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potete non aprire e cancellare - Riflessioni personali - nulla di globalmente interessante
- Subject: potete non aprire e cancellare - Riflessioni personali - nulla di globalmente interessante
- From: "B" <b.pietrangeli at email.it>
- Date: Thu, 24 Mar 2005 00:20:43 +0100
Erano altri tempi.
E mentre lo dico mi sembra di sentire la voce di mia nonna mentre raccontava i suoi altri tempi. Circa cinque anni fa entrai in queste liste ed erano altri tempi. Forse ero solo diversa io o forse era davvero tutto diverso. Soffiavano altri venti nella casella di posta cinque anni fa. Si discuteva, si, lo si faceva anche allora, in maniera a volte accesa, ma senza sapervi spiegare perchè, vi dico che era diverso. C'erano altri nomi, e sempre mille discorsi da fare, come ci sono adesso. C'erano le persone, prima di tutto. E allora ricordo una mattina che inviai una mail, scoraggiata, davvero scoraggiata, in cui chiedevo di aiutarmi a trovare un motivo per continuare a pensare che servisse davvero a qualcosa mantenere vivo il mio interesse verso certi argomenti; chiedevo di aiutarmi a non cedere al "è tutto inutile". E mi ricordo la risposta di un sacerdote (che se è ancora qui, e ricorda l'episodio, si faccia avanti perchè non ricordo il suo nome) che mi diede respiro, che mi regalò un sorriso e buoni motivi per proseguire. Non mi venne risposto che la mia mail non era di pertinenza all'argomento, non mi venne chiesto di dire nome, cognome, numero di telefono, associazione di riferimento, codice fiscale, tessera sanitaria e analisi del sangue. E mi ricordo Fabio, che doveva laurearsi ma che trovò qualche ora per chiacchierare con me, senza avermi mai vista prima. E mi ricordo Laura e le nostre telefonate. Sono persone di cui non ho più letto le parole, forse allontanatesi silenziosamente dalla lista, forse silenti osservatori ancor oggi. Se qualcuno di voi sta leggendo questa mail chiedo solo che non mi venga risposto "se non ti piace più, lascia la lista" oppure "invia immediatamente nel cestino chi non vuoi leggere" perchè non è questo il punto della questione. Per quanto, si, mi trovo a evidenziare un cambiamento che non mi piace. Un cambiamento che vorrei capire, prima di decidere qualsiasi cosa da fare. Vorrei capire cosa è diverso da allora. Da dove nasce l'intolleranza verso chi è un comune cittadino. Intolleranza intesa nel peso che si dà a quanto viene scritto. Se non ho un numero di fax, allora la mia parola conta meno di chi ha quattro righe di firma condita con numeri di telefono, titoli professionali, e simili. Non chiedo un coro di "non è vero!" perchè nessuno lo ammetterebbe, ma è quello che succede in pratica. E allora penso che stimo Pierluigi Ferrara che si discosta vertiginosamente dal mio pensiero col suo (su Cuba soprattutto!) perchè non mi ha chiesto nessun titolo per discutere con me. Non mi ha chiesto a nome di quale associazione parlassi, non mi ha chiesto nulla di tutto questo. Si è confrontato con me e con le mie idee, in maniera anche accanita, ma lo ha fatto. E seppure non condivide assolutamente il mio pensiero, confrontandosi ha dimostrato, a me, che comunque lo ritiene valido di esser soppesato come un pensiero di un essere umano da confrontare col proprio Nomino Pierluigi, ma come lui ce ne sono altri. Pochi. Purtroppo. E sto qui a domandarmi se il pensiero di una persona qualunque davvero valga meno di quello di un titolato (di qualsiasi titolo si tratti!). Il mondo non è forse fatto da persone comuni che pensano? Mai negli anni passati mi ero trovata in queste liste davanti a una situazione così. E' come se... E' come se si mancasse di semplicità, quella necessaria per capire che esprimere un'idea contrastante a quella di qualcun altro, anche in maniera forte, non significa odiarsi e non significa ritenere che l'altro sia un idiota. La semplicità di accettare che anche le persone comuni pensano e sanno pensare. E mi viene voglia di lasciare tutto questo e tornare a fare il poco che faccio, disinteressandomi delle questioni più grandi e lontane dal mio mondo, sperando che ognuno stia sorridendo al suo vicino che è vecchio e vive solo, come faccio ogni mattina, così che ogni singolo che lo fa diventi insieme agli altri una moltitudine. Disinteressarmi delle grandi questioni che non posso cambiare e in cui il mio pensiero non conta, e fare solo quello che mi compete nel mio essere una persona normale, come ce ne sono miliardi, che non hanno un numero di fax, un numero di telefono da regalare al mondo: raccogliere un bambino per strada e scambiare la sua bicicletta vecchia con la mia nuova che non uso mai, dare i miei ultimi soldi a un vagabondo e tornare a casa senza spesa, perdere ore a parlare con una "gattara" che mi domanda perchè nel mondo non c'è posto per le persone sole, comprare un panino per un barbone che dorme su una scala. Io, persona comune, penso che qui
non ci sia più posto per quelli come me, per quelli che si rifiutano di darsi
un'etichetta che serva ad attirare l'attenzione.
Le mie idee, i miei pensieri non sono migliori o peggiori solo perchè sono stata vittima di qualcosa. Le mie idee, i miei pensieri, sono quello che sono, condivisibili o meno, giusti o errati. Il pensiero di chiunque è quello che è. Va valutato a prescindere dalle qualifiche personali. Qui, in queste liste, abbiamo sempre portato pensieri (parlo per la mia esperienza e per come l'ho sempre vissuta) e un pensiero, anche se non accompagnato da un nome, è un pensiero meritevole. Ognuno di noi, o almeno molti di noi siamo stati vittime di qualcosa o di qualcuno. Qualcuno lo è stato consapevole del proprio rischio, qualcuno probabilmente senza questa consapevolezza, senza possibilità alcuna di modificare gli eventi che lo hanno reso vittima. Io appartengo alla seconda categoria, perchè i bambini non hanno scelta diversa che essere in balia degli eventi e degli adulti. Ma ha un qualche senso ritenere che l'essere una vittima di qualsiasi tipo significhi sentirsi superiori agli altri, in qualche modo? No, non ce l'ha. Ha senso solo ritenere che si è più forti caratterialmente di tanti altri, perchè comunque vada il fondo lo si è già toccato e tutto il resto è niente al confronto. Non intendo etichettarmi come "vittima di ..." per poter esprimere il mio pensiero, ma non voglio nemmeno continuare a leggere una lista in cui avere un'etichetta è una necessità o una presunta necessità perchè il proprio pensiero acquisti valore. Non è un attacco alla lista così come concepita. E' una recriminazione verso alcuni utenti della lista. Io, vittima a mia volta, mi rifiuto di accettare che la condizione di vittima venga usata, o meglio, sfruttata per "darsi un tono". Non ho detto quasi niente di quanto
mi ero riproposta di dire, ma ho scritto con l'anima e, si sa, l'anima va dove
decide lei.
Per ora mi limiterò a non intervenire ulteriormente nelle liste, per riprendermi da sola un po' di coraggio a proseguire. Faccio torto a molti di voi, che
stimo da quanto leggo, aggiungendo che non credo sia più il tempo di cercare qui
sostegno morale quando se ne ha bisogno.
A presto e buon lavoro a
tutti, B ---- |
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