repressione globale



The Terminal
Giuliano Santoro

Claudio Dionesalvi, collaboratore di Carta e "sovversivo" di Cosenza è uno
dei tredici che il pm Fiordalisi vorrebbe far arrestare per aver "turbato
l'ordine economico dello stato" attraverso un'associazione a delinquere
denominata Rete del Sud ribelle. Rischia anni di carcere, ma lui se la
ride. Non perché non la prenda seriamente, la faccenda. Ma perché ha
imparato, da ultrà del Cosenza [prima che da attivista, insegnante,
mediattivista e tant'altro] che "sarà una risata che vi seppellirà".
Così, l'altro giorno, quando ci ha mandato un articolo per spiegare perché
lui e Loredana, la sua compagna, stavano partendo per il Chiapas, da ultrà
del Cosenza ha detto, ridendosela: "Impaginatelo solo quando sarò arrivato
in Messico".
Più che di scaramanzia meridionale, si trattava di un presentimento. Perché
stamattina Claudio e Loredana erano all'aeroporto di Fiumicino per
imbarcarsi per Città del Messico, quando un signore si è avvicinato e gli
ha fatto sapere che gli Stati uniti non "l'autorizzavano a volare sopra il
loro territorio".
Così, il viaggio che Claudio aspetta da dieci anni, da quando ha scoperto
gli zapatisti non ci sarà. Voleva portare la sciarpa rossoblù del Cosenza
tra i passamontagna, e si ritrova come il protagonista di "The terminal",
il film di Steven Spielberg che racconta la storia di un uomo bloccato in
aeroporto. "Quando Franz, gli altri fratelli veneziani e tutti gli ultrà
disseminati in mezza Europa hanno ideato e costruito il progetto 'Stadio
del Bae', ho capito che dovevo andare in trasferta in Chiapas e portare
nello zaino la sciarpa rossoblu con la scritta "Come on wolves" - scriveva
Claudio prima di partire, vedendosi già tra caracoles e pinguini - In
dialetto: 'Via lupi via'. Spero di incontrare Elìas Contreras. Sogno di
fare quattro chiacchiere col pinguino e con le altre creature conosciute
nei racconti del subcomandante. È quel punto di vista che m'attrae. Il
punto di vista di chi ama passionalmente la propria terra ma ragiona in
chiave globale, senza smettere di giocare con la palla e le parole".
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L'autoritarismo ha bisogno
di obbedienza,
la democrazia di
DISOBBEDIENZA