DON ALBINO BIZZOTTO-DOPO LE ELEZIONI IN IRAK



Bologna, 4 febbraio2005

Nell'intervista, che riporto qui di seguito, (vedi anche in
allegato)l'amico Don Albino Bizzotto compie un'analisi molto lucida e
concreta sul dopo elezioni in Irak, senza autocritiche e senza trionfalismi.

Condivido in toto, in particolare quanto scrive don Albino: « L'occupazione
non è voluta né da chi ha votato né da chi ha fatto attentati, è infatti
tra le cause della rivolta e anche dell'aggressione armata.» E ancora: « La
debolezza del movimento per la pace dipende anche dalla stanchezza,
dall'immobilismo, dalla ripetitività, dal sistema dell'informazione che ci
abitua al peggio, dal degrado istituzionale e sociale che tocca limiti
pericolosi. La gente è in ansia perché non ha risposte sulla salute, sul
lavoro, sulla vita di ogni giorno. Il movimento ci ha abituato a guardare
dentro e fuori casa, ma non è facile guardare fuori quando in casa va così
male. E voi cosa ne pensate?

Shalom-salaam a tutti, ma proprio a tutti!
Domenico Manaresi

Mitt. Domenico Manaresi - via Gubellini, 6 - 40141 Bologna - tel&fax
051-6233923 - e-mail: bon4084 at iperbole.bologna.it

INTERVISTA A DON ALBINO BIZZOTTO (fondatore de i Beati costruttori di pace)

«Macché autocritica, via le truppe»

Per i Beati costruttori di pace l'occupazione è il punto nodale

Domanda: DON ALBINO BIZZOTTO, I PACIFISTI DEVONO FARE AUTOCRITICA ORA CHE
LE ELEZIONI IRACHENE SONO STATE UN SUCCESSO DI PARTECIPAZIONE?

Il presidente dei Beati costruttori di pace, che nel 2003 partecipava al
Trainstopping per fermare i convogli in partenza da Vicenza, vede una gran
confusione: «Forse perché il sistema dell'informazione ci parla solo di
azioni di violenza e non ci ha dato quasi nessuna notizia sul processo
elettorale. Molte posizioni politiche dipendono dall'ignoranza. A fine
luglio, quando sono stato a Baghdad con Un ponte per... e la Cgil, abbiamo
incontrato venticinque realtà della società civile e c'era, notavo,
un'attesa messianica per le elezioni. Non conoscendo la situazione non
potevo dire quale sarebbe stata la presenza alle urne, ma certo questo
momento di partecipazione era molto atteso. Però devo aggiungere che in
quell'occasione abbiamo ricevuto un forte rimprovero sul concetto di
resistenza. La gente in Iraq non ne può più della violenza, alcuni
addirittura rimpiangevano il governo autoritario pur di uscirne.

Domanda: DALLA VIOLENZA O DALL'OCCUPAZIONE?

L'occupazione non è voluta né da chi ha votato né da chi ha fatto
attentati, è infatti tra le cause della rivolta e anche dell'aggressione
armata. Non è onesto attaccare i pacifisti, gli unici che sono andati in
Iraq per portare a Roma i rappresentanti della società irachena.

Domanda: PRIMA DEL 30 GENNAIO, RIFONDAZIONE E ALTRI PROPONEVANO IL RINVIO
DELLE ELEZIONI IRACHENE E UNA CONFERENZA DI PACE, UNA POSIZIONE GIÀ ASSUNTA
DALLA FRANCIA CHE CORRISPONDEVA ALLE RIVENDICAZIONI DEI SUNNITI. SAREBBE
STATO GIUSTO?

Sarebbe stato un atto di saggezza per dare rappresentanza a tutte le
componenti della società irachena. Anch'io sarei stato d'accordo. Si
continua a dire che gli iracheni hanno votato ma non sappiamo ancora per
quali formazioni, chi rappresenta chi, dove si va a parare. Nessuno parla
dei contenuti. Il rischio di guerra civile rimane intatto, l'occupazione
militare e la violenza che l'accompagna hanno favorito, secondo me, le
concezioni religiose dello stato e l'irrigidimento nei rapporti fra i
cittadini. Si sa solo che la gente è andata a votare ma dovremo verificare:
se in Ukraina c'è stato bisogno di una verifica, figuriamoci in Iraq.

Domanda: LA SINISTRA SI DIVIDE TRA CHI CHIEDE IL RIENTRO DELLE TRUPPE E CHI
SI APPELLA ALL'ONU, MENTRE IL GOVERNO SEGUE GLI AMERICANI...

L'occupazione resta il punto nodale. Dobbiamo definire il criterio in base
al quale facciamo le scelte, stabilire se sia un criterio di legalità
internazionale o di opportunità. E' inutile una petizione all'Onu che sia
semplice petizione di principio e nei fatti una presa d'atto della
situazione che abbiamo davanti. Se l'hanno fatta da padroni con la guerra e
con l'occupazione, viene spontaneo pensare che la faranno da padroni anche
con il governo. L'Iraq è sempre un pantano. Non è questione di rivendicare
di aver avuto ragione sul ritiro ma di avere, ripeto, regole per vivere
insieme e per affrontare i conflitti. Senza le quali vince il più forte.

Domanda: EPPURE IL MOVIMENTO CONTRO LA GUERRA OGGI È SCOMPARSO DALLA SCENA.
PERCHÉ?

Innanzitutto perché non funziona come un partito. Secondo perché, detto con
franchezza, il più bel movimento per la pace al mondo non ha trovato alcuna
rappresentanza politica seria. La ferita del Kosovo è ancora aperta, lì si
è rotto l'argine quando la sinistra europea si sentiva moderna e voleva
dimostrarlo adoperando la forza: i Ds non hanno mai accettato un confronto.
E la missione in Afghanistan è tuttora sostenuta dal 90 per cento del
parlamento. La debolezza del movimento per la pace dipende anche dalla
stanchezza, dall'immobilismo, dalla ripetitività, dal sistema
dell'informazione che ci abitua al peggio, dal degrado istituzionale e
sociale che tocca limiti pericolosi. La gente è in ansia perché non ha
risposte sulla salute, sul lavoro, sulla vita di ogni giorno. Il movimento
ci ha abituato a guardare dentro e fuori casa, ma non è facile guardare
fuori quando in casa va così male.

Domande: ALESSANDRO MANTOVANI

Risposte: DON ALBINO BIZZOTTO

Le sottolineature in grassetto sono mie: Domenico Manaresi

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