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Rapporto di Amnesty sull'Uzbekistan: "la verità è sotto assedio"
- Subject: Rapporto di Amnesty sull'Uzbekistan: "la verità è sotto assedio"
- From: press at amnesty.it
- Date: Tue, 20 Sep 2005 12:51:06 +0200
# Questa lista per la distribuzione delle informazioni # e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International. # Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si # prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non # vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo COMUNICATO STAMPA CS108-2005 RAPPORTO DI AMNESTY SULL'UZBEKISTAN: 'LA VERITA' E' SOTTO ASSEDIO' Solo un'inchiesta internazionale indipendente potra' rivelare la verita' su quanto accaduto a maggio nella citta' di Andizhan, dove centinaia di civili sarebbero stati uccisi dalle forze di sicurezza. In un nuovo rapporto diffuso oggi, Amnesty International afferma che 'la verita' e' sotto assedio e il governo uzbeco vuole impedire di accertare cosa accadde realmente ad Andizhan'. Sia Amnesty International che Human Rights Watch - che a sua volta oggi pubblica un rapporto sulla repressione e le uccisioni di Andizhan - chiedono che un'inchiesta internazionale indipendente si affianchi ai primi procedimenti interni nei confronti di persone incriminate per i fatti del 12 e 13 maggio. Il rapporto di Amnesty International riporta testimonianze oculari secondo cui le forze di sicurezza aprirono il fuoco indiscriminatamente nei confronti di migliaia di persone che stavano manifestando nel centro di Andizhan e nel corso della loro precipitosa fuga. La versione governativa e' profondamente diversa: le forze di sicurezza non avrebbero ucciso alcun civile e le vittime sarebbero state uccise da 'terroristi' armati. Molti dei morti, 187 in tutto, sarebbero stati a loro volta 'terroristi'. Eppure, le autorita' uzbeche si ostinano a non rivelare i nomi delle persone uccise e alcune famiglie non riescono ad avere informazioni sulla sorte dei propri congiunti 'scomparsi'. Secondo fonti non confermate, i corpi delle vittime sarebbero stati portati via da Andizhan e sepolti in segreto in localita' ignote. Un uomo, che dopo due mesi era ancora alla ricerca di suo figlio, ha detto ad Amnesty International: 'Non e' nei campi profughi, non e' nei centri di detenzione. A chi devo chiedere? Spero che sia ancora vivoŠ' 'Il presidente Islam Karimov e' certo che il suo governo non abbia sparato contro donne e bambini. Allora, perche' non consente un'inchiesta internazionale indipendente? Perche' le autorita' non pubblicano i nomi delle vittime? Perche' non hanno autorizzato il Comitato internazionale della Croce rossa a visitare gli ospedali e i centri di detenzione?' - chiede Amnesty International, secondo la quale l'indagine parlamentare in corso e' inutile e non puo' sostituire un'inchiesta internazionale. Il rapporto dell'organizzazione per i diritti umani rivela fino a che punto il governo uzbeco si sia spinto per impedire che circolassero all'esterno versioni difformi da quella ufficiale. Migliaia di persone sono state arrestate arbitrariamente, i testimoni sono stati minacciati per impedire loro di raccontare cosa avevano visto, importanti documenti sono stati distrutti, e' stato vietato l'accesso alla citta' ai giornalisti, nonche' ai difensori e agli organismi internazionali per i diritti umani e sono stati bloccati i siti Internet del paese e quelli legati all'opposizione uzbeca in esilio. Giornalisti indipendenti, difensori dei diritti umani ed esponenti dell'opposizione politica sono stati intimiditi e arrestati; alcuni di essi sono stati incriminati per aver esercitato il proprio diritto alla liberta' di espressione e sono stati adottati da Amnesty International come 'prigionieri di coscienza'. Desta particolare preoccupazione il caso di Saidzhakhon Zainabitdinov, presidente dell'organismo indipendente per i diritti umani 'Appello'. Zainabitdinov, presente ad Andizhan il 13 maggio, ha fornito alla stampa internazionale una testimonianza assai diversa dalla versione ufficiale. Per questo motivo, il 21 maggio sarebbe stato arrestato per poi essere trasferito nella capitale Tashkent a luglio, dove si troverebbe tuttora, detenuto in condizioni di isolamento e a rischio di subire torture e maltrattamenti. A quanto pare, e' stato accusato di 'diffondere informazioni con lo scopo di seminare il panico' e di 'terrorismo', un reato che comporta la pena di morte. Secondo Amnesty International, le autorita' uzbeche stanno usando i fatti di Andizhan per assestare un ulteriore colpo alla societa' civile del paese. Ancora una volta, il governo attacca i difensori dei diritti umani e reprime la liberta' di espressione in nome della sicurezza nazionale. Le persone accusate di reati penali rischiano di essere processate con modalita' che violano gli standard internazionali sul giusto processo. Esse sono inoltre a rischio di tortura e potrebbero essere messe a morte al termine di processi irregolari. Il rapporto di Amnesty International presenta una serie di raccomandazioni al governo uzbeco, affinche' affronti il problema dei sistematici difetti nell'amministrazione della giustizia, protegga il diritto alla liberta' dagli arresti arbitrari, dalla tortura e dagli altri maltrattamenti e garantisca il diritto alla liberta' di espressione. Amnesty International inoltre formula specifiche raccomandazioni agli Stati membri delle Nazioni Unite, alla Commissione Onu sui diritti umani (o all'organismo, altrimenti nominato, che potra' succederle), all'Unione europea e ai suoi Stati membri, alle istituzioni dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, chiedendo a questi organismi che continuino a chiedere l'avvio di un'inchiesta internazionale indipendente sui fatti di Andizhan e comunichino al governo dell'Uzbekistan la propria preoccupazione per la situazione dei diritti umani. FINE DEL COMUNICATO Roma, 20 settembre 2005 Il rapporto Uzbekistan: Lifting the siege on the truth about Andizhan e' disponibile in lingua inglese all'indirizzo: http://www.amnesty.org/ Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it # Le comunicazioni effettuate per mezzo di Internet non sono affidabili e # pertanto Amnesty International non si assume responsabilita' legale per i # contenuti di questa mail e di eventuali allegati. L'attuale infrastruttura # tecnologica non puo' garantire l'autenticita' del mittente ne' dei # contenuti di questa mail. Se Lei ha ricevuto questa mail per errore, e' # pregato di non utilizzare le informazioni in essa riportate e di non # portarle a conoscenza di alcuno. 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