Sulla manifestazione del 19 a Roma



Successo della manifestazione del 19 per il ritiro delle truppe d’occupazione dall’Iraq.

 

Come deliberato dal Forum di Porto Alegre, anche in Italia si è tenuta con una nutrita partecipazione da varie città la mobilitazione in occasione del secondo anniversario dell’invasione dell’Iraq. Oltre cinquantamila persone hanno sfilato per le vie di Roma ribadendo la richiesta dell'immediato ritiro delle truppe. In primis naturalmente di quelle italiane che, nonostante i tentativi governativi di mascherarle da truppe di pace, rimangono truppe d’occupazione per fini di rapina e di oppressione verso il popolo iracheno al servizio degli interessi del capitalismo italiano.

La manifestazione è riuscita nonostante la concomitanza di diverse altre scadenze convocate per la stessa giornata in varie città e nonostante lo scarso rilievo e sostegno dimostrati verso di essa anche dalla stampa “amica” a cominciare dal Manifesto e Liberazione.

Tutto ciò ha reso ancora più importante la manifestazione di Roma che, anche non raggiungendo le cifre di Londra dove hanno sfilato circa 200 mila persone, né quelle di precedenti mobilitazioni, si è caratterizzata per essere una vera mobilitazione autorganizzata, capace di attivizzare le varie anime del pacifismo che mantengono la propria ferma opposizione al prosieguo della presenza delle truppe italiane in Iraq.

Giustamente lo striscione di apertura faceva riferimento alla larghissima e maggioritaria opposizione ancora esistente alla partecipazione italiana all’occupazione irakena. Un dato questo che dovrebbe mettere le ali ai piedi della mobilitazione e che invece viene vissuto con imbarazzo dal centro-sinistra impegnato piuttosto a trovare con il governo Berlusconi una " exit strategy" bipartizan dall'Iraq.

L’altro elemento significativo della mobilitazione di Roma è stato il riconoscimento della importanza della diffusa resistenza proveniente dal popolo irakeno contro l’occupazione coloniale di cui sono fatti oggetto, e di come dal successo delle sue varie forme di opposizione, insieme alle mobilitazione nei paesi occidentali occupanti, possa venire uno stop significativo ala strategia della guerra infinita, di cui si intravedono nuove significative tappe nelle minacce all’Iran e alla Siria.

La mobilitazione del 19 marzo a Roma ha testimoniato la crescente sensibilità e mobilitazione contro le basi militari presenti sul territorio italiano. La campagna di opposizione alle basi sta trovando un suo crescente radicamento e protagonismo nei vari territori, come momento di contrasto più immediato ed efficace alla strumentazione della guerra di aggressione infinita messa in atto dalle potenze occidentali, ma anche contro la minaccia rappresentata dalla presenza di tali basi per le stesse popolazioni in cui sono insediate.

Si tratta ora di dare continuità e di rafforzare tale opposizione per il prossimo futuro, rafforzando quell’autonomia e radicalità del movimento di cui la mobilitazione di Roma è stata una significativa testimonianza che si attendeva da tempo. Adesso è possibile contrastare nei fatti i tentativi di addomesticare il movimento stesso e di farlo diventare un’appendice per giochi parlamentari ed istituzionali da parte di chi, in fondo ritiene che non sia il caso di insistere con il ritiro immediato delle truppe in nome dei superiori interessi nazionali e dell'affidabilità come forza di governo.

 

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