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Israele/Territori Occupati: Donne e conflitto, la storia non racconta
- Subject: Israele/Territori Occupati: Donne e conflitto, la storia non racconta
- From: press at amnesty.it
- Date: Thu, 31 Mar 2005 10:15:55 +0200
# Questa lista per la distribuzione delle informazioni # e' gestita dalla Sezione Italiana di Amnesty International. # Questo messaggio viene elaborato e inviato automaticamente. Si # prega di non rispondere a questo messaggio di e-mail in quanto non # vengono controllate eventuali risposte inviate al relativo indirizzo COMUNICATO STAMPA CS 40 -2005 ISRAELE / TERRITORI OCCUPATI: DONNE E CONFLITTO, LA STORIA NON RACCONTATA "Al checkpoint c'erano molti soldati ma non ci considerarono? allora mi riparai dietro un blocco di cemento e partorii lì, in mezzo alla sporcizia, come una bestia. Dopo pochi minuti mia figlia morì tra le mie braccia?" (Rula Ashtiya, costretta a partorire in mezzo alla strada nei pressi del posto di blocco di Beir Furik, dopo che i militari israeliani le avevano impedito di raggiungere un ospedale di Nablus) Rufayda Qaoud, una ragazza palestinese di 17 anni, è stata stuprata da due fratelli e uccisa dalla madre quando è emerso che era rimasta incinta. L'omicida, che si è giustificata dicendo che doveva proteggere l'onore della famiglia, è rimasta impunita. In un nuovo rapporto pubblicato oggi, Amnesty International ha chiesto alle autorità israeliane e palestinesi di assumere misure concrete per porre fine alla sofferenza delle donne palestinesi, colpite dal conflitto in ogni aspetto della loro esistenza. "Le donne palestinesi pagano il prezzo dell'escalation del conflitto e di decenni di occupazione israeliana e al contempo, all'interno della società palestinese, sono soggette a un sistema di leggi e regole che pregiudica la loro uguaglianza" ? ha dichiarato Cecilia Nava, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International. Il rapporto esamina l'impatto sulle donne della spirale di violenza e del livello senza precedenti di limitazioni di movimento imposto da Israele nei Territori Occupati, e denuncia l'aumento della violenza contro le donne all'interno della famiglia nonché l'effetto delle leggi e delle pratiche discriminatorie. Le restrizioni imposte dalle autorità israeliane hanno determinato tassi record di povertà, disoccupazione e problemi sanitari per l'intera popolazione dei Territori Occupati. Le limitazioni di movimento, il rifiuto o il divieto di passaggio ai checkpoint, i blocchi e i coprifuoco causano complicazioni a catena alle donne che hanno bisogno di cure mediche, con esiti in diversi casi mortali. Decine di donne sono state costrette a partorire ai posti di blocco o in strada, perdendo in diversi casi i loro neonati a causa del divieto di passaggio imposto dai militari israeliani. La paura di non essere in grado di raggiungere un ospedale in tempo per partorire è diventata una delle principali ragioni di ansia per le donne palestinesi. "Come potenza occupante, ai sensi della Quarta Convenzione di Ginevra, Israele ha l'obbligo di garantire adeguate cure mediche alla popolazione palestinese di Gaza e della Cisgiordania, specialmente alle donne in gravidanza. Tuttavia, Israele ignora sistematicamente quest'obbligo e spesso l'esercito impedisce l'accesso ai servizi sanitari alle donne, ai bambini e agli uomini" ? ha denunciato Nava. Le organizzazioni mediche hanno segnalato con preoccupazione l'elevata percentuale di donne in gravidanza sofferenti di anemia e la bassa probabilità di vita delle donne colpite da tumore al seno nei Territori Occupati. "I blocchi e le restrizioni imposti da Israele hanno altre conseguenze negative per la popolazione palestinese: impediscono l'accesso al lavoro e alle strutture educative e la isolano dalle proprie famiglie e dalle reti di sostegno. Tutto questo risulta particolarmente negativo per le donne che vivono lontane dai propri parenti e che vanno incontro a difficoltà e abusi nel corso delle loro relazioni matrimoniali" ? ha aggiunto Nava. Dalla fine del 2000 l'esercito israeliano ha distrutto oltre 4000 abitazioni e vaste aree di terreno agricolo, lasciando decine di migliaia di palestinesi (la maggior parte dei quali donne e bambini) senza casa e in condizioni di indigenza. Le donne subiscono le conseguenze peggiori delle distruzioni, anche a causa delle successive tensioni familiari che ne scaturiscono. Negli ultimi quattro anni, Amnesty International ha registrato un aumento della violenza contro le donne, dovuto alla crescente militarizzazione e al conseguente peggioramento della situazione economica e della sicurezza, che hanno esacerbato i problemi già esistenti di disuguaglianza di genere e il controllo degli uomini sulle donne nella società palestinese. Le leggi vigenti discriminano le donne e prevedono scarsa, se non nulla protezione, per le vittime della violenza familiare. Le forze dell'ordine e le istituzioni giudiziarie palestinesi spesso non vogliono o non possono far rispettare la legge e l'operatività delle forze di sicurezza è stata fortemente penalizzata dall'esercito israeliano. È più difficile per le vittime sporgere denuncia quando si tratta di violenza familiare o di questioni di "onore", che nella società palestinese sono considerate affari privati. Sebbene non vi siano statistiche attendibili, negli ultimi quattro anni la violenza contro le donne in famiglia ? comprendente gli abusi sessuali, gli stupri e i cosiddetti "omicidi d'onore" ? nei Territori Occupati è aumentata, eppure spesso i responsabili non vengono sottoposti a processo. Le donne e le ragazze palestinesi rischiano di essere uccise dai loro familiari e sovente i blocchi e le restrizioni imposti dall'esercito israeliano impediscono loro di fuggire in un luogo sicuro. "L'Autorità Palestinese deve prendere misure concrete per sradicare la violenza contro le donne e impedire, indagare e punire queste violazioni dei diritti umani. La dirigenza palestinese deve modificare tutte le leggi che discriminano le donne, inclusi gli articoli del codice penale che prevedono sanzioni lievi per i crimini commessi per motivi di onore o l'assenza di pena per gli stupratori che sposano le proprie vittime" ? ha sottolineato Nava. Israele deve porre fine al regime dei blocchi e delle restrizioni attualmente imposto nei Territori Occupati, assicurare l'immediato passaggio e l'accesso a cure mediche adeguate alle donne in gravidanza e a chiunque altro abbia bisogno di assistenza e cessare di distruggere le abitazioni e le proprietà dei palestinesi. FINE DEL COMUNICATO Roma, 31 marzo 2005 Il rapporto "Israel and The Occupied Territories: Conflict, occupation and patriarchy: Women carry the burden" è disponibile all'indirizzo: http://www.amnesty.org Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224, cell. 348-6974361, e-mail: press at amnesty.it *************************************************************************** Paola Nigrelli Ufficio Stampa Amnesty International - Sezione Italiana Via G.B. 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