla qualità di certi termini: “il sionismo è una bella parola”,
è stato detto, come se una ideologia che prevede l’occupazione di una
terra, l’usurpazione delle risorse, la prigionia degli oppositori, la
negazione di uno Stato ad esistere siano argomenti su cui poter esprimere
giudizi di valore. Non stupisce allora che chi appoggia la lotta del popolo
palestinese e si dichiara antisionista, sia definito “antisemita”; non
stupisce che chi descrive la realtà mediorientale sia accusato di essere
pregiudizialmente anti-israeliano. Non stupisce più di tanto quel “per
Israele”, quanto quel “sinistra”. Perché, a questo punto, chi, dicendosi di
sinistra, può riconoscersi nella politica di guerra, prona al dettame
statunitense e portatrice malata di democrazia? La esplicitata deriva
filo-colonialista è il biglietto da visita con cui la “sinistra italiana”
si va a sedere perfettamente a suo agio tra i banchi del potere forte
tripartisan (sinistra-destra-USA) neo-liberista, pronto a spianare le
strade del Medio-Oriente ai carri armati della democrazia. In una mano
denaro e risorse, nell’altra i missili.

Si svuotano di senso allora le parole sinistra, democrazia, sionismo,
antisemita. E di tanto senso in più si riempiono le parole
autodeterminazione, lotta, resistenza.

( Editoriale 28 Novembre 2005
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