LETTERA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA



condivido e diffondo
anna

----- Original Message -----
From: <mailto:yuro.doc at inwind.it>Tusio De Iuliis
To: <mailto:ambarile at fermobiologico.it>anna
Sent: Sunday, March 27, 2005 7:58 PM
Subject: from Tusio

LETTERA APERTA DI PADRE BENJAMIN AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA CARLO
AZEGLIO CIAMPI



Assisi, marzo -  Prendo la libertà di riferirmi al Suo intervento presso
l'Università di Oxford dove, il 17 marzo u.s., ha ricevuto la laurea
Honoris Causa in Diritto civile. Parlando alla nobile assemblea, Lei ha
salutato con soddisfazione il recente vertice UE-USA che "ha segnato il
superamento delle dannose divisioni manifestatesi in occasione del
conflitto in Iraq".

Siamo in grado di credere che è certamente così per i Capi di Governo di
alcuni Paesi europei, ma non di tutti, e meno ancora per l’opinione
pubblica. Ecco perché, Signor Presidente della Repubblica, nell’opinione
pubblica dei Paesi europei la maggioranza (che va a seconda dei Paesi dal
70 all’80 per cento della popolazione) non soltanto è stata ma è sempre
fortemente contraria alla guerra di occupazione militare di un Paese
sovrano membro delle Nazioni Unite.

Questa opinione pubblica non ha ancora digerito le bugie proclamate giorno
dopo giorno per cinque mesi sulle armi di distruzione di massa dell’Iraq.
Non ha digerito il fatto che la comunità internazionale sia stata
ingannata, così come il Consiglio di sicurezza dell’ONU, con lo scopo
di far votare una risoluzione per disarmare l’Iraq (1441), per poi, una
volta privato del poco che aveva per la sua difesa (nemmeno un aereo da far
decollare), andare a bombardare una popolazione già stremata da 12 anni di
embargo, invadere e occupare unilateralmente il territorio, in violazione
delle Legge internazionale e di tutte le Convenzioni firmate dagli Stati
membri dell’ONU.

L’opinione pubblica, Signor Presidente della Repubblica, non ha superato i
dannosi effetti della “Democrazia Export” con l’arresto arbitrario di
migliaia di iracheni che poi sono stati torturati. Non accetta, l’opinione
pubblica, i 140 mila morti tra uomini, donne e bambini iracheni (dal marzo
2003 a oggi) che si aggiungono al 1,6 milioni di morti a causa dell’embargo
(dati dei rapporti ONU e delle agenzie specializzate) e ai 45 mila morti
durante i bombardamenti del dicembre 1998 e nelle “no fly zone”,
regolarmente aggredite per dieci anni. Un totale di vittime innocenti che
forse arriva ai 2 milioni di morti.

La coscienza dei popoli, grazie a Dio, dimentica difficilmente i genocidi.
L’opinione pubblica non riesce, Signor Presidente, ad accettare che una
Repubblica laica, dove la coabitazione tra cristiani e musulmani era un
esempio per i Paesi arabi (l’Iraq era la più occidentalizzata delle società
arabe), possa avere una Costituzione a carattere teocratico.

Le bombe nelle Chiese e nei negozi cristiani, i rapimenti di bambini
cristiani e una Comunità cristiana che in due anni ha visto oltre 60
mila delle sue anime fuggire all’estero non mi sembra possa essere
considerato dall’opinione pubblica un successo della democrazia.

Da quanto ricevo di corrispondenza e di testimonianze, direi che la gente
mal sopporta di essere presa in giro, ed è stanca degli inganni. L’Iraq è
nel caos totale con 130-150 attacchi al giorno, da Mosul a
Bassora, organizzati dagli oltre 1.200 comandi autonomi di resistenza
contro le forze di occupazione, e intanto si fa credere all’opinione
pubblica italiana che i militari del Bel Paese stanno lì per garantire la
sicurezza al popolo iracheno!

I media ribadiscono ogni giorno che l’Iraq è nelle mani dei terroristi.
Insomma, ammettono che con la “guerra preventiva” contro l’Iraq, che non
minacciava nessuno, si è messo il Paese nelle mani degli estremisti
islamici, i quali, come sappiamo, in Iraq non c’erano, ma adesso sono
presenti.

Al Zarqawi se ne stava in Kurdistan, non in Iraq. Non era a Falluja. E’
stato l’ennesimo inganno della comunità internazionale per giustificare il
massacro di un’intera popolazione, con migliaia di donne e bambini
vittime delle bombe.

La messa in scena dei militari americani, affiancati da un cameraman, che
entrano in una casa di Falluja, dove guarda caso trovano dei documenti
scritti in arabo che proverebbero il passaggio di Al Zarqawi è una
manipolazione grottesca.

Dall’ingrandimento dell’immagine si vede chiaramente che si tratta di una
carta senza una macchia, fresca di stampa, forse portata sul luogo dai
militari delle forze di occupazione. Sarebbe stato così ingenuo Al Zarqawi
da fuggire lasciando dietro di sé dei documenti compromettenti?

Infine, Signor Presidente della Repubblica, penso che la recente
dichiarazione del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, sul ritiro
delle forze armate italiane dell’Iraq, non abbia probabilmente altro
scopo se non di portare l’attenzione dei media e il dibattito il più
lontano possibile dalla vicenda di Giuliana Sgrena e del povero Nicola
Calipari. In effetti, da un giorno all’altro, sembra che sulla loro storia
sia calato un silenzio stampa quasi totale.

Circa la granda mistificazione delle elezioni in Iraq si è superato il
massimo dell’ipocrisia: avrebbe votato il 57 per cento. Ma il 57 per cento
di che cosa? Del 30  per cento della popolazione? Numerose formazioni
sciite, tra cui i seguaci di Moqtada al Sadr, e sono tanti, i sunniti, ed è
la metà della popolazione, molte Tribù e clan non hanno partecipato al voto.

Il 57 per cento del 30 per cento della popolazione avrà soltanto
consegnato all’Iraq un Parlamento di un Paese ingovernabile.

Mi permetto di anticiparLe, Signor Presidente della Repubblica, che questa
grande mistificazione delle elezioni irachene avrà anche l’effetto di
alimentare un disordine crescente nel nord del Paese, con i Curdi in una
situazione geopolitica che inevitabilmente andrà a degenerare in un
conflitto ben più complesso e pericoloso, non solo per l’Iraq, ma per tutta
la regione e l'intero Medio Oriente. RingraziandoLa dell’attenzione,
approfitto della circostanza per porgerLe i miei più distinti saluti, con
sinceri auguri di felice Pasqua di Risurrezione del Signore.

Assisi, 18 marzo

Padre Jean Marie Benjamin