25 APRILE, IN PIAZZA



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IL 25 APRILE, IN PIAZZA PER CELEBRARE LA RESISTENZA, CI SARANNO ANCHE LA
BANDIERE PALESTINESI. ANCHE SE DARANNO QUALCHE DISPIACERE A QUALCUNO.

Arriva il 25 aprile - quest'anno assai più significativo degli altri per
via del sessantesimo anniversario e del revisionismo storico orchestrato
dal governo della destra - e come al solito cominciano i "mal di pancia"
contro la presenza di bandiere palestinesi alle manifestazioni. I primi
sintomi si erano manifestati nell'aprile del 2002 nella leadership
bertinottiana del PRC che era stata messa sotto pressione dalla lobby
filoisraeliana (ma invece di reagire iniziò la sua ritirata strategica
sulla solidarietà con la Palestina). Lo scenario si E' ripetuto nell'aprile
del 2004. Una decina di bandiere palestinesi a Roma e qualcuna di più a
Milano furono l'occasione per una polemica indecente scatenata dalle lobby
filosharoniane in Italia. Lo abbiamo affermato allora e lo riaffermiamo
oggi. Le bandiere della Palestina sono in perfetta sintonia con gli ideali
e la storia della Resistenza in Italia, in Europa e nel mondo. E' la
bandiera israeliana - nonostante l'esistenza e la resistenza all'interno di
quel paese di forze progressiste e antifasciste - che rappresenta tutt'oggi
un simbolo di oppressione coloniale. Operazioni di maquillage sulla realtà
di Israele oggi o l'occultamento delle bandiere palestinesi non servono a
nascondere una realtà che E' percepita come tale dalla maggioranza di
buonsenso nel nostro e in altri paesi. Cambino le cose in Medio Oriente e
cambierà anche questa percezione. Dal 1994 nessuno percepisce la bandiera
del Sudafrica come quella del regime dell'apartheid. E solo cinque anni
prima nessuno si sarebbe immaginato che il "nero" Nelson Mandela potesse
diventare Presidente di quello Stato. Per diventare simboli di libertà non
si può continuare a sostenere e finanziare un sistema coloniale che opprime
il popolo palestinese.

Invitiamo tutte le compagne e i compagni, anche quest'anno, ad essere in
piazza il 25 aprile con le bandiere palestinesi, con quelle partigiane, con
quelle rosse, con quelle arcobaleno, con quelle irachene, con quelle
cubane, con quelle venezuelane e bolivariane, con quelle di tutti coloro
che resistono all'imperialismo.

Forum Palestina

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UN INDICATORE DEI "MAL DI PANCIA" sul 25 aprile

Il quotidiano L'Opinione di martedì 12 aprile 2005 pubblica un articolo di
Stefano Magni titolato "La comunità ebraica contro la sinistra" che
riportiamo:

Il 25 aprile sono sempre di più le bandiere palestinesi che soffocano le
poche bandiere israeliane. Eppure il nascente Stato di Israele (allora
ancora "focolare nazionale" non ancora riconosciuto) partecipò alla
campagna di liberazione dell'Italia con la Brigata Ebraica, mentre i
Palestinesi, negli stessi anni della II Guerra Mondiale, erano alleati dei
Nazisti. Yasha Reibman (portavoce della comunità ebraica milanese), Davide
Romano (segretario nazionale dell'Associazione Amici di Israele), David
Parenzo (giornalista televisivo), Riccardo Pacifici (portavoce della
Comunità Ebraica di Roma) e Andrée Ruth Shammah (direttore del Teatro
Franco Parenti di Milano), in questi giorni hanno lanciato un appello
all'Ucei, l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, perché incomincino a
reagire a questa continua distorsione della storia: "Ai sopravvissuti alla
Shoà negli incontri nei licei" - si legge nel testo dell'appello - "viene
puntualmente chiesto, nella più assoluta indifferenza - e talora con la
complicità - della maggior parte dei professori, il perché dei
comportamenti 'nazisti' di Israele. Il 25 aprile E' ormai abitudine a
Milano che le organizzazioni ebraiche e la Comunità partecipino al corteo
dietro allo striscione della Brigata Ebraica e con molte bandiere
israeliane al seguito. Ma per farlo devono usufruire della scorta delle
forze dell'ordine. Tale situazione E' inaccettabile". "Proseguendo su
questa strada il 25 aprile non sarà più il mio giorno della liberazione" -
ci spiega Yasha Reibman - "Eppure dovrebbe anche essere il mio giorno della
liberazione, perché segna la fine dell'occupazione nazi-fascista". Il
portavoce della Comunità Ebraica milanese spiega che non si tratta solo di
una questione di bandiere, ma di un fenomeno grave: "Già E' grave la
diffusione di notizie false, come quando si paragona il terrorismo alla
Resistenza, Abu Ghraib ad Auschwitz o si parla di 'sterminio di Jenin'. Ma
ancor più grave E' che, così facendo, si solletica un antisemitismo che
sopravvive, sottotraccia, in tutta Europa: se l'Ebreo E' un nazista, si
pensa, allora E' legittimo sparargli, bruciargli le Sinagoghe… dalle parole
ai fatti, il passo E' molto breve". Ma da dove arriva questo nuovo
negazionismo storico? "Credo che il senso di colpa per quello che E'
avvenuto in Europa nella II Guerra Mondiale non sia mai stato superato" -
risponde Yasha Reibman - "Se sostieni che le vittime di ieri sono i
persecutori di oggi, in un certo senso, ti liberi del senso di colpa. Se
non si distingue più tra vittime e colpevoli, dire che tutti sono colpevoli
equivale a dire che nessuno lo E'". Ma non solo: "Sempre più falsi storici
prodotti dai nazisti" - aggiunge Davide Romano - "vengono riciclati dalla
propaganda araba e ci ritornano in Europa ripuliti della sigla originaria
solo perché sono passati dal mondo arabo, riproposti con un nuova etichetta
così che qualcuno ci creda ancora". Il percorso di riciclaggio E' anche
abbastanza evidente. Secondo Davide Romano: "Mi viene da pensare ai molti
incontri che vengono fatti, anche in buona fede, tra gli esponenti
no-global ed esponenti del mondo arabo. In questi incontri si parla,
legittimamente, di uguaglianza e di giustizia sociale, ma quando si tocca
il tema di Israele, quel minimo di guardia che i no-global dovrebbero
tenere alta, si abbassa e lascia passare tutti gli slogan antisemiti
fabbricati dalla propaganda araba