Comunicato Stampa Pax Christi: Come una grande prigione a cielo aperto
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- Date: Fri, 26 Aug 2005 12:21:07 +0200
- Importance: Normal
Comunicato Stampa “Come una grande prigione a cielo aperto” Mentre la stampa di tutto
il mondo sembra applaudire allo sgombero delle colonie israeliane dalla
Striscia di Gaza come a uno storico passo verso la pace e l'opinione pubblica
nazionale e internazionale considera soltanto la necessità di rivalutare la
figura di Sharon e l'operato del suo governo, noi, gruppo di giovani che su
proposta e coordinamento di Pax Christi Italia stiamo percorrendo le strade di
Israele e Palestina ci siamo accorti che la realtà dice anche altro. Siamo partiti e siamo
convinti che la pace si costruisca con dei gesti positivi e propositivi, di distensione e di riconciliazione
e che il ritiro dei coloni da Gaza fosse uno di questi gesti. Siamo partiti e siamo
convinti che lo stare dalla parte delle vittime sia il punto di vista corretto
per costruire la convivenza futura e ci siamo accorti che ancora una volta la
violenza è giocata sulla vita quotidiana di famiglie, di giovani, di bambini di
uomini e di donne spesso vittime di logiche politiche che non tutelano i loro
diritti e la loro dignità. Crediamo che stare con gli
ultimi ci abbia insegnato che la terra è di tutti e che il futuro è come diceva
don Tonino Bello la “conviviliatà” delle differenze e che Palestina e Israele,
come tutto il mondo, abbiano bisogno di uomini e donne costruttori di ponti e
non di muri. Camminando dentro questi
territori osserviamo, incontriamo, sperimentiamo una realtà lontana anni luce
dall'ottimismo sbandierato da media e politici di ogni colore. Sentiamo l'esigenza di
gridare che l'occupazione militare in Palestina non sta affatto finendo. La realtà - nascosta dai
media, ma drammaticamente presente nella vita quotidiana di ogni palestinese -
e' quella che stiamo vedendo in questi giorni: la costruzione ingiusta e
illegale di un muro che continua a ritmi vertiginosi, imprigionando interi
villaggi. Un muro che in realtà imprigiona entrambi i popoli. Vediamo coloni che
illegalmente continuano a occupare, rubare, inquinare e devastare la terra dei
pastori e dei contadini palestinesi, fino ad aggredirli fisicamente. Vediamo
bambini palestinesi già carichi di odio e rabbia che lanciano sassi contro gli
israeliani e ci chiediamo che futuro potranno costruire. Incontriamo persone la cui
vita è resa impossibile a causa di blocchi e check-point che, inutili ai fini
della sicurezza, servono invece a impedire la libertà di movimento, a umiliare
e fiaccare la volontà di resistenza di un intero popolo. Vediamo
quotidianamente perquisizioni, umiliazioni e sbeffeggiamenti nei confronti dei
palestinesi da parte di soldati e coloni che sembrano agire al di sopra di ogni
legge, con sassaiole e bastonate gratuite, diventate ormai normalità. E Gaza? Gli abitanti di
Hebron, Bilimn, Al Tuwani (città e villaggi della West Bank) ci testimoniano
che molti dei coloni sgomberati da Gaza si stanno reinsediando in Cisgiordania,
occupando altri territori palestinesi. I media israeliani
riportano che 500 coloni saranno trasferiti ad Ariel (la più grande colonia in
Cisgiordania), 51 famiglie a Ma’ale Adummim (alle porte di Gerusalemme) e altri
ad Ofra (vicino a Ramallah). Ci sembra di poter parlare,
più che di un "disimpegno" da Gaza, di una semplice
"ridistribuzione" dei coloni. Tutto questo in
Cisgiordania, mentre la "Striscia liberata" rimane sotto il controllo
militare di Israele. “Gaza rimane sotto occupazione – dice monsignor Michel
Sabbah, patriarca latino di Gerusalemme e presidente internazionale di Pax
Christi – come una grande prigione a cielo aperto. A meno che in futuro i
confini non siano posti sotto un controllo internazionale” (Gerusalemme, 26
agosto 2005). Ma la Striscia attualmente
é circondata da ogni lato da soldati israeliani che controllano entrate e uscite:
il controllo dei cieli è appannaggio di Israele, i porti sono in mano agli
ex-occupanti, servizi come acqua, luce, posta, gas e telefono dipendono dalla
incerta generosità delle autorità israeliane. Ci sembra che la pace con
l’impegno di tutti sia ancora da costruire. Pax Christi Italia –
Campagna “Ponti e non muri” Gerusalemme, 26 agosto 2005 Per contatti: Nandino
Capovilla (capo-delegazione), 00972/0545419669 Segreteria Nazionale Pax
Christi 055/2020375 ______________________________________ Mosaico di pace Rivista
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