comunicato degli imputati del SUD RIBELLE nel processo per cospirazione politica a Cosenza



comunicato degli imputati del SUD RIBELLE nel processo per cospirazione
politica a Cosenza


Oggi a Cosenza nuova udienza per il processo contro la rete del Sud Ribelle.
Gli imputati hanno divulgato il seguente comunicato:


Diritto di resistenza

In tutta Italia, e addirittura con mandati di cattura oltreconfine, in
Francia e in Spagna, si moltiplicano azioni repressive con arresti di
compagne e compagni, attivisti politici dei movimenti, ad opera di alcune
procure da sempre distintesi nell'infame campagna di restrizione dei
diritti e delle libertà.
In particolare le procure di Roma e di Bologna in questi giorni sono
iperattive: il loro normale compito di difendere le leggi dei potenti e la
giustizia degli ingiusti, sembra sostituito da vere e proprie campagne di
criminalizzazione contro chi lotta o anche semplicemente esprime il suo
pensiero. Per i servitori togati dello stato, spesso di sinistra,
l'importante è colpire chi si batte contro la vergogna dei lager per
migranti, chi lotta per il diritto alla casa e al reddito, chi partecipa ad
iniziative di sostegno alle lotte del sud del mondo, chi si batte contro la
guerra.
Negli ultimi giorni, dopo l'indicazione diretta del ministro degli interni
Pisanu, vi sono state decine di persone incarcerate con accuse supportate
solo da teoremi, proprio come avviene nel nostro processo di Cosenza.
Proprio come avviene anche nel processo contro i manifestanti a Genova.
Associazione sovversiva, associazione a delinquere, compartecipazione
psichica, eversione all'ordine democratico, finalità di terrorismo,
cospirazione politica contro lo stato: queste sono le formule utilizzate
per giustificare il sequestro nelle carceri, ai domiciliari, al confino di
oppositori politici scomodi. E ovviamente questo è il modo di lanciare un
messaggio, nel puro stile mafioso che contraddistingue chi comanda, a tutti
e tutte noi: chi si ribella, o anche
pensa solo di ribellarsi, alle ingiustizie, paga caro. Questo in un quadro
complessivo che vede restringere sempre più gli spazi sociali del dissenso,
dalle limitazioni ormai totali del diritto di sciopero all'incremento
esponenziale dell'uso dei dispositivi di controllo sulle persone. La guerra
permanente è anche questo. Ma la solidarietà, che
esprimiamo a tutti coloro che oggi patiscono carcere e restrizioni a causa
dello stato, non può bastare. Contro la guerra, anche quella scatenata con
i mandati di cattura e i processi politici, è necessario articolare
resistenza, esprimere il diritto di resistenza. Che significa certo
continuare a fare ciò che facciamo, lottare, ma anche far diventare un
problema politico e sociale per tutti il tema della restrizione dei diritti
e delle libertà. E' necessario aprire una nuova stagione di lotte che abbia
al suo interno la battaglia per l'amnistia e l'indulto, che si ponga il
problema del sostegno articolato e moltitudinario alle rivolte che
scoppiano all'interno dei lager per migranti, denunciando e attaccando
fuori chi lucra sulle sofferenze come moderno e privato carceriere. E'
necessario che tutti attiviamo reti sociali e di pressione contro la
sorveglianza video/audio/digitale che impesta la nostra vita e su cui ormai
costruiscono totalmente ogni provocazione giudiziaria. E' necessario che
contribuiamo a che nascano circuiti di difesa legale e di critica, anche
dall'interno, dei dispositivi della legalità a senso unico. Tante, tante
cose ci sono da fare. Ognuno magari con le sue differenze, i suoi percorsi,
le sue convinzioni. Ma dobbiamo fare tutti qualcosa. Da qui può partire la
sconfitta dei cani da guardia di un mondo inaccettabile.

Compagne e compagni processati in corte d'assise
a Cosenza per sovversione e cospirazione politica


Mercoledì 22 giugno 05