[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
grazie per la solidarietà
- Subject: grazie per la solidarietà
- From: "Movimento Nonviolento" <mao at sis.it>
- Date: Thu, 24 Feb 2005 10:28:32 +0100
PROCESSO D'APPELLO PER IL BLOCCO DEL "TRENO DELLA MORTE" DICHIARAZIONE DI MAO VALPIANA * imputato al processo in Corte d'Appello Venezia, 24 febbraio 2005 Giovedì mattina, 24 febbraio 2005, alle ore 11, mi presenterò al banco degli imputati della Corte d'Appello di Venezia, insieme ad altri amici della nonviolenza. Lo farò con animo assolutamente sereno, e forse anche con un pizzico di orgoglio. Quattordici anni fa, nel febbraio del 1991, nella stazione di Balconi di Pescantina, pochi chilometri a nord di Verona, decidemmo di realizzare un'azione diretta nonviolenta, per fermare un treno che trasportava armi e carri armati dalla Germania al porto di Livorno, poi diretti in Arabia, per la guerra del Golfo. L'azione fu preparata nei minimi dettagli, con serietà e consapevolezza dei rischi cui andavamo incontro, ma persuasi della giustezza di ciò che andavamo a compiere. Con quell'azione eravamo coscienti di non poter fermare la guerra; ma ritardare, anche solo di un'ora, il passaggio di quel treno, aveva un significato, semplice e grande insieme: ognuno ha il potere di fare qualcosa contro la preparazione bellica. Il primo passo è quello di dire no, non collaborare, obiettare, boicottare, resistere, togliere consenso al meccanismo infernale che prepara e realizza la guerra, che è morte e distruzione. Quella fredda sera eravamo sui binari solo con un megafono, una fiaccola, uno striscione, e il treno della morte si è fermato. Straordinaria rappresentazione! Da una parte pochi amici della nonviolenza, forti solo della propria persuasione, dall'altra un treno carico di armi micidiali, che si ferma e diventa impotente. Gli amici della nonviolenza invocano l'articolo 11 della Costituzione "L'Italia ripudia la guerra", e lo Stato manda la polizia a fermarli, arrestarli, denunciarli. E il treno riparte, verso la sua meta di orrore. L'ordine delle cose viene capovolto. Alla polizia che ci trascinò via dai binari non abbiamo opposto resistenza, perché il conflitto che volevamo drammatizzare non era quello con le forze dell'ordine, ma quello con gli eserciti e le loro armi, strumenti istituzionali per realizzare la guerra. Ma la nonviolenza è fiduciosa e non si stanca di ricercare la verità. Con questo spirito affrontammo il processo in primo grado, a Verona, nel gennaio del 1997. Chiedevamo allo Stato di riconoscere la legittimità del nostro agire. Non ci sentivamo imputati, perché non avevamo violato, ma solo obbedito alle leggi: la legge suprema della nostra coscienza "Non uccidere", e la legge suprema della Repubblica "Ripudia la guerra". Grazie al lavoro generoso dei nostri avvocati (Canestrini, Corticelli, Ramadori, Chirco) e alle testimonianze morali di Padre Cavagna ("la guerra è immorale") e di Antonio Papisca ("la guerra è illegittima"), il Giudice ha emesso una sentenza di assoluzione. Una bella sentenza, coraggiosa, meritevole di essere letta nelle scuole. Il Pubblico Ministero, che aveva chiesto una condanna ad otto mesi di reclusione, fece ricorso in Appello. Ed oggi, a 14 anni dal fatto, la giustizia prosegue il suo corso. Anche questa volta il significato simbolico sarà straordinario. La guerra in Iraq c'è ancora, con il suo carico di morte e sofferenza sempre più micidiale, e il nostro paese è partecipe e direttamente coinvolto in quell'orrore, in violazione della legalità internazionale e costituzionale. Per questo me ne starò seduto al banco degli imputati con orgoglio. Orgoglioso di essere stato, quella fredda sera di 14 anni fa, un cittadino obbediente alla Costituzione che ripudia la guerra. Orgoglioso di far parte del Movimento Nonviolento. Alla domanda di rito: "l'imputato ha qualcosa da dire?" risponderò che non mi sento imputato di nulla, che ho fatto solo ciò che in coscienza sentivo di fare, che se l'occasione mi si ripresentasse lo rifarei, perché è nostro dovere opporci alla guerra, che è morte, con la nonviolenza, che è vita. Dai Giudici, che hanno giurato fedeltà alla Costituzione che ripudia la guerra, ci aspettiamo una sentenza di assoluzione e una parola di condanna per la guerra. * Mao Valpiana (Direttore di "Azione nonviolenta", rivista mensile del Movimento Nonviolento, fondata da Aldo Capitini nel 1964) Verona -- _____________________ Movimento Nonviolento via Spagna, 8 37123 Verona tel. 045 8009803 Fax 045 8009212 sito: www.nonviolenti.org War is over (John Lennon)
- Prev by Date: Accanto a Giuliana, per la fine della guerra
- Next by Date: Nablus per Giuliana
- Previous by thread: Accanto a Giuliana, per la fine della guerra
- Next by thread: Nablus per Giuliana
- Indice: