Impero e resistenza. Intervista a Arundhaty Roy



IMPERO E RESISTENZA. INTERVISTA A ARUNDHATI ROY
di David Barsamian

Traduzione di Chiara Ginestra per Information Guerrilla -
www.informationguerrilla.org

Pubblichiamo una lunga intervista inedita alla nota scrittrice e attivista
indiana Arundhaty Roy, dal numero di novembre/dicembre 2004
dell'International Socialist Review.
Arundhati Roy, autrice de "Il Dio delle Piccole Cose" vincitore del
prestigioso Booker Prize, e' tra i piu' autorevoli e appassionati critici
della globalizzazione. I suoi ultimi libri, pubblicati anche in Italia,
sono "L'Impero e il vuoto" e "Guida all'Impero per la Gente Comune",
entrambi editi da Guanda.

L'intervista completa:
http://www.informationguerrilla.org/impero_e_resistenza.htm

Alcuni estratti:

GLOBALIZZAZIONE
Arundhaty Roy: "Abbiamo a che fare con un sistema economico che soffoca la
stragrande maggioranza della popolazione mondiale: 500 plurimilionari hanno
piu' soldi del PIL dei 135 paesi piu' poveri. E questa spaccatura si sta
accrescendo. Nei paesi poveri, infatti, il sistema si sta abbattendo sulla
gente. Non solo l'impero entra nelle loro vite sotto forma di intervento
militare, come in Iraq. Esso arriva anche sotto forma di esorbitanti
bollette dell'elettricita' che non ci si puo' permettere di pagare, sotto
forma di tagli all'erogazione dell'acqua, di licenziamenti, di sradicamenti
dalle proprie terre. Ma la globalizzazione non e' inevitabile, il nostro
compito e' metterla in ginocchio".

PROPAGANDA
"Anche il linguaggio e' stato asservito. Se dici "democrazia", in realta'
stai dicendo neoliberismo. Se dici "riforme", dici repressione. Ogni cosa
e' stata trasformata in qualcos'altro. Ora dobbiamo quindi reclamare il
nostro linguaggio. E' sbagliato pensare che i mass media controllati dalle
corporation supportino il progetto neoliberista. Non lo fanno. Essi SONO il
progetto neoliberista".

RESISTENZA
"Quanto abbiamo fatto e' fantastico, ma non abbastanza. La resistenza
simbolica ha disancorato se stessa dalla reale disobbedienza civile. Quindi
dobbiamo trovare il modo di mettere in pratica seriamente cio' che diciamo,
dobbiamo reimmaginare la resistenza nonviolenta".
"La resistenza irachena sta lottando in prima linea contro l'impero.
Sappiamo che sono un gruppo eterogeneo. Ma questa e' la nostra resistenza,
l'unica che abbiamo, e dobbiamo sostenerla per costringere l'America ed i
suoi alleati ad abbandonare subito l'Iraq".

GUERRA
"La logica che sottosta' al terrorismo e' la stessa logica che sottosta'
alle guerre contro il terrorismo: ambedue ritengono la gente comune
responsabile per le azioni dei propri governi. E il punto e' che Osama Bin
Laden o Al-Qaeda, nel loro attacco dell'11 settembre, misero fine alla vita
di molta gente comune. E che durante gli attacchi all'Afghanistan o
all'Iraq, centinaia di migliaia di iracheni e di afgani hanno pagato per le
azioni commesse dai talebani, o per quelle di Saddam Hussein. La differenza
sta nel fatto che gli afgani non hanno eletto i talebani, cosi come gli
iracheni non elessero Saddam Hussein. Come possiamo quindi giustificare
queste guerre?"

TERRORISMO
"Non si puo' condannare il terrorismo a meno di non condannare le guerre al
terrorismo. Perche', se ogni alternativa che conduce al dissenso non
violento viene chiusa, derisa, rovinata o zittita, verra' sempre e
necessariamente privilegiata la violenza. Quando tutto il tuo rispetto, la
tua ammirazione, la ricerca, l'informazione e l'intera economia sono basate
su guerra e violenza, quando la violenza e' divinizzata, su che basi puoi
condannare il terrorismo? Non possiamo quindi dire ogni volta che ci
interpellano: "Oh, che cosa terribile il terrorismo", senza menzionare la
repressione, l'occupazione, la privatizzazione, senza parlare della
giustizia, e senza dire che gli Stati Uniti hanno le loro armi sparse su
tutta la superficie terrestre".

http://www.informationguerrilla.org/impero_e_resistenza.htm