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19/01 Genova: un'ora in silenzio per la pace
- Subject: 19/01 Genova: un'ora in silenzio per la pace
- From: "norma" <norma.b at libero.it>
- Date: Tue, 18 Jan 2005 10:14:51 +0100
rete controg8 per la globalizzazione dei diritti Mercoledì 19 gennaio 2005, dalle 18 alle 19 sui gradini del palazzo ducale di Genova, centocinquantesima ora in silenzio per la pace.Incollato qui di seguito il testo del volantino che verrà distribuito info: Norma Bertullacelli 010 5704871 - 347 3204042 Antonio Bruno 010 6982958 - 339 3442011 Graziella Gaggero 010 594796 - 347 4197646 Mariangela Grixoni 347 8300100 Sergio Tedeschi 010 460483 Scusate: ci eravamo sbagliati Una notizia come questa avrebbe meritato ben altro risalto: ma persino la democratica Repubblica la relega in basso, a sinistra della prima pagina, con caratteri che più piccoli non si può. Si tratta "semplicemente" di questo: " Anche il governo degli Stati Uniti ammette che in Iraq non c'erano armi di distruzione di massa." (Repubblica, 13 gennaio 2005) Cioè: una guerra costata più di centomila morti, e miliardi di dollari, ed il coinvolgimento di decine di paesi, non aveva alcuna giustificazione. Riportiamo alcuni brani dell'articolo di Paolo Flores D'Arcais su Repubblica SAN FRANCISCO - Anche la Casa Bianca adesso lo ammette: in Iraq non c'erano armi di distruzione di massa. La caccia alle armi proibite di Saddam è finita poco prima di Natale, quando il responsabile dell'Iraq Survey Group - la task-force di mille duecento uomini (militari, specialisti dell'intelligence e staff di supporto logistico-amministrativo) impegnati da due anni nella loro ricerca - ha fatto ritorno negli Stati Uniti senza avere trovato alcuna prova concreta della loro esistenza. Per una parola definitiva e ufficiale occorrerà attendere la pubblicazione del rapporto finale di Charles Duelfer, il capo dei cacciatori di armi, prevista per il prossimo mese (......) Duelfer aveva precisato nel suo primo rapporto (settembre 2004) che non solo Saddam Hussein non aveva armi di sterminio e non ne aveva costruite dal 1991 (anno della prima guerra del Golfo) ma che negli ultimi anni il regime iracheno non aveva neanche la capacità tecnologica e finanziaria per costruirne di nuove. McClellan (il portavoce della Casa Bianca, nota ) ha precisato che gli uomini dell'Iraq Survey Group non sono più impegnati "nell'attiva ricerca" delle armi: "Ne saranno rimasti un paio, forse pochi di più a occuparsene. La ricerca è praticamente conclusa. Se ci saranno nuove segnalazioni sulle armi di distruzione di massa ovviamente ne terranno conto, ma adesso la loro missione riguarda altri problemi". Tra pochi giorni il parlamento dovrà rinnovare l'incarico alle forze armate italiane operanti in Iraq. E solo una grossa mobilitazione di piazza potrebbe ottenere che questo voto non sia "di routine". Che cosa faranno le opposizioni? Le "scuse" e le "richieste di perdono" sono diventate ormai un abituale corollario di tutti i fatti di sangue. Con quali argomentazioni si potrà chiedere scusa ai familiari di centomila iracheni morti?
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