Oggi, dal presidio improvvisato a Torino alle 17-18,30 davanti alla
Prefettura, abbiamo consegnato a mano alla portineria del Prefetto, questo
biglietto, firmato da una dozzina di persone di vari gruppi. Io l'ho
firmato per il Mir-Movimento Nonviolento.
Enrico Peyretti
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Signor Prefetto,
noi rappresentanti di varie componenti del movimento impegnato da anni a
Torino per la pace, riuniti oggi in angoscia per il drammatico video di Giuliana
Sgrena, nel giorno del voto sul rifinanziamento della missione militare "Antica
Babilonia" in Iraq, La invitiamo a trasmettere al Governo il nostro appello per
la fine dell'occupazione militare italiana, ricordando che la netta maggioranza
degli italiani non ha mai voluto né vuole questa guerra.
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----- Original Message -----
Sent: Wednesday, February 16, 2005 6:41
PM
Subject: PeaceLink aderisce
all'iniziativa di sabato a favore di Giuliana Sgrena - comunicato
Cosa fare dopo il drammatico appello
Il pianto di
Giuliana e il ritiro delle truppe italiane
La messinscena di un
governo conta più della vita di una giornalista? E' questa in fondo la domanda
a cui rispondere con onestà.
Diciamo la verità: ci troviamo a
finanziare una missione militare inutile, in cui i soldati sperano di tornare
a casa sani e salvi con il minor rischio possibile. Fanno finta di aiutare le
popolazioni locali. Non è colpa loro se recitano il copione scritto da altri.
Recitano senza crederci ma devono essere ugualmente convincenti perché la vita
militare, si sa, è così. Si recita una messinscena pericolosa per i politici
che devono dire la frasetta retorica. Giuliana no. La sua parte di pericolo
se l'era assunta, ma non per una pericolosa messinscena, non per un'inutile
esibizione per conto terzi, quanto per un servizio prezioso di
verità.
Mentre il governo rinchiudeva nei bunker i militari (che
comunque dovevano sventolare la bandiera), lei era per strada a darci
un'informazione non di regime. Mentre i militari italiani ricevevano
l'ordine di costruire dalla mattina alla sera muri per la propria autodifesa,
lei i muri li varcava. E mentre i militari italiani venivano mandati a
rischiare la vita con elicotteri insicuri (alcuni si sono ribellati, sono
stati definiti "codardi" ma sono poi stati assolti per il coraggio delle loro
denunce dalla stessa magistratura militare), Giuliana rischiava la vita per
un'altra missione.
Ora Giuliana ci ha raggiunto con il suo dolore per
dirci di uscire dalla menzogna. Dietro la sua angoscia c'è la sua vita. Dietro
i politici che voteranno per la missione non c'è nulla di nobile. Solo
retorica. Retorica. E ancora vuota retorica.
Se i militari italiani
fossero in Iraq a salvare vite umane qualcuno potrebbe anche dire che la vita
di Giuliana Sgrena non vale un "codardo ritiro". Ma il confronto da fare è fra
la vita di Giuliana e una messinscena militare. La missione militare ha smesso
da tempo di portare i tanto propagandati "aiuti". I materiali si accumulano
nei magazzini militari perché è troppo pericoloso uscire dai bunker e i
tecnici civili non si azzardano a scendere per strada. Tutti aspettano che
questa messinscena, teatrale e artificiosa, sia dichiarata conclusa da
Berlusconi e Bush, sperando di non correre troppi rischi nel frattempo. Una
strana coincidenza trattiene l'Italia in armi a Nassiriya: un giacimento di
petrolio sfruttato dall'Eni. Nessuna inquadratura viene fatta della bandiera
italiana con lo sfondo della raffineria, non sarebbe opportuna.
Ma noi
- che non siamo pagati per mentire - abbiamo il dovere di svelare questa. Il
pianto di Giuliana non vale la difesa di una menzogna, la sua vera umanita'
non vale una finta missione di pace.
Non si tratta di cedere ai ricatti
dei terroristi ma semplicemente di smetterla con una pericolosa e inutile
messinscena militare recitata per Bush e scritta da Berlusconi. La vera forza
di un governo e' il potere di decidere, oggi il nostro governo ha scelto di
rimanere nella scia di decisioni altrui, ed e' questa la sua vera
debolezza.
Non doveva essere Giuliana Sgrena a gridarlo piangendo,
sotto la minaccia di morte di persone senza scrupoli: ce ne saremmo dovuti
accorgere da soli per un senso di dignità e di onestà
intellettuale.
Alessandro Marescotti - presidente
Carlo Gubitosa
- segretario
Associazione PeaceLink
A
TARANTO SABATO SI TIENE UN SIT-IN DI FRONTE ALLA PREFETTURA; l'appello è su http://www.tarantosociale.org -- Mailing list
Pace dell'associazione PeaceLink. Per ISCRIZIONI/CANCELLAZIONI:
http://www.peacelink.it/mailing_admin.html Archivio messaggi:
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