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Newsletter Osservatorio Iraq n° 7/05
- Subject: Newsletter Osservatorio Iraq n° 7/05
- From: "Un Ponte per...ufficio stampa" <stampa at unponteper.it>
- Date: Tue, 3 May 2005 16:09:17 +0200
OSSERVATORIO IRAQ Newsletter 07/2005 E' pronto, o almeno lo sembrerebbe, il nuovo governo iracheno, dopo settimane di discussioni e di tentativi di mediazione tra le varie forze politiche attualmente presenti in parlamento. Un governo che non nasce sotto ottimi auspici, in mezzo a una escalation di violenza, che ha visto, fra l'altro, l'uccisione - avvenuta la scorsa settimana - di una delle deputate elette. Intanto, l'Alleanza Irachena Unita (la coalizione sciita che ha vinto le elezioni) comincia a perdere pezzi: se ne vanno tre parlamentari (tutti sunniti), accusando il gruppo di essere troppo legato alla visione religiosa sciita. Una accusa respinta dal Primo Ministro al Jaafari, che in una intervista (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=984>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=984) al settimanale americano Newsweek sostiene che sarà "il primo ministro di tutti gli iracheni". In attesa di capire chi saranno i prossimi ministri, vale la pena di osservare da vicino (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=965>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=965) quelle che sono attualmente le massime cariche dello stato, dal Consiglio di Presidenza al Presidente dell'Assemblea nazionale di Transizione. Una classe politica che è stata in larga parte determinata dagli Usa, i cui "aiuti" non sono andati solo alla "ricostruzione" economica, ma anche a quella politica, come ben analizza Herbert Docena in un suo articolo (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=988>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=988) dello scorso autunno. E altrettanto significativo è vedere le posizioni di alcune delle organizzazioni religiose, civili e sindacali in Iraq, delle quali i media occidentali non parlano. Il Consiglio degli Ulema (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=980>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=980) chiede l'unità nazionale come un mezzo per costruire lo stato e tenerlo insieme, rivendicando l'assoluta autonomia dalle autorità di occupazione; la Federazione dei Consigli Operai e dei Sindacati in Iraq (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=981>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=981). Chiede che venga organizzata una Conferenza di liberazione, che comprenda tutte le forze politiche irachene, per porre fine all'occupazione e ricostruire la società civile. La stessa federazione, assieme ad altre forze politiche, ha dato vita all'Iraqi Freedom Congress, che ha da poco reso noto il suo manifesto (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=969>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=969) e il suo statuto (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=970>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=970). Non si arriva a conclusione, invece, nella richiesta di giustizia per le torture che sono avvenute e che ancora avvengono in Iraq. Gli Usa hanno deciso (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=978>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=978) che non ci sono responsabilità della catena di comando per quanto avvenuto nel carcere di Abu Ghraib, ma non tutti ci stanno. C'è anche chi ha deciso di autorganizzarsi (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=995>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=995), cercando la possibilità di presentare una denuncia collettiva nei confronti degli Usa. A farlo è uno dei prigionieri ora rilasciati di Abu Ghraib, che ad Amman organizza incontri tra gli ex detenuti e un gruppo di avvocati. Gli Usa però non sono accusati solo per le torture nelle carceri, ma anche di appoggiare e finanziare le milizie illegali in Iraq, alcune delle quali operano come veri e propri "squadroni della morte",(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=976>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=976) utilizzati in "operazioni speciali" in diverse zone del paese. E' difficile però che gli Usa vengano condotti davanti a un tribunale, per questo come per altri casi, come ben spiega Antonio Cassese (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=996>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=996) in una intervista pubblicata da Peacereporter. Continua intanto la violenza quotidiana in Iraq, frutto anche di scelte errate o troppo di comodo delle stesse truppe di occupazione, come nel caso di Mosul (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=950>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=950). E niente di tutto questo deve far dimenticare la vita di tutti i giorni, il coraggio di chi lavora (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=98>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=98) sotto le minacce e le bombe, o di chi sopravvive faticosamente a uno stato sociale ormai del tutto inesistente, come gli anziani (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=953>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=953). Il 17 aprile sono morti a Baghdad (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=949>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=949), a causa di una autobomba sulla strada per l'aeroporto, Marla Ruzicka, americana e coordinatrice di Civic (Campagna per le vittime innocenti nei conflitti) e Faiz, il suo accompagnatore e collega iracheno. Una ulteriore testimonianza del fatto che questa guerra non risparmia nessuno. E si fa sempre più difficile il lavoro delle Ong, soprattutto per quelle che non vogliono vivere "embedded" (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=986>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=986) come avrebbero desiderato gli Usa, e di chiunque voglia cercare di capire e di raccontare (<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=974>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=974) quella società. <http://www.osservatorioiraq.it/>www.osservatorioiraq.it mail: <mailto:info at osservatorioiraq.it>info at osservatorioiraq.it
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