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Giornata della memoria della Shoa
- Subject: Giornata della memoria della Shoa
- From: "Palazzo d'Inverno" <palazzodinverno at tiscalinet.it>
- Date: Tue, 18 Jan 2005 11:48:51 +0100
Con il contributo di: Regione Autonoma della Sardegna, Fondazione Banco di Sardegna, Comune di Cagliari, Provincia di Cagliari GIORNATA DELLA MEMORIA "Yossl Rakover si rivolge a Dio" di ZVI KOLITZ REGIA MARCO GAGLIARDO CON SENIO GIOVANNI BARBARO DATTENA in scena 26/27/28/29/ gennaio 3/4/5/ febbraio ore 21,00 al Teatro Palazzo D'Inverno V.Principe Amedeo 31/33 Cagliari Tel. 070651207 mob. 3336576499 si prega di prenotare ingresso euro 5,00 Documento sull'olocausto In scena al Palazzo d'Inverno Cagliari.Il Palazzo d'Inverno(via Principe Amedeo 31), mette in scena uno dei documenti più forti e drammatici dell'Olocausto, "Yossl Rakover si rivolge a Dio", con la regia di Marco Gagliardo e l'intensa interpretazione di Senio Giovanni Barbaro Dattena. "Yossl Rakover si rivolge a Dio" è una delle pagine più straordinarie della letteratura ebraica del Novecento. Scritto e pubblicato in yiddish nel 1946 dal lituano Zvi Kolitz, il monologo dà voce all'ultimo sopravissuto del ghetto di Varsavia, prima della sua definitiva distruzione da parte dei nazisti. Fulminante atto d'accusa e insieme testamento spirituale di un intero popolo, Yossl Rakover si modella sul libro biblico di Giobbe e si propone insieme come preghiera e tenerissima lettera che diventano intima confidenza verso un Dio che ormai non sa più evitare lo sterminio del suo popolo. Il tema è quello della sofferenza inutile, del patire irrimediabile di un innocente che nessun Dio saprà consolare; un tema universale, che rinnova il grande interrogativo sulla terribile banalità del male che attraversa tutta la teologia e che, fatto proprio da Dostoievskij, permea di sé tutto il Novecento, da Kafka a Simone Weil. Con la morte di Israele è morta la coscienza del mondo, si legge nel testo, a ribadire che la manifestazione di un simile odio contro un intero popolo non può che avere un'origine irrazionale. Testimone oculare e insieme vittima dell'Olocausto, Yossl Rakover sceglie la fede incrollabile, svincolandola da un'idea di Dio e legandola indissolubilmente alla pratica di vita, come l'unica possibilità per sopravvivere al dolore di fronte alle insensate efferatezza perseguite scrupolosamente dal nazismo. La verità si fa forza in grado di scaturire dal dolore, che rende possibile il dialogo con Dio. «Credo nel Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto perché non credessi in lui», urla Yossl. In realtà Yossl Rakover non è mai esistito, se non nelle sembianze di un personaggio creato da Zvi Kolitz. Emmanuel Levinas definirà lo scritto un salmo moderno, "vero come solo la finzione può esserlo". Un testo intenso, che rimanda con forza al lettore il dolore per un destino non sempre comprensibile nel suo crudele divenire, ma che è allo stesso tempo preghiera, supplica sussurrata, accettazione in nome di un amore. Se il valore di questo testamento non è propriamente documentario, come lo sono le pagine scritte dalle vittime in carne ed ossa dell'Olocausto, esso risiede nella capacità di rappresentazione della verità che il racconto possiede. Nato il 14 dicembre 1919 a Alytus, in Lituania, Zvi Kolitz è un "litvak" ebreo che, come i suoi padri, ha coltivato la Torah e la letteratura classica di tutti i paesi, leggendo in yiddish Omero e Dante, Goethe e Dostoevskij. Nel 1937, prima che la Lituania fosse distrutta da Hitler e da Stalin, la madre di Zvi scelse la via dell'esilio e fu così che egli ebbe la possibilità di compiere gli studi universitari in Germania e a Firenze. Nel 1940, Zvi si reca a Gerusalemme dove s'impegna in attività anti-inglese sino ad essere arrestato, scegliendo però subito dopo di arruolarsi nell'esercito britannico pur di combattere i nazisti. Nel 1946, Zvi Kolitz partecipa ai lavori del Congresso sionista a Basilea e a Buenos Aires. Ha ventisei anni. In una sola notte, nella sua camera d'albergo a Buenos Aires, scrive Yossl Rakover si rivolge a Dio. Il monologo viene subito pubblicato sulla "Juddische Zeitung". In Italia è edito da Adelphi.
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