IL VESCOVO NOGARO E LA GUERRA IN IRAK




Bologna, 6 Febbraio 2005

Ricevo questo articolo (vedi qui di seguito anche in allegato) via e-mail
da carissimi amici di Milano.

L'unico commento è nell' OGGETTO dove è scritto (testuale):" Meno male che
qualcuno parla chiaroŠ"

Mi associo al commento degli amici milanesi. Sono graditi altri commenti.

Però che tristezza dover costatare che queste voci dell'alto clero siano
così rareŠ

Shalom-salaam a tutti, ma proprio a tutti, anche a quella gran parte della
gerarchia della chiesa-cattolica-istituzione che tace per paura forse di
dare un dispiacere a "Silvio, l' unto del SignoreŠ"
Domenico Manaresi





Il Vescovo di Caserta:

«Rifiutate il mestiere delle armi, la giustizia dei carri armati»

Di Raffaele Sardo (DA L'UNITA' DEL 4 FEBBRAIO 2005)




«Le forme di corteggiamento delle armi portano sempre alla guerra. E la
guerra è il feudo del crimine e della morte. Anche quando può recare
illusioni di liberazione, come oggi in Iraq. Non esiste la giustizia dei
carri armati».

Raffaele Nogaro, vescovo di Caserta, torna a rilanciare con forza la
cultura della Pace in occasione della giornata della vita. E lo fa a suo
modo, senza mediazioni, con un linguaggio diretto, che sicuramente non
mancherà di suscitare ulteriori polemiche. Il vescovo di Caserta si dice
preoccupato «dall'oscuramento delle coscienze».

La sua preoccupazione nasce da una iniziativa che il presidente forzista
dell'Amministrazione provinciale di Caserta, Riccardo Ventre, ha promosso
il giorno dopo che a Caserta hanno sfilato migliaia di pacifisti. Ventre ha
sottoscritto un protocollo d'intesa con il Distretto militare che approva
un calendario di interventi nelle scuole superiori, per presentare ai
giovani le opportunità occupazionali offerte dalle Forze Armate. Nogaro
critica questa come iniziativa militarista volta a diffondere tra i giovani
una cultura di morte:

 «I giovani che nella scuola e nelle varie istituzioni si preparano a
coltivare e a promuovere i doveri dell'uomo e della vita, - dice Nogaro -
con questa iniziativa dovranno imparare che il bene primario è l'uso della
forza e che bisogna essere attivi in quegli organismi, dove anche la
prepotenza diventa ragione. Ma non è possibile sopportare una profanazione
degli ideali così subdola e pervicace. Non si può affermare che si
"chiamino alle armi" i giovani e le donne, perché si vuol dare loro lavoro
e dignità. Allora tutti i valori della vita diventano insensati - spiega il
vescovo - e allora si ha la babele delle lingue, per cui l'invasione
militare di un paese diventa "missione di pace", le armi diventano "oggetti
sacri e benedetti", perché servono a "distruggere le tirannidi" e a portare
"democrazia e libertà" ai popoli oppressi».

Nogaro non risparmia critiche nemmeno a quelle posizioni all'interno della
Chiesa che tollerano e benedicono la cultura della guerra

«La chiesa italiana sembra tollerare certe espressioni sociali, che sono
delle equivocità dissacranti. La chiesa dovrebbe condannare l'aumento delle
spese militari nel nostro paese, in un tempo in cui si fanno i tagli alla
scuola, alla sanità, alla ricerca scientifica, alla cooperazione e al
sostegno delle categorie più povere. Dovrebbe farsi vanto dei "pacifisti",
che non sono certo dei Ponzio Pilato e quantomeno amici dei terroristi, ma
persone coraggiose capaci di dare un segnale genuino che i "sentieri di
Isaia", i sentieri della pace universale, si stanno aprendo. Dovrà chiarire
che Francesco è eminentemente uomo di pace, anche se un politico, in un
discorso ad Assisi, lo vuole un crociato militante».

Ma non è finita. Il suo grido a difesa della vita, sembra arrivare fino
alle alte sfere del Vaticano:

«La Chiesa dica "basta"! agli uomini di chiesa, che chiamano "beati
operatori di pace" ragazzi, personalmente innocenti, ma che muoiono con in
pugno le armi della minaccia. La chiesa non può permettere che il valore
supremo della pace e che la cultura della pace, vengano catturati e
snaturati da logiche di potere».