Newsletter Osservatorio Iraq n° 6/05






OSSERVATORIO IRAQ

Newsletter 06/2005

1-15 aprile 2005



La politica ha caratterizzato le ultime due settimane in Iraq. Non solo
quella istituzionale, ma quella di piazza. In piazza infatti sono scese
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=927>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=927
)  centinaia di migliaia di persone: non il milione annunciato, ma
sicuramente una imponente manifestazione nazionale con una parola d’ordine
chiara e condivisa: via le truppe dall’Iraq.

A livello istituzionale la questione invece non è così chiara, se il curdo
Talabani accoglie Rumsfeld come un fratello e dichiara che le truppe non
sono occupanti, ma amiche.

I curdi scherzano sul fuoco, come sostiene
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=888>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=888)
Fahmi Hweydi?  intanto il futuro di Kirkuk non si discute
(http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=947)
, in attesa dei nuovi sviluppi.

Si attendono quindi le prossime scadenze, secondo un calendario
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=919>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=919
)  che non è sicuro possa essere rispettato.

A non poter attendere sono sicuramente alcune fasce della popolazione, e
soprattutto i bambini: l’indice di malnutrizione
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=928>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=928
) è aumentato del doppio dall’inizio della guerra, e molti di loro chiedono
l’elemosina
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=897>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=897
)  per le strade. Nel paese continua a mancare l’acqua
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=914>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=914
) , nell’assenza della ricostruzione delle infrastrutture. Sono quantità
enormi di denaro che vengono stornate, con un livello di corruzione
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=885>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=885
)  altrettanto enorme.

Alla continua privatizzazione del paese si oppongono i sindacati
indipendenti, come quello dell’industria del petrolio. Hassan Juma’a Awad
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=921>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=921
) ,  capo della Basra Oil Union , racconta in una intervista il loro
lavoro, e chiede il sostegno internazionale.

In sindacato si organizzano anche i giornalisti
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=922>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=922)
, che a due anni dall’attacco al Palestine scrivono al Pentagono per
chiedere ancora una volta l’apertura di una inchiesta indipendente.

C’è qualcosa che non cambia in Iraq, e sono i rapporti umanitari sulla
situazione nelle prigioni: una rivolta a Camp Bucca
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=929>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=929)
 è stata denunciata dalla Croce Rossa, di torture si parla anche per la
prigione di Diwaniya
http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=939).

E se da Fallujah continuano ad arrivare denuncie
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=933>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=933
) sempre più pesanti, altre Fallujah si preparano ogni giorno :
bombardamenti su Al Qaim
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=935>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=935
) , arresti a Wassit, e le finte battaglie che servono a far credere che la
situazione è sotto controllo, come già avvenuto in Vietnam
(<http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=920>http://www.osservatorioiraq.it/modules/wfsection/article.php?articleid=920)
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