Newsletter Osservatorio Iraq n° 7/05








OSSERVATORIO IRAQ
Newsletter 07/2005


E' pronto, o almeno lo sembrerebbe, il nuovo governo iracheno, dopo
settimane di discussioni e di tentativi di mediazione tra le varie forze
politiche attualmente presenti in parlamento.
Un governo che non nasce sotto ottimi auspici, in mezzo a una escalation di
violenza, che ha visto, fra l'altro, l'uccisione - avvenuta la scorsa
settimana - di una delle deputate elette.
Intanto, l'Alleanza Irachena Unita (la coalizione sciita che ha vinto le
elezioni) comincia a perdere pezzi: se ne vanno tre parlamentari (tutti
sunniti), accusando il gruppo di essere troppo legato alla visione religiosa
sciita. Una accusa respinta dal Primo Ministro al Jaafari, che in una
intervista
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=984>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=984)
al settimanale americano Newsweek sostiene che sarà "il primo ministro di
tutti gli iracheni".

In attesa di capire chi saranno i prossimi ministri, vale la pena di
osservare da vicino
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=965>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=965)
quelle che sono attualmente le massime cariche dello stato, dal Consiglio
di  Presidenza al Presidente dell'Assemblea nazionale di Transizione.
Una classe politica che è stata in larga parte determinata dagli Usa, i cui
"aiuti" non sono andati solo alla "ricostruzione" economica, ma anche a
quella politica, come ben analizza Herbert Docena in un suo articolo
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=988>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=988)
dello scorso autunno.

E altrettanto significativo è vedere le posizioni di alcune delle
organizzazioni religiose, civili e sindacali in Iraq, delle quali i media
occidentali non parlano.
Il Consiglio degli Ulema
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=980>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=980)
chiede l'unità nazionale come un mezzo per costruire lo stato e tenerlo
insieme, rivendicando l'assoluta autonomia dalle autorità di occupazione;
la Federazione dei Consigli Operai e dei Sindacati in Iraq
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=981>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=981).
Chiede che venga organizzata una Conferenza di liberazione, che comprenda
tutte le forze politiche irachene, per porre fine all'occupazione e
ricostruire la società civile. La stessa federazione, assieme ad altre
forze politiche, ha dato vita all'Iraqi Freedom Congress, che ha da poco
reso noto il suo manifesto
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=969>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=969)
e il suo statuto
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=970>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=970).

Non si arriva a conclusione, invece, nella richiesta di giustizia per le
torture che sono avvenute e che ancora avvengono in Iraq. Gli Usa hanno
deciso
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=978>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=978)
che non ci sono responsabilità della catena di comando per quanto avvenuto
nel carcere di Abu Ghraib, ma non tutti ci stanno. C'è anche chi ha deciso
di autorganizzarsi
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=995>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=995),
cercando la possibilità di presentare una denuncia collettiva nei confronti
degli Usa.
A farlo è uno dei prigionieri ora rilasciati di Abu Ghraib, che ad Amman
organizza incontri tra gli ex detenuti e un gruppo di avvocati. Gli Usa
però non sono accusati solo per le torture nelle carceri, ma anche di
appoggiare e finanziare le milizie illegali in Iraq, alcune delle quali
operano come veri e propri "squadroni della
morte",(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=976>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=976)
utilizzati in "operazioni speciali" in diverse zone del paese.
E' difficile però che gli Usa vengano condotti davanti a un tribunale, per
questo come per altri casi, come ben spiega Antonio Cassese
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=996>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=996)
in una intervista pubblicata da Peacereporter.

Continua intanto la violenza quotidiana in Iraq, frutto anche di scelte
errate o troppo di comodo delle stesse truppe di occupazione, come nel caso
di Mosul
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=950>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=950).

E niente di tutto questo deve far dimenticare la vita di tutti i giorni, il
coraggio di chi lavora
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=98>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=98)
sotto le minacce e le bombe, o di chi sopravvive faticosamente a uno stato
sociale ormai del tutto inesistente, come gli anziani
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=953>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=953).


Il 17 aprile sono morti a Baghdad
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=949>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=949),
a causa di una autobomba sulla strada per l'aeroporto, Marla Ruzicka,
americana e coordinatrice di Civic (Campagna per le vittime innocenti nei
conflitti) e Faiz, il suo accompagnatore e collega iracheno. Una ulteriore
 testimonianza del fatto che questa guerra non risparmia nessuno.

E si fa sempre più difficile il lavoro delle Ong, soprattutto per quelle
che non vogliono vivere "embedded"
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=986>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=986)
come avrebbero desiderato gli Usa, e di chiunque voglia cercare di capire e
di raccontare
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=974>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=974)
quella società.



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