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IL CONTRARIO DI UNO (Montesole e il potere)
- Subject: IL CONTRARIO DI UNO (Montesole e il potere)
- From: Francesco Lauria <francescollauria at yahoo.it>
- Date: Mon, 23 May 2005 07:53:58 +0200 (CEST)
"L'immaginazione è più importante che il sapere"
Einstein
"Due non è il doppio, ma il contrario di uno, della
sua solitudine.
Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato".
Erri de Luca
Certo continuare a cercare un filo di analisi e di
creativa riflessione su ciò che sta avvenendo in
questi giorni all'Ulivo ed alle sue foglie è
difficile, complicato.
Ebbi il mio primo sussulto politico nel 1995 quando,
sedicenne, distribuii alcuni volantini contro la
deriva del Partito Popolare Italiano (allora ancora
dotato del simbolo dello scudo crociato) che Rocco
Buttiglione stava suicidando nella mani di Silvio
Berlusconi.
Anche allora ci fu una ben più drammatica, incerta,
decisiva conta.
Ma l'esito numerico della conta, praticamente
paritario non valeva quasi nulla poichè l'uno (e cioè
il partito dei cattolici democratici, almeno quello
prevalente) si scindeva in due.
Non era possibile una sintesi.
Il risultato fu ovviamente opposto a quello indicato
nella frase di Erri de Luca che ho utilizzato, ma fu
una separazione necessaria, dettata dalla storia del
tempo.
Quel tempo che aveva frantumato il "metapartito" DC e
che aveva sacrificato la terza via martinazzoliana
sotto il giogo di un bipolarismo che si era fatto
dogma ed era portato avanti arrogante e necessario
dagli sgambetti del destino.
L'incontro ci fu dopo.
I cristiano sociali che da subito avevano aderito alla
"gioiosa macchina da guerra" di Achille Occhetto (poi
inceppatasi) urlavano ai popolari che non era il tempo
della solitudine, ma della chiarezza e
dell'alternativa al neopopulismo berlusconiano.
Fu così che nacque l'idea della difesa della
repubblica per la costruzione, o meglio la
purificazione (non riuscita) della "nuova" repubblica.
Fu così che dall'eremo affascinante e sanguinante di
Montesole il vecchio saggio Giuseppe Dossetti intuiva
la rivoluzione in permanenza (per usare un concetto
caro a Prouhdon) necessaria per riprendere in mano il
vento di un cambiamento distorto e distorcente.
Fu così che prese forma l'Ulivo nella difesa della
Costituzione Repubblicana.
Non nacque a Roma, in un hotel, non fu frutto di
chissà quale accordo o manifestazione...
Fu frutto del silenzio.
Le parole, le canzoni furono trovate dopo.
Furono innalzate nel momento della vittoria.
L'incontro tra postdemocraticicristiani e post
comunisti così rimandato dalla storia e dal sangue di
un uomo in una renault 4 rossa 18 anni prima si faceva
resurrezione di un'idea vincitrice in quel lontano
1996.
La sintesi di tutto questo fu resa possibile da Romani
Prodi.
Non tanto per meriti propri, grazie al suo esistere,
ma proprio per il suo essere, incrocio, incontro,
paradosso diritto di culture.
Ora pochi hanno riflettuto compiutamente su cosa abbia
distrutto quell'incontro.
L'incontro non è stato distrutto dalle identità.
Dall'"eccesso di culture.
L'incontro è stato distrutto nel giro di due anni
dall'incontro inglobante con il POTERE.
E' il potere ad aver distrutto l'Ulivo, non un voto in
meno in quella ulteriore conta, questa volta
parlamentare...
Il testardo Arturo Parisi non troverà mai il famoso
voto mancante di quel 1998.
Il voto mancante se lo era portato via il potere.
E' di questo che io ho paura.
Non dello scontro delle identità, non della scelta dei
contenitori, nemmeno della governabilità.
Io ho paura del potere.
E dei suoi segni...
“Venite a comprarmi” gridavo al mattino, camminando
sulla strada selciata.
La spada in mano, venne il re nel suo cocchio.
Mi prese la mano dicendo: “Ti comprerò con il mio
potere ”.
Il suo potere non contava niente per me, ed egli se ne
andò nel suo cocchio.
Nel caldo del meriggio – le case a porte chiuse –
vagavo sul sentiero tortuoso.
Un notabile mi venne incontro con un sacco d'oro.
Meditò e disse: “Ti comprerò con il mio denaro ”.
Soppesò le sue monete una ad una, ma io mi voltai e
m'allontanai.
Era il crepuscolo: la siepe del giardino era tutta in
fiore.
La fanciulla uscì e mi disse: “Ti comprerò col sorriso
”.
… Il suo sorriso si spense ed essa scoppiò in lacrime.
Poi se ne tornò indietro sola verso l'oscurità.
La sabbia scintillava e le onde del mare si frangevano
in risacca.
Un bimbo lì seduto si trastullava con le conchiglie.
Sollevò la testa; sembrò riconoscermi e disse: “Ti
compro con niente”.
E il baratto concluso nel gioco del bimbo fece di me
un uomo libero.
(Rabindranath Tagore, Luna crescente)
Ecco quel niente, il dono, la gratuità di quel
silenzio quarantennale di Montesole valgono più di
mille parole.
Torniamo a quel silenzio.
Ne usciremo uomini pieni.
Della nostra consapevole sceltà di libertà.
Facendo ben attenzione che però...
"Non si può attraversare il male
credendo di impersonare il bene"
Saluti notturni,
Francesco Lauria
Einstein
"Due non è il doppio, ma il contrario di uno, della
sua solitudine.
Due è alleanza, filo doppio che non è spezzato".
Erri de Luca
Certo continuare a cercare un filo di analisi e di
creativa riflessione su ciò che sta avvenendo in
questi giorni all'Ulivo ed alle sue foglie è
difficile, complicato.
Ebbi il mio primo sussulto politico nel 1995 quando,
sedicenne, distribuii alcuni volantini contro la
deriva del Partito Popolare Italiano (allora ancora
dotato del simbolo dello scudo crociato) che Rocco
Buttiglione stava suicidando nella mani di Silvio
Berlusconi.
Anche allora ci fu una ben più drammatica, incerta,
decisiva conta.
Ma l'esito numerico della conta, praticamente
paritario non valeva quasi nulla poichè l'uno (e cioè
il partito dei cattolici democratici, almeno quello
prevalente) si scindeva in due.
Non era possibile una sintesi.
Il risultato fu ovviamente opposto a quello indicato
nella frase di Erri de Luca che ho utilizzato, ma fu
una separazione necessaria, dettata dalla storia del
tempo.
Quel tempo che aveva frantumato il "metapartito" DC e
che aveva sacrificato la terza via martinazzoliana
sotto il giogo di un bipolarismo che si era fatto
dogma ed era portato avanti arrogante e necessario
dagli sgambetti del destino.
L'incontro ci fu dopo.
I cristiano sociali che da subito avevano aderito alla
"gioiosa macchina da guerra" di Achille Occhetto (poi
inceppatasi) urlavano ai popolari che non era il tempo
della solitudine, ma della chiarezza e
dell'alternativa al neopopulismo berlusconiano.
Fu così che nacque l'idea della difesa della
repubblica per la costruzione, o meglio la
purificazione (non riuscita) della "nuova" repubblica.
Fu così che dall'eremo affascinante e sanguinante di
Montesole il vecchio saggio Giuseppe Dossetti intuiva
la rivoluzione in permanenza (per usare un concetto
caro a Prouhdon) necessaria per riprendere in mano il
vento di un cambiamento distorto e distorcente.
Fu così che prese forma l'Ulivo nella difesa della
Costituzione Repubblicana.
Non nacque a Roma, in un hotel, non fu frutto di
chissà quale accordo o manifestazione...
Fu frutto del silenzio.
Le parole, le canzoni furono trovate dopo.
Furono innalzate nel momento della vittoria.
L'incontro tra postdemocraticicristiani e post
comunisti così rimandato dalla storia e dal sangue di
un uomo in una renault 4 rossa 18 anni prima si faceva
resurrezione di un'idea vincitrice in quel lontano
1996.
La sintesi di tutto questo fu resa possibile da Romani
Prodi.
Non tanto per meriti propri, grazie al suo esistere,
ma proprio per il suo essere, incrocio, incontro,
paradosso diritto di culture.
Ora pochi hanno riflettuto compiutamente su cosa abbia
distrutto quell'incontro.
L'incontro non è stato distrutto dalle identità.
Dall'"eccesso di culture.
L'incontro è stato distrutto nel giro di due anni
dall'incontro inglobante con il POTERE.
E' il potere ad aver distrutto l'Ulivo, non un voto in
meno in quella ulteriore conta, questa volta
parlamentare...
Il testardo Arturo Parisi non troverà mai il famoso
voto mancante di quel 1998.
Il voto mancante se lo era portato via il potere.
E' di questo che io ho paura.
Non dello scontro delle identità, non della scelta dei
contenitori, nemmeno della governabilità.
Io ho paura del potere.
E dei suoi segni...
“Venite a comprarmi” gridavo al mattino, camminando
sulla strada selciata.
La spada in mano, venne il re nel suo cocchio.
Mi prese la mano dicendo: “Ti comprerò con il mio
potere ”.
Il suo potere non contava niente per me, ed egli se ne
andò nel suo cocchio.
Nel caldo del meriggio – le case a porte chiuse –
vagavo sul sentiero tortuoso.
Un notabile mi venne incontro con un sacco d'oro.
Meditò e disse: “Ti comprerò con il mio denaro ”.
Soppesò le sue monete una ad una, ma io mi voltai e
m'allontanai.
Era il crepuscolo: la siepe del giardino era tutta in
fiore.
La fanciulla uscì e mi disse: “Ti comprerò col sorriso
”.
… Il suo sorriso si spense ed essa scoppiò in lacrime.
Poi se ne tornò indietro sola verso l'oscurità.
La sabbia scintillava e le onde del mare si frangevano
in risacca.
Un bimbo lì seduto si trastullava con le conchiglie.
Sollevò la testa; sembrò riconoscermi e disse: “Ti
compro con niente”.
E il baratto concluso nel gioco del bimbo fece di me
un uomo libero.
(Rabindranath Tagore, Luna crescente)
Ecco quel niente, il dono, la gratuità di quel
silenzio quarantennale di Montesole valgono più di
mille parole.
Torniamo a quel silenzio.
Ne usciremo uomini pieni.
Della nostra consapevole sceltà di libertà.
Facendo ben attenzione che però...
"Non si può attraversare il male
credendo di impersonare il bene"
Saluti notturni,
Francesco Lauria
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