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17/11 Genova: un'ora in silenzio per la pace
- Subject: 17/11 Genova: un'ora in silenzio per la pace
- From: "norma" <norma.b at libero.it>
- Date: Tue, 16 Nov 2004 22:39:00 +0100
Rete controg8 per la globalizzazione dei diritti Mercoledì 17 novembre, dalle 18 alle 19, sui gradini del palazzo ducale di Genova, un'ora in silenzio per la pace. Sarà distribuito il testo dell'appello che incolliamo di seguito, con un parziale elenco di firmatari Petizione mondiale contro l'escalation della guerra in Iraq info:Norma Bertullacelli 010 5740871 347 3204042 Sergio Tedeschi 010 460483 una iniziativa del Brussels Tribunal sottoscritta dal Tribunale Mondiale sul'Iraq FERMIAMO L'ESCALATION "Senza tener conto delle informazioni su Falluja, un rapporto della rivista Lancet del 29 ottobre stima in 100.000 gli iracheni morti a seguito dell'invasione. L'84% delle morti vengono attribuite ad azioni compiute dalle forze della coalizione e il 95% di quelle morti vengono attribuite ai bombardamenti ed agli attacchi dell'artiglieria". (Reuters, 28 ottobre 2004) La guerra irachena è ben lontana dall'essere conclusa, anzi è appena iniziata. Gli Stati uniti non sembrano in grado di sconfiggere la resistenza irachena con i mezzi usati finora. D'altronde non possono accettare questo imprevisto. L'arroganza propria con cui questa guerra è stata dichiarata e condotta sta mettendo in discussione tutto il loro prestigio e di conseguenza decenni di di sforzi per assicurare il loro dominio nel mondo. La posta in gioco è più alta di quanto non fosse in Vietnam. Gli Stati uniti non possono lasciare l'Iraq se non dopo aver insediato un governo amico, ma oggi hanno così pochi amici in quella parte del mondo che nessuna elezione democratica può produrre un tale tipo di governo. Di conseguenza è seriamente ipotizzabile una escalation militare dopo le elezioni - immediatamente nel caso Bush venga rieletto, forse più gradulamente nel caso vinca Kerry. Ma neppure il candidato democratico ha intenzione di ritirarsi dall'Iraq. Il governo statunitense cercherà di sconfiggere la resistenza ad ogni costo. E' in corso un'operazione tesa a demonizzare la resistenza presso l'opinione pubblica mondiale associandola ai rapimenti e agli assassini condannati praticamente da tutto lo spettro delle organizzazioni politiche del mondo arabo. Chiediamo che gli Stati uniti guardino in faccia la realtà, si ritirino incondizionatamente dall'Iraq e traggano le necessarie conclusioni sulla natura inacettabile della guerra preventiva. E' illusorio chiedere che le forze nordamericane restino fino a che l'Iraq non sarà pacificato perchè la loro presenza è talmente odiata che costituisce l'ostacolo principale verso qualsiasi forma di pace. Nel frattempo affermiamo che ci opporremo con tutti i mezzi pacifici e legali a qualsiasi tentativo di schiacciare la resistenza irachena con una escalation militare come si tentò di fare in Vietnam. Facciamo appello a tutti i governi perchè garantiscano asilo a tutto il personale militare statunitense che si rifiuterà di operare in Iraq. Faremo del nostro meglio per diffondere tutte le informazioni disponibili per contrastare la propaganda di guerra e cercheremo di mobuilitare l'opinione pubblica mondiale, come nel 2002, per chiedere che gli Stati uniti abbandonino il loro tentativo di imporre una soluzione militare in Iraq. Noam Chomsky, author, USA Jean Bricmont, prof. of theoretical physics and political publicist, writer of this petition, Belgium Margarita Papandreou, former First Lady of Greece Hans C. von Sponeck, Un Humanitarian Coordinator for Iraq (1998-2000) Ken Coates, Bertrand Russell Peace Foundation Scott Ritter, former UN weapons inspector, writer, peace activist, USA François Houtart, Centre Tricontinental (Cetri), Belgium Immanuel Wallerstein, Dept. Of Sociology, Yale University, USA Susan George, author, USA ......seguono altre firme
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