mai morti 27giu05 a genova




Genova - Porto Antico - piazza delle Feste

Lunedì 27 giugno 2005 - ore 21.30

ingresso 10 euro





MAI MORTI

Serata a sostegno del Genoa Legal Forum

per i processi del G8 2001



testo e regia Renato Sarti

con BEBO STORTI

luci Fausto Perri

tecnico Luca De Marinis

organizzazione Paolo Cantù

produzione TEATRO della COOPERATIVA



Mai Morti è uno spettacolo di “successo”, ma non nel senso più comune del
termine. È uno spettacolo che fa notizia perché fa discutere, divide gli
spettatori, fa arrabbiare, emozionare e commuovere. In sintesi: non può
lasciare indifferenti e spesso scatena reazioni “forti” (che purtroppo sono
arrivate addirittura alle minacce contro attore e regista).

Il testo di Renato Sarti, presentato nella sua forma breve alla Maratona di
Milano nel luglio 2000, è stato prodotto nella versione completa da
Teatridithalia e ha debuttato nel febbraio 2002 al Teatro dell'Elfo di
Milano.

È affidato a Bebo Storti il difficile compito di dare voce a questo
nostalgico delle “belle imprese” del ventennio fascista, oggi impegnato in
prima persona a difesa dell’”ordine pubblico”, contro viados,
extracomunitari, zingari e drogati.

Mai Morti era il nome di uno dei più terribili battaglioni della Decima
Mas. A questa formazione, che operò a fianco dei nazisti nella repressione
antipartigiana, e al magma inquietante del pianeta fascista il personaggio
guarda con delirante nostalgia. È una figura di fantasia, ma tragicamente
realistica: Renato Sarti, drammaturgo autore da sempre impegnato sui temi
della memoria storica, ha voluto ripercorrere, attraverso i racconti di un
uomo “mai pentito”, episodi della nostra storia ampiamente documentati, per
far riflettere, in modo diretto e crudo, su quanto, in Italia, il razzismo,
il nazionalismo e la xenofobia siano ancora difficili da estirpare.

Durante una notte milanese dei nostri giorni il protagonista si sveglia e
si abbandona ai ricordi degli episodi a lui più “sacri, lontani, cari”.
Evoca il bell’agire della Ettore Muti, banda fascista che Mussolini elevò a
legione autonoma per l’opera di repressione, durante gli scioperi del marzo
del 1944 a Milano, che rimarrà tragicamente nella memoria della città per
la ferocia delle torture praticate a centinaia di antifascisti all’interno
del Piccolo Teatro di via Rovello. Rivive la strage della comunità copta di
Debrà Libanos, situata a novanta chilometri da Addis Abeba, dove nel 1937
il viceré Rodolfo Graziani e il generale Maletti Pietro Senior si resero
protagonisti dell’eccidio di 2000 fra fedeli e diaconi. Accenna all’uso
indiscriminato e massiccio dei gas da parte dell’esercito italiano in
Africa contro le popolazioni civili. E ancora rievoca alcune delle più
orribili imprese portate a termine dalla Decima Mas (che oggi si cerca di
far passare per una pacifica combriccola di patrioti) nel Canavese e in
Friuli nell’estate-autunno del 1944.

Anche il passato più prossimo, e il nostro presente, animano i suoi sogni a
occhi aperti: siamo nella Milano incandescente del 1969 quando “ai funerali
di piazza Fontana si doveva fare il gran botto finale. Bastava un ordigno,
uno solo e nemmeno ad alto potenziale. La ressa, qualche nostro provocatore
avrebbe scatenato un cataclisma, controllabile da un regime dai valori e,
soprattutto, dai muscoli forti tipo quello greco dei colonnelli. (…) Allora
si che si riusciva a scaraventare anarchici tranquillamente dalla finestra,
raccontare frottole a destra e a manca e farla comunque sempre franca”.



Un monologo che cerca di rammentare, a chi se lo fosse dimenticato o non
l’avesse mai appreso, che la parola antifascismo ha ancora un fondamentale
e profondo motivo di esistere.