foibe, la vera storia che non vedrete mai sceneggiata in tv...



<> periodico on line reg. c/o tribunale di Firenze N°5375


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Dossier : La verità sulle foibe.

 "Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve
seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini
dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo
che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani".
Benito Mussolini, 1920

 Premessa: Questa redazione ha, come suo scopo principale, sempre
privilegiato quello della ricerca obiettiva della realtà dei fatti, anche
quando scomoda e dolorosa. In un momento storico in cui gli eredi del
partito fascista sono al governo del Paese, ed in cui la retorica
patriottarda risuona ancor più violenta e oscurantista del solito,
riteniamo necessario ricollocare storicamente e documentatamente la vicenda
delle foibe istriane, vicenda alla quale la destra e le sinistra
amorevolmente unite hanno deciso di dedicare una speciale giornata della
memoria. Anzi, il ministro Gasparri ha voluto sollecitare tutti i mezzi di
informazione liberi ad occuparsi della vicenda. Ci siamo occupati di questo
aspetto nell’articolo “Ultime dal Minculpop”. La nostra redazione ha
partecipato ad una trasmissione radiofonica – trasmessa da Controradio- che
è servita a far luce e a chiarire la verità, appunto, di quel tragico
periodo. L’audio completo della trasmissione, cui hanno partecipato
Raffaele Palumbo, Nicola Tranfaglia, Giacomo Scotti, Marco Ottanelli,
Giovanni Bellini, Sandro Damiani è disponibile nel CD intitolato
“l’impunità” in vendita tramite il nostro sito.

 Cosa sono, le foibe? Cioè, quale episodio della storia evocano?

In poche ed essenziali parole, sono le foibe (caverne e aperture carsiche
del terreno) il luogo in cui, a fine guerra mondiale, furono uccisi e
gettati, spesso dopo umiliazioni e tormenti, moltissimi italiani. Gli
eccidi ebbero due momenti: il primo, all’indomani dell’armistizio dell’8
settembre 1943, quando si scatenarono vendette e rancori mai sopiti dopo 20
anni di italianizzazione forzata; il secondo, molto più grave per numero
delle vittime, nella primavera del ’45, quando le truppe titine occuparono
la Venezia Giulia, la Dalmazia, Trieste e parte del Friuli.

 Le origini antiche di un odio feroce Sia nella Serenissima Repubblica
Veneta, sia nell’Impero Austro-Ungarico, il concetto di nazionalità era
tanto sfumato quanto poco “etnico”. È solo dopo la prima guerra mondiale,
cioè quando i nazionalismi si affermano fino a sfociare nei razzismi di
Stato, che il Regno di Italia comincia una politica di italianizzazione
forzata delle “terre irredente”. Da ogni regione, piovono funzionari e
impiegati pubblici, che sostituiscono i locali. La lingua ufficiale, anzi,
obbligatoria, diventa l’italiano, e dialetti e lingue dei popoli presenti
sul territorio sono vietati, proibiti. Se l’effetto di tale norma è assai
violento nelle città della costa, dove comunque gli “italiani” erano in
maggioranza o assai numerosi, e dove bi e trilingusmo erano la norma, è
nelle zone rurali e nell’interno che gli slavi (sloveni, croati, dalmati,
cici), in gran parte contadini poco alfabetizzati, si ritrovano ad essere
stranieri in patria. Le durissime condizioni imposte dal Regno si fanno
ancora più rigide ed intolleranti con il
<http://www.democrazialegalita.it/foibe07febb05.htm>fascismo.....segue



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