rapimento - durato 1 giorno - di 2 monaci caldei del monas "tero di sant'Antonio, nella capitale irachena. "



CRISTIANI IRACHENI: ANCORA TRA DUE FUOCHI





Sabato 8 gennaio 2005. Baghdad.

Due monaci caldei del Monastero situato a Dora, nella parte meridionale
della capitale, sono stati rapiti da sconosciuti che li hanno trattenuti
per un giorno, fino a quando non li hanno liberati dopo aver loro
sequestrato l'autobus del monastero.

Nel caotico panorama iracheno che si va infiammando con l'avvicinarsi delle
elezioni di fine mese la fiorente industria dei rapimenti non conosce
sosta. Fino ad ora i rapimenti dei non iracheni hanno quasi sempre avuto
delle motivazioni dichiarate dagli esecutori come politiche il ritiro delle
truppe  operanti in Iraq del paese del rapito, lo scoraggiare i lavoratori
stranieri a prestare la propria opera a favore delle truppe di occupazione,
il ricercare la collaborazione stessa dei rapiti come portavoce degli
stessi gruppi di sequestratori.

Diverso invece è il caso dei rapimenti degli iracheni, quasi sempre legati
a motivazioni di carattere economico. In Iraq si viene rapiti se si è
ricchi, ma anche se si possiede solo un'auto, o un negozio, o una casa, o
un pezzo di terra: qualsiasi proprietà che possa in breve tempo essere
trasformata in denaro fa gola a chi ha dalla sua parte la completa anarchia
in cui vaste zone del paese ancora vivono.

Chiunque, quindi, è a rischio, e dunque era prevedibile che prima o poi la
stessa sorte sarebbe toccata ai religiosi, la cui liberazione infatti è
stata "pagata" con l'autobus del monastero.

Certo però questa spiegazione, così prosaica, potrebbe non bastare alla
comunità cristiana irachena sempre più scoraggiata ed impaurita che
potrebbe interpretare questo rapimento come un attacco diretto, come parte
di quella strategia fatta di minacce, omicidi, bombe e violenze che sembra
volerla allontanare per sempre dal paese.

I cristiani iracheni, come sempre, sono tra due fuochi. Da una parte le
loro speranze di poter vivere in pace nel loro paese vanno spegnendosi con
l'aumento degli attacchi nei loro confronti, dall'altra la loro
determinazione a resistere si fa più forte perché essi sono e vogliono
essere, prima di tutto iracheni, parte integrante della storia di un paese
che sebbene con alterne vicende li ha da sempre visti convivere con i
fratelli musulmani.

La speranza, quindi, è che questo rapimento altro non sia stato che un
ennesimo episodio di criminalità comune, perché l'eventuale fuga dei
cristiani dall'Iraq non servirebbe a sanare le ferite del paese che, anzi,
ha bisogno di tutte le sue componenti autoctone per ritornare ad essere,
come merita, esempio di civiltà e di convivenza  per rispetto alle sue
stesse tradizioni ed alla sua cultura.        



Luigia Storti







vedi anche:

[ASIANEWS]:10 Gennaio 2005IRAQ
<http://www.asianews.it/view_p.php?l=it&art=2300>Patriarca di Baghdad: il
terrorismo colpisce tutti gli iracheni




<http://www.Riconciliazione.it>www.Riconciliazione.it