[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
articolo di giuliana sgrena
- Subject: articolo di giuliana sgrena
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Fri, 4 Feb 2005 20:24:54 +0100
Dopo il voto, le grandi manovre. Giuliana Sgrena Articolo pubblicato da il manifesto il 3 febbario 2005 Lo spoglio dei voti di domenica procede lentamente, tranne che nella privilegiata "zona verde" da dove emergono le prime indicazioni: testa a testa tra la lista del premier Iyad Allawi e quella guidata da al Hakim e sponsorizzata dall'ayatollah al Sistani, che invece farebbe la parte del leone nella città santa di Najaf. Test, quello della "zona verde", sicuramente poco significativo rispetto agli 8 milioni di votanti iracheni. Anche la percentuale dei partecipanti è ancora provvisoria. Una provvisorietà che denuncia il clima in cui si è svolta questa consultazione. Che tuttavia ha espresso la grande volontà di partecipazione e di riscossa del popolo sciita, i cui rappresentanti usciranno vincitori dalle urne. Una vittoria che rischia di essere di Pirro se, paradossalmente, non verrà legittimata dai sunniti che questo voto hanno boicottato in massa, non solo per paura ma soprattutto per scelta. E proprio per le condizioni in cui si è svolto: sotto occupazione militare. Non sono ancora noti i risultati, ci vorrà una settimana per quelli definitivi, che già i vari leader ritenuti favoriti stanno affrontando il problema principale che si pone loro: quello del recupero della minoranza sunnita, visto che a farlo non basteranno gli appelli al dialogo lanciati dal premier ad interim Iyad Allawi. "E' tempo che gli iracheni si uniscano. ... I terroristi sono stati sconfitti" ha detto Allawi, rivolto alla minoranza sunnita. "Non ci sono né vincitori né vinti", gli ha fatto eco il presidente uscente Ghazi al Yawar, che si candida alla sua successione, uno dei pochi leader sunniti, insieme al liberale Adnan Pachachi, ad aver partecipato alle elezioni. Yawar propone una collaborazione tra tutti i partiti politici - con l'eccezione di quelli macchiati di sangue. Ma se una riconciliazione vera tra gli iracheni passa attraverso l'allontanamento delle truppe straniere, un primo passo potrebbe essere la richiesta di ritiro in tempi brevi. Passo che al Yawar non ha voluto fare: l'ipotesi di un ritiro immediato è assolutamente prematura, ma si può prevedere una diminuzione delle truppe straniere presenti nel paese entro la fine dell'anno. I politici iracheni legano questa ipotesi di ritiro alla formazione di un esercito forte. Obiettivo su cui sta puntando Allawi, anche attraverso il recupero degli ex ufficiali baathisti, compresi quelli coinvolti nella resistenza. Sarebbe in corso una trattativa tra americani e ex militari di Saddam per un loro reinserimento in cambio dell'eliminazione di Zarqawi, o dei gruppi terroristici ritenuti legati a al Qaeda. I terroristi stanno inquinando l'immagine della resistenza e non servono a combattere l'occupazione, quindi la loro eliminazione potrebbe diventare terreno d'accordo. Anche se difficile da realizzare. Al recupero degli ex baathisti nell'esercito e nell'amministrazione punta anche il ministro delle finanze Abdel Mahdi, dell'Alleanza irachena unita, purché "il vecchio regime non si rigeneri". La vittoria elettorale sciita rappresenta una carta molto importante per Tehran, non solo perché l'ispiratore Ali al Sistani è un iraniano, ma perché l'Iraq potrebbe seguire il modello iraniano. Anche se potrebbe persino succedere il contrario: il "quietismo" di Sistani sembra fare sempre più adepti in Iran in alternativa al velayat-e faqih (il potere dei mullah), la teoria di Khomeini ora difesa da Khamenei. L'altra faccia della medaglia è l'isolamento dei sunniti, che allarma i paesi vicini appartenenti alla stessa confessione. E gli sciiti che aspirano al potere a Baghdad non possono permettersi di inimicarsi Siria e Giordania. Soprattutto i leader sciiti e kurdi non possono permettersi di escludere dall'Assemblea costituente la minoranza sunnita. Perché l'assemblea dovrà elaborare la carta costituzionale che costituirà le fondamenta del nuovo Iraq. Non solo questa ricomposizione è necessaria per la stabilizzazione del paese ma anche per permettere l'approvazione della costituzione. La minoranza sunnita, se esclusa, potrebbe utilizzare una clausola della legge transitoria che permette a una maggioranza di due terzi raggiunta in tre province di respingere la costituzione nel referendum che dovrà tenersi entro il 15 ottobre. Sono molti i motivi per cui i sunniti non possono essere emarginati, compreso quello che un isolamento potrebbe portare a una radicalizzazione delle posizioni, anche quelle della resistenza e a uno scivolamento verso il terrorismo. Un problema nel "recupero" della minoranza sunnita è costituito dal fatto che questa comunità non ha un leader riconosciuto. Per ora un ruolo influente sui sunniti, anche per il boicottaggio del voto, è stato giocato dal Consiglio degli ulema. Ma una rappresentanza esclusivamente religiosa sia in campo sunnita che sciita porterebbe inevitabilemente verso uno stato islamico, fortemente sponsorizzato da Sistani, ma temuta da altri. Sono questi temi che hanno già visto scendere in campo i probabili candidati alla carica di primo ministro, oltre al vicepresidente Ibrahim Jafaari e il ministro delle finanze Abdel Mahdi, anche lo scienziato nucleare molto vicino all'ayatollah al Sistani, Hussein al Shahrastani, tutti candidati dell'Alleanza irachena unita. __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Navighi a 2 MEGA e i primi 3 mesi sono GRATIS. Scegli Libero Adsl Flat senza limiti su http://www.libero.it
- Prev by Date: comunicato stampa
- Next by Date: COMUNICATO STAMPA - Rete di Lilliput "Solidarieta' a Giuliana Sgrena"
- Previous by thread: comunicato stampa
- Next by thread: COMUNICATO STAMPA - Rete di Lilliput "Solidarieta' a Giuliana Sgrena"
- Indice: