Giornata della memoria della Shoa



Con il contributo  di:
Regione Autonoma della Sardegna,
Fondazione Banco di Sardegna, Comune di Cagliari, Provincia di Cagliari





GIORNATA DELLA MEMORIA


"Yossl Rakover si rivolge a Dio"  
di ZVI KOLITZ

REGIA

MARCO GAGLIARDO

CON

SENIO GIOVANNI BARBARO DATTENA


in scena  26/27/28/29/ gennaio   3/4/5/ febbraio ore 21,00                
al Teatro Palazzo D'Inverno
V.Principe Amedeo 31/33 Cagliari Tel. 070651207 mob. 3336576499
si prega di prenotare

ingresso euro 5,00

Documento sull'olocausto

In scena al Palazzo d'Inverno

Cagliari.Il Palazzo d'Inverno(via Principe Amedeo 31), mette in scena uno
dei documenti più forti e drammatici dell'Olocausto, "Yossl Rakover si
rivolge a Dio", con la regia di Marco Gagliardo e l'intensa interpretazione
di Senio Giovanni Barbaro Dattena.
"Yossl Rakover si rivolge a Dio" è una delle pagine più straordinarie della
letteratura ebraica del Novecento. Scritto e pubblicato in yiddish nel 1946
dal lituano Zvi Kolitz, il monologo dà voce all'ultimo sopravissuto del
ghetto di Varsavia, prima della sua definitiva distruzione da parte dei
nazisti. Fulminante atto d'accusa e insieme testamento spirituale di un
intero popolo, Yossl Rakover si modella sul libro biblico di Giobbe e si
propone insieme come preghiera e tenerissima lettera che diventano intima
confidenza verso un Dio che ormai non sa più evitare lo sterminio del suo
popolo. Il tema è quello della sofferenza inutile, del patire irrimediabile
di un innocente che nessun Dio saprà consolare; un tema universale, che
rinnova il grande interrogativo sulla terribile banalità del male che
attraversa tutta la teologia e che, fatto proprio da Dostoievskij, permea
di sé tutto il Novecento, da Kafka a Simone Weil. Con la morte di Israele è
morta la coscienza del mondo, si legge nel testo, a ribadire che la
manifestazione di un simile odio contro un intero popolo non può che avere
un'origine irrazionale. Testimone oculare e insieme vittima dell'Olocausto,
Yossl Rakover sceglie la fede incrollabile, svincolandola da un'idea di Dio
e legandola indissolubilmente alla pratica di vita, come l'unica
possibilità per sopravvivere al dolore di fronte alle insensate efferatezza
perseguite scrupolosamente dal nazismo. La verità si fa forza in grado di
scaturire dal dolore, che rende possibile il dialogo con Dio. «Credo nel
Dio d'Israele, anche se ha fatto di tutto perché non credessi in lui», urla
Yossl.

In realtà Yossl Rakover non è mai esistito, se non nelle sembianze di un
personaggio creato da Zvi Kolitz. Emmanuel Levinas definirà lo scritto un
salmo moderno, "vero come solo la finzione può esserlo". Un testo intenso,
che rimanda con forza al lettore il dolore per un destino non sempre
comprensibile nel suo crudele divenire, ma che è allo stesso tempo
preghiera, supplica sussurrata, accettazione in nome di un amore. Se il
valore di questo testamento non è propriamente documentario, come lo sono
le pagine scritte dalle vittime in carne ed ossa dell'Olocausto, esso
risiede nella capacità di rappresentazione della verità che il racconto
possiede.

Nato il 14 dicembre 1919 a Alytus, in Lituania, Zvi Kolitz è un "litvak"
ebreo che, come i suoi padri, ha coltivato la Torah e la letteratura
classica di tutti i paesi, leggendo in yiddish Omero e Dante, Goethe e
Dostoevskij. Nel 1937, prima che la Lituania fosse distrutta da Hitler e da
Stalin, la madre di Zvi scelse la via dell'esilio e fu così che egli ebbe
la possibilità di compiere gli studi universitari in Germania e a Firenze.
Nel 1940, Zvi si reca a Gerusalemme dove s'impegna in attività anti-inglese
sino ad essere arrestato, scegliendo però subito dopo di arruolarsi
nell'esercito britannico pur di combattere i nazisti. Nel 1946, Zvi Kolitz
partecipa ai lavori del Congresso sionista a Basilea e a Buenos Aires. Ha
ventisei anni. In una sola notte, nella sua camera d'albergo a Buenos
Aires, scrive Yossl Rakover si rivolge a Dio. Il monologo viene subito
pubblicato sulla "Juddische Zeitung". In Italia è edito da Adelphi.