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Elezioni irachene: sarà vera svolta?
- Subject: Elezioni irachene: sarà vera svolta?
- From: "akira" <akira80 at hotmail.com>
- Date: Fri, 4 Feb 2005 15:32:20 +0100
Le tanto attese elezioni irachene si sono tenute; i risultati non sono ancora "pronti" ma più o meno già decisi e scontati; vittoria sciita delle liste di Sistani e Allawi nel Sud e al Centro e vittoria curda al Nord. Tutto previsto, così come la bassissima affluenza dei sunniti. In totale sembra che l'affluenza sia stata intorno al 35% degli aventi diritto al voto e intorno al 50% di coloro che si sono registrati, ma i dati "ufficiali" si sapranno tra qualche giorno, forse. Se l'affluenza del 35% degli aventi diritto al voto sarà confermata, non si potrà certo parlare di gran successo di queste elezioni, ma comunque due dati si possono già evincere: - il popolo iracheno ha voglia di democrazia, di pace ma anche di togliersi dai piedi gli occupanti. - hanno votato anche persone che appoggiano la resistenza armata, quella nazionale e di popolo, non quella terror-fondamentalista straniera del fantomatico Zarqawi. Ma questi ultimi lo hanno fatto chiaramente per dare mandato al nuovo governo che nascerà, di chiedere ufficialmente agli occupanti di andarsene e di riprendere il controllo delle risorse petrolifere e della ricostruzione più in generale. Si parla tanto ora della necessità improcrastinabile di un intervento del Consiglio di Sicurezza; certo, ma ora ci vuole una svolta da parte USA, che devono finalmente indicare una data di massima per andarsene dal Paese, senza avere in mente alcuna base permanente in Iraq con un contingente ridotto al necessario. Deve essere chiara la volontà statunitense di andarsene veramente, altrimenti a che serve convocare il Consiglio di Sicurezza? Ma gli USA vogliono andarsene? Dubito fortemente e quindi che tipo di risoluzione ONU, veramente di svolta, potrà venire fuori? Per parlare di svolta, un primo segnale potrebbe essere il seguente, dal momento che gli iracheni hanno votato solo per delle liste senza sapere chi fossero i candidati, tenuti segreti: e cioè inserire, tra gli eletti, esponenti politici della resistenza armata. Questo è un primo passo essenziale per far entrare nel cruciale processo politico post-elettorale chi sta combattendo per restituire una vera sovranità al popolo iracheno; passo utile anche per isolare ed eliminare le cellule fondamentaliste qaediste contrarie a qualsiasi sbocco politico democratico. Un secondo passaggio fondamentale, contemporaneo al primo, è quello di integrare nelle forze armate irachene coloro che stanno combattendo contro gli occupanti, in maggioranza ex soldati e ufficiali dell'esercito di Saddam disciolto da Bremer. Un terzo passo da fare è di consentire al nuovo governo l'abrogazione di tutte le leggi emanate da Bremer, in particolare quelle economiche che regolano gli appalti e la gestione dei fondi per la ricostruzione. Sappiamo ormai per certo che la CPA di Bremer e il governo corrotto di Allawi hanno fatto sparire qualche miliardo di dollari destinati alla ricostruzione. Ma gli USA permetteranno tutto ciò? Dubito fortemente. Questi sono solo i primi fondamentali passi da prendere se veramente si vuole parlare di successo elettorale e di svolta dopo il 30 Gennaio. Altrimenti sono solo parole ipocrite che servono unicamente a legittimare elezioni farsa già decise a tavolino, una sicura frantumazione del Paese con conseguente guerra civile per controllare le risorse petrolifere del Nord curdo e del Sud sciita. E tutto ciò finirà solo per garantire la presenza perenne delle truppe occupanti e un caos che uscirà dai confini iracheni per raggiungere tutti i Paesi dell'area. Enrico Sabatino P.S. Mentre sto scrivendo queste righe è arrivata la notizia del rapimento di Giuliana Sgrena. Non sembra esserci alcuna svolta positiva all'orizzonte, purtroppo.
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