The experiment



The experiment

E’ come il film the experiment, cambiano solo i numeri e i personaggi, niente secondini apparentemente e niente prigionieri fino alla fine, ma persone che si sono accollate il rischio di un vero esperimento camuffato in una grande lotta.
Si parla di 240 persone che messe nella condizione di non avere una casa, un letto, un posto che li rende sicuri decidono di occupare il dormitorio dove prima potevano solo dormire e rimanere dalle otto di sera alle otto di mattina.
Ad appoggiarli una decina, poi con il tempo una ventina di supporter che si prendono carico di occuparsi politicamente della questione e di sollevare a livello pubblico il problema, la richiesta di un nuovo dormitorio che rimanga aperto tutto l’anno e che garantisca un posto a tutti quei 4,000 senza tetto a Milano e 11,000 nella sola Lombardia che rappresentano quelle 240 persone da cui l’esperimento è partito.
Si vuole denunciare le malefatte del Comune, la negligenza di chi, come Tiziana Maiolo fa finta di occuparsi dei senza tetto quando non sa neppure chi gestisce i dormitori milanesi a suo dire, perchè noi lo sappiamo che lei lo sa, lo deve sapere in quanto Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Milano.
Chi gestisce alcuni dormitori milanesi come quello di Via Maggianico per l’emergenza freddo è comunque la progest spa, una società conosciuta anche a Bolzano per le sue inchieste e le sue inadempienze, con a capo Garavello come presidente, un tipo della lega nord con qualche precedente a carico con poca importanza visto che gli viene affidato un’appalto così grande sbeffeggiando anche i city angels che perdono la gara contro la progest.
Si vogliono denunciare le condizioni delle persone che messe in una situazione di incertezza ogni giorno non possono garantirsi un futuro certo in una società che richiede al contrario certezza e dinamismo soprattutto, cosa che per chi ha più di una certa età risulta difficile e impraticabile.
Messi in una condizione di assoluta tranquillità le 240 persone riescono ad autogestirsi più o meno facilmente, ci sono casi in cui alcuni vengono cacciati perchè bevono, altri perchè scassinano macchinette delle bibite solo per potersi comperare le sigarette, altri iniziano a sviluppare manie di protagonismo capibili considerato il fatto che a nessuno è mai importato nulla di loro, ci sono scene raccapriccianti quando segretari e assistenti sociali cercano di preoccuparsi del problema singolo e non collettettivo dopo anni che conoscono queste persone e sanno a memoria le problematiche che hanno portato ognuno di loro alla strada o peggio ancora a rimanere soli, persone malate e disabili.
Ricordo il caso di A. al quale è stata negata la possibilità di dormire ad Ortles, l’unico dormitorio pubblico a Milano aperto tutto l’anno solo perchè aveva le crisi epilettiche e avrebbe dovuto essere seguito, ricordo i numerosi casi di chi doveva procurarsi i soldi per le medicine e non sapeva come fare.
Dura la lotta, tanta la convinzione, chi rimane ci crede veramente e dopo il primo sgombero da circa 240 si passa a 43 persone.
Si viene trasferiti in un luogo più sicuro, neanche più di tanto visto che anche questo è sotto sgombero da mesi , non ci sono più sicurezze e certezze, e i secondini iniziano a crescere tra quelli che la lotta l’hanno iniziata e sostenuta fin dall’inizio.
Le certezze sono rare e difficili da trovare, ma se per una sola settimana o tre come lo è stato per quando erano a Maggianico riesci a trovare protezione e tranquillità nei gesti quotidiani che ti mancano come non svegliarti con il punto interrogativo di dove andrai o di poter girare la domenica in ciabatte per casa tua ed esserne felice e ti permetti di sperare perfino che duri, forse allora ti stai reinserendo in un contesto sociale che ti hanno sempre richiesto e imposto e ci arrivi facendo in prima persona l’esperienza di capire cosa significhi autogestirsi e convivere e condidividere quello che hai e che puoi dare con altri.
La lotta rimane accesa, le rivendicazioni da portare avanti un pò meno, si instaurano collegamenti e rapporti con l’informazione che per un attimo sembra interessarsi al problema, lei iene girano i loro filmati radio popolare chiama ogni giorno, tutti sembrano sbalorditi dell’energia che si è messa e che continua ad esserci nelle varie decisioni e iniziative, poi il tempo passa e l’abitudine ad essere protetti inizia a farsi sentire e l’illegalità allontana chi prima aveva voluto fare i suoi scoop su giornali e riviste.
Il posto sicuro non è vivibile, ma rappresenta una sicurezza, quante persone sognano di essere seguite e di avere anche solo un muro sopra la testa dove potersi rifugiare, quante persone sognano di cambiare vita in questo esperimento, alcune si affidano alle istituzioni, l’s.o.s. aiuto messo a disposizione del Comune solo per il gruppo di Maggianico, eggià caso vuole che in questo posto situato in stazione centrale appena si chiede un posto letto l’unica domanda che viene rivolta è il nome e da dove si proviene, si sbircia una lista, tutti quelli che a Maggianico vi dormivano prima del 22 aprile hanno la prorità sugli altri, il Comune aveva previsto tutto.
Altri trovano finalmente una casa dove poter passare i domiciliari senza essere costretti ad andare in carcere, altri continuano la lotta e altri semplicemente sopravvivono in balia delle decisioni altrui, altri invece accettano le soluzioni singole e si spostano in altri dormitori.
E’ difficile avere chiara costantemente la lotta da perseguire, troppe le difficoltà, troppo il silenzio e l’astio , costante l’indifferenza, troppe manie di protagonismo che in una problematica grande e importante come questa dividono e smembrano chi l’ha fatta nascere e crescere.
A volte chi ha il potere in mano se lo lascia sfuggire diventando egli stesso aguzzino di se stesso.
Si decide per un’altra occupazione e la si organizza, ma va male.
Va male perchè sfortunatamente ci si mette contro non con il Comune, ma con lo stato e con un’azienda privata con appalti da 3.000.000 di euro, a cui non gli e ne frega nulla di sapere come e perchè si è arrivati ad occupare un posto come quello, non arriva lo sgombero, si capisce che si è sbagliata strada e si va via come nello stesso modo ci si è arrivati.
Si cerca una soluzione affrettata ed in questo l’esperimento ha la sua riuscita, rimane come sempre chi ha più energie, chi ha più convinzione, gli altri cercano altre vie, si decide di rioccupare il dormitorio che per un mese per molti ha rappresentato la propria casa, ma non tutti sono daccordo e chi non lo è viene scartato e messo da parte perchè ritenuto non più basilare alla lotta, si occupa ma dopo mezzora la celere come sempre arriva e preannuncia l’ennesimo sgombero da lì a poco.
Rimangono in nove, si ritorna nel posto invivibile perchè è l’unico appoggio che si ha, la situazione è cambiata radicalmente da quei giorni di aprile dove tutto era possible perchè si era in tanti e a crederci erano non tutti ma quasi tutti, i quei quasi tutti che riuscivano perfettamente a gestire sia la questione politica, sia la questione umana che doveva esserci per poter affrontare ogni singola di queste persone che aveva magari solo il bisogno di essere finalmente ascoltata.
Loro si definiscono i sopravvisuti alla lotta e forse lo sono davvero, ma per cosa si lotta adesso?
Per un posto, un nuovo dormitorio aperto tutto l’anno, per un letto, per il diritto ad esistere ed avere una casa per cosa?
La cosa paradossale tra le tante è che si è combattuto perchè il modo di operare di istituzioni e associazioni cambiasse quando a meno di due mesi il modo di operare di queste è stato riprodotto alla perfezione proprio da coloro che hanno fatto nascere questa lotta per un miglioramento della vita dei senza tetto, metaforicamente i prigionieri una volta liberi diventano essi stessi aguzzini della propria libertà che una volta acquisita per la paura di perderla la si difende perfino capovolgendo logiche e razionalità.
Il gruppo di Maggianico non esiste più, cosa sia successo perchè ciò accadesse bisognerebbe domandarselo tutti, se esisterà ancora una coscienza collettiva così forte solo da sperarlo.
Sta alle persone coinvolte ora più di prima fare in modo che il “modello Maggianico” possa continuare ad esistere, unicamente a loro la decisione se continuare o fermarsi e riprendere un percorso che si è perso di vista.


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