25°anniversario della strage di Bologna



   
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Riceviamo e inoltriamo volentieri, con preghiera di diffusione

Il discorso di Paolo Bolognesi nell'occasione del 25° anniversario della
Strage di Bologna

Venticinque anni fa, il 2 agosto 1980, in questa stazione, in un sabato di
sole in cui una miriade di cittadini erano intenti a vivere un normale
giorno d’estate, una bomba collocata da terroristi fascisti causò una
strage, 85 morti e 200 feriti.
Mani fasciste, poi coperte dai vertici della Loggia massonica P2, causarono
morte, terrore e distruzione, tante vite travolte, tanti sogni spezzati,
tante speranze svanite in un attimoLa più grande strage italiana in tempo
di pace, voluta e attuata per colpire ancora una volta una città simbolo,
la nostra Bologna.
Bologna, come  l’Italia intera, seppe reagire all’orrore del terrorismo
fascista: quel giorno, tutti hanno fatto con dignità la loro parte per
limitare il numero dei morti, perché i feriti fossero subito curati, perché
i parenti fossero tutti informati al più presto.
Questo straordinario senso civico nel corso degli anni non è mai venuto
meno, sostenendoci sempre anche nei momenti più difficili durante i
processi, quando menzogne, depistaggi e delegittimazioni tentavano in ogni
modo di allontanare la verità e di coprire mandanti ed esecutori
dell’attentato.
Nel manifesto di quest’anno abbiamo scritto:



I FAMILIARI DELLE VITTIME IMPEDISCONO
 CON LE ARMI DELLA VERITA’ E DELLA GIUSTIZIA
 LA RISCRITTURA DELLA STORIA
 L’OCCULTAMENTO DELLA VERITA’ SULLE STRAGI
 LA LIQUIDAZIONE DELLA MEMORIA.

In tutti questi anni la nostra associazione, unitamente ad altre, ha
ottenuto che la memoria su questi avvenimenti non si spegnesse; abbiamo
denunciato all’opinione pubblica tutti i tentativi di riscrivere le
sentenze e riabilitare i terroristi, ma abbiamo la certezza che questo
lavoro deve continuare per arrivare ad una consapevolezza sempre più estesa
capace di impedire qualsiasi manipolazione e qualsiasi colpo di spugna
revisionista di un periodo tragico della vita della nostra repubblica.
Oggi, grazie al loro silenzio, sono tutti in libertà. Degli esecutori
materiali e dei depistatori sappiamo nomi e cognomi: sono Giuseppe Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro, terroristi fascisti pluriomicidi, sono il
generale Musumeci e il colonnello Belmonte allora ai vertici del SISMI,
servizio segreto militare, assieme al generale Santovito, sono il
faccendiere Francesco Pazienza e il gran maestro della Loggia massonica P2
Licio Gelli che gestivano nell’ombra i nostri servizi segreti.
I mandanti e gli ispiratori politici della strage non sono ancora stati
giudizialmente individuati. L’argomento è stato ripreso in una recente
fumosa intervista dal Senatore Cossiga. Sarebbe ora che il Presidente
Emerito Senatore Francesco Cossiga si decidesse ad assumersi tutte le sue
responsabilità senza porre condizioni, sarebbe ora che spiegasse come mai
si è circondato, nei momenti più delicati della vita politica italiana, di
piduisti. Sarebbe ora che rendesse pubblico il motivo della grande
attenzione che lo porta, da sempre, a sponsorizzare i pluriomicidi Mambro e
Fioravanti. Ed è proprio grazie ad una raccomandazione del Senatore Cossiga
che i responsabili di Comunione e Liberazione hanno invitato Francesca
Mambro,insieme con la terrorista delle Brigate Rosse Nadia Mantovani al
Meeting dell’Amicizia dell’agosto scorso.
Non solo come parenti delle vittime, ma soprattutto come cittadini, non
troviamo parole per esprimere il senso di profonda amarezza che ha
suscitato in noi quella sciagurata scelta dell’ospite e l’infamia degli
applausi che gli sono stati tributati.
La stessa amarezza ci ha pervaso pochi mesi dopo, quando si è diffusa la
notizia che Mambro e Fioravanti  sarebbero stati gli ospiti d’onore durante
una kermesse elettorale col Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
anche lui già iscritto alla loggia massonica P2 (tessera n 1816)
Negli stessi giorni in cui da tutto il mondo pervenivano, soprattutto ai
giovani, messaggi di amore per la pace e di condanna del terrorismo, il
commissario della Croce Rossa Maurizio Scelli aveva pensato bene di
propinare ad una platea di ragazzi, i due volgari assassini e stragisti
come esempio da seguire.
Per un pugno di voti si stravolge l’etica della politica, utilizzando senza
scrupoli la popolarità criminal-mediatica dei due terroristi, cancellando i
valori su cui si fonda la Repubblica.
Un progetto indegno dalle finalità ambigue, che solo la grande protesta
dell’opinione pubblica democratica ha potuto impedire. E’ insorta un’Italia
che non dimentica. Se si voleva valutare il polso del Paese, se si voleva
vedere se la coscienza degli italiani era addormentata al punto da
accettare anche tali immoralità, la società civile ha risposto forte e
chiaro, e ha risposto No.
I due terroristi sono stati lasciati frettolosamente a casa. I messaggi di
solidarietà pervenutici sono stati tantissimi e abbiamo avuto  la conferma
che non siamo i soli a notare l’inquietante trattamento di favore che, da
sempre, accompagna gli esecutori materiali della strage di Bologna.
Sono infatti sempre più numerosi coloro che si chiedono come mai Mambro e
Fioravanti, con i loro 6 ergastoli e 218 anni di condanne siano da tempo
ormai. Sono sempre di più i cittadini  che si chiedono come possono dire di
aver espiato  le loro colpe, se hanno scontato solo 2 mesi di carcere per
ogni persona uccisa. Sono sempre di più  i cittadini  che si domandano
perché non vengono mai pubblicate le foto di tutte le altre vittime della
furia omicida di Mambro e Fioravanti, perché nessun quotidiano ricorda i
loro nomi.
Ma noi, quei nomi, quelle persone, ce le ricordiamo: sono Roberto
Scialabba, Antonio Leandri , Maurizio Arnesano, Franco Evangelista,
Francesco Mangiameli, Enea Condotto, Luigi Maranese, Giuseppe de Luca.
Marco Pizzari, Francesco Straullu, Ciriaco di Roma, Alessandro Caravillani
e Mario Amato. E al Giudice Mario Amato vogliamo dedicare qualche parola in
più perché, a 25 anni dal suo assassinio, la figura di quest’uomo onesto e
coraggioso ancora ci commuove e costituisce un debito di vita e di
insegnamento.
Mario Amato è stato il primo magistrato romano che, dopo l’uccisione di
Vittorio Occorsio, ha tentato una lettura globale del terrorismo nero,
intuendo che si trattava di un ambiente con legami e diramazioni ad
altissimi livelli. Il lavoro che svolgeva era difficile e gli ostacoli si
trovavano anche nel suo stesso ufficio. La presenza accertata fra i
militanti dei NAR di Alessandro Alibrandi, figlio di un magistrato,
induceva a inquietanti benevolenze di magistrati e polizia verso
quell’area. E proprio dei NAR stava scoprendo retroscena, collegamenti e
progetti, ma Mario Amato fu lasciato solo.
Il 13 giugno 1980, poche settimane prima della strage di Bologna, in una
audizione al CSM, rivelò la sua intuizione sulla pericolosità dinamitarda
delle bande armate neofasciste; 10 giorni dopo fu ucciso per ordine di
Mambro e Fioravanti, che festeggiarono l’evento con ostriche e champagne.
E anche dopo, ai processi per quell’omicidio come al processo per la strage
, mostrarono arroganza e disprezzo nei confronti dei parenti delle vittime,
ridendo loro in faccia ed esibendosi in effusioni amorose durante le
udienze.
Ci pensino coloro che fanno a gara per invitare questi due squallidi
personaggi a conferenze e convegni.
Ci pensino quei registi  e produttori senza scrupoli che pensano di fare un
film sulla vita dei due stragisti, trattando le loro vittime alla stregua
di comparse, quando invece spesso sono state, come nel caso di Mario Amato,
dei giganti morali.
La storia del terrorismo, “l’esperienza umana” che merita d’essere
raccontata non è quella degli assassini rossi e neri, ma quella delle loro
vittime, quella delle persone che hanno visto i colleghi più validi cadere
per difendere la democrazia, quella di chi aveva paura ad uscire di casa o
a prendere un treno, quella di chi, quel giorno, ha dovuto lacerarsi gli
abiti per trasformarli in bende, quella di chi ha dovuto respirare odore di
polvere da sparo mentre qualcuno li voleva convincere che era stata
l’esplosione di una caldaia, quelli che, con la pelle sporca di polvere e
sangue hanno trasportato e assistito le vittime di questa orrenda strage,
 quella di chi è dovuto crescere senza una madre o un padre, invecchiare
senza un compagno o senza un figlio. E’ la storia di persone comuni che
quel 2 agosto di 25 anni fa hanno scavato con le mani tra le macerie Ed è
anche la storia di chi, dalla parte giusta, magistrati, forze dell’ordine,
giornalisti, sindacalisti, si è opposto alla follia assassina di esaltati
come Mambro e Fioravanti.
E’ la storia di eroi civili come l’avvocato Ambrosoli e il giudice Emilio
Alessandrini, come Guido Rossa e Emanuele Petri, come Walter Tobagi e Carlo
Casalegno, come Massimo D’Antona e Marco Biagi.
Anche per loro, anche per voi-oggi non possiamo tacere.
Anche per loro e anche per voi, tanti anni fa, noi parenti delle vittime,
ci siamo costituiti in Associazione assieme a Torquato Secci che ne è stato
per sedici anni Presidente, volendo trasformare un progetto di morte quale
è stata la strage, in un progetto di vita, per ridare voce a quegli stessi
valori democratici che quell’eccidio aveva violato.
Anziché scegliere la strada sterile della vendetta, abbiamo voluto
percorrere quella più lunga e impegnativa della ricerca di giustizia e
verità. Da allora esigiamo rispetto della democrazia e della trasparenza e
non ci stanchiamo di denunciare lo scandalo di un Paese in cui giace in un
cassetto da ventuno anni la nostra proposta di legge d’iniziativa popolare
per “l’abolizione del segreto di Stato nei delitti di strage e terrorismo”,
lo scandalo di un paese in cui è lettera morta la “Legge quadro per il
sostegno delle vittime di reato”, è uno scandalo che la legge 206 in favore
delle vittime del terrorismo, approvata all’unanimità dal Parlamento, non
sia applicata e si costringa le vittime a umiliazioni per ottenere quanto
previsto; mentre per leggi ad personam ci sono corsie preferenziali che ne
permettono l’approvazione e l’attuazione in tempi da record. Non ci
stanchiamo di denunciare al Ministro della Giustizia la situazione di
incredibile privilegio di cui continua a godere lo stragista Fioravanti,
che nell’aprile dell’anno scorso ha ottenuto la libertà condizionale, pur
non avendone i requisiti.
Fioravanti e la moglie Mambro hanno recentemente respinto le lettere con le
quali i parenti delle vittime intendevano interrompere la prescrizione per
il risarcimento dei danni derivati dai loro reati. Un tale arrogante
comportamento, sintomo inequivocabile di assenza del minimo ravvedimento,
doveva comportare la revoca immediata del beneficio, cosa che invece non è
avvenuta.
Il Ministro Castelli, che non ha indagato sulla Magistratura di
sorveglianza di Roma, così spesso ha elargito premi non meritati a questi
due assassini.
Ma Castelli, dice di essere un uomo tutto di un pezzo, dice di essere dalla
parte di Abele e di combattere Caino. In realtà ha chiuso l’Osservatorio
per la tutela delle vittime di reato. Ma non si è fermato a questo. Chi
sbaglia, dice,deve pagare. Tutti meno uno: il neofascista Cicuttini, nel
1972 segretario di una sezione del Movimento Sociale, condannato
all’ergastolo in via definitiva quale autore  per la strage  di Peteano.
Questo Ministro ha espresso per ben due volte parere favorevole a che
Cicuttini, dopo 26 anni di latitanza, venisse espatriato in Spagna per
scontare la pena pur sapendo che, in quel paese, Cicuttini, difeso dall’On.
Fragalà di AN, sarebbe stato amnistiato e così sottratto ad ogni pena. Solo
le ripetute decisioni della Corte d’Appello di Venezia hanno impedito che
si realizzasse quell’indegno disegno.
L’ex Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri si è personalmente
impegnato per bloccare l’emissione di un francobollo celebrativo del 25°
anniversario della strage di Bologna e non a caso ha utilizzato una
intervista per difendere i vecchi camerati Mambro e Fioravanti e perorare
atti di clemenza, seguito a ruota dal collega di partito e ministro Gianni
Alemanno.
Questi sconcertanti episodi, dimostrano ancora una volta che chi difende
gli esecutori della strage di Bologna si schiera contro i parenti delle
vittime, contro la verità e contro la memoria.
Nell’anno in corso non sono mancati neppure opportunistici interventi di
chi, come Paolo Mieli, per spiegare la strage alla stazione non ha esitato
a riesumare la fantomatica pista internazionale indicata da Gelli e già
smascherata come depistaggio.
Vecchi e nuovi depistatori oggi  cercano di condizionare la corretta e
democratica informazione con lo strumento masmediatico attraverso
interviste e trasmissioni televisive d’inquietante disinformazione.
Denunciamo con fermezza, l’ennesimo tentativo di utilizzare in maniera
impropria gli enormi strumenti della commissione parlamentare Mitrokhin al
fine di negare la verità sulla strage ed elaborare fantasiosi teoremi. Si
tratta, con la copertura istituzionale, di un vergognoso tentativo di
cancellare la matrice fascista della strage, come riconosciuto dalla
sentenza definitiva del 23 novembre 1995 emessa dalla Corte di
Cassazione.per sostenere una inesistente pista internazionale.
In un epoca di revisionismi  su ordinazione, dove c’è chi propone di
abolire la festa del 25 aprile, giorno della Liberazione e chi vuole
equiparare i partigiani ai repubblichini, gli eroi ai boia, le vittime ai
carnefici, non stupisce che la terrorista Mambro la più sanguinaria e più
impunita della storia del nostro Paese possa dichiarare con disinvoltura
che il terrorismo è nato dalla Resistenza e che lei è stata condannata per
la strage in quanto fascista.
Da sempre noi opponiamo alle menzogne i fatti, alle sensazioni le prove,
alle irresponsabili critiche revisioniste le risultanze processuali. Anche
per questo nel 2004 abbiamo completato l’archiviazione informatica di tutti
gli atti processuali in collaborazione  col Centro di Documentazione
Storico Politico  sullo Stragismo, affinché chiunque possa informarsi e
fondare un’opinione seria e meditata su ciò che è stato.
Grazie anche a questa nostra faticosa opera di diffusione, di conoscenza e
informazione , ormai tutti i cittadini onesti hanno capito che Mambro e
Fioravanti non sono stati condannati perché fascisti, ma perché hanno
massacrato decine di persone e che la campagna innocentista allestita è un
ennesimo tentativo di depistaggio.
Gli stragisti e i loro amici hanno grandi e potenti mezzi  per propinare le
loro versioni distorte, false e interessate, ma la vostra presenza al
nostro fianco qui , oggi, ci conferma che non dobbiamo lasciare il nostro
Paese e la sua storia in balia della prepotenza dei più ricchi e dei più
forti, perché cancellare la verità e riscrivere la storia in modo fazioso è
contrario alle più elementari regole della democrazia.
Noi oggi operiamo, pur con tante difficoltà, in un paese democratico,
fondato su valori di libertà radicati sul sacrificio di quanti persero  la
vita per conservarceli, e sul senso del dovere di quanti si prodigarono per
affermarli.
Vogliamo qui ricordare le vittime del terrorismo internazionale a cui
esprimiamo tutta la nostra solidarietà.
Grazie di essere con noi, dalla vostra presenza trarremo la forza di
continuare a difendere la verità, la memoria,la democrazia.



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