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Re: GOD DAMN AMERICA!
- Subject: Re: GOD DAMN AMERICA!
- From: "angela bernardini" <gorangero at tele2.it>
- Date: Thu, 4 Nov 2004 18:17:23 +0100
GOD DAMN AMERICA!Alcuni concetti sono condivisibili e apprezzabili, ma si perdono in un delirio che mi pare alquanto inconcludente e povero di reali contenuti politici. Abbondanza di retorica vetero-combattente e ridondanza di termini mutuati da qualche polveroso proclama delle guerre di indipendenza risorgimentali (con tutto il rispetto per gli eroi di quel periodo). Ma chi si vuole colpire parlando di "plebei americani"? Si offende tutto un popolo, e non si tiene in alcun conto di quella gran parte americana che non ha mai voluto la guerra. Trovo volgare e stupido parlare di plebaglia assetata di sangue, ed anche molto in contrasto con l'idea di un mondo senza guerre (nonchè con la sintassi della lingua italiana...) trovo la frase "Che si facciano avanti le truppe neonaziste dell'Impero saranno affrontate come Stalingrado, strada per strada, uno per uno." Ammiro chi si batte per la libertà e per l'indipendenza della propria terra, ma ricordiamoci sempre che tra i resistenti iracheni, che combattono a viso aperto, si nascondono terroristi vigliacchi che tagliano teste anche ad innocenti lavoratori e fanno esplodere per strada inermi civili. ----- Original Message ----- From: itacampo at antiimperialista.org To: itacampo at antiimperialista.org Sent: Thursday, November 04, 2004 3:08 PM Subject: GOD DAMN AMERICA! itacampo@antiimperialista.orgitacampo@antiimperialista.org4-11-2004 14:51 http://www.antiimperialista.org Notiziario del Campo Antimperialista .... 4 novembre 2004 itacampo at antiimperialista.org Oggi, 4 novembre, e' una'altra data infausta. Mentre le Autorita' costituite festeggiano il macello della prima guerra imperialistica, Gaulaiter Allawi è stato ricevuto in mezza pompa magna sia dal Papa che da Berlusconi. Mentre Yasser Arafat e' entrato in coma. Questo Notiziario contiene: 1. GOOD DAMN AMERICA ! ... e Fallujia non deve morire 2. IRAQ: 100.000 I MORTI DELLA GUERRA ANGLOAMERICANA 3. INIZIATIVA EUROPEA PER KUBAYSI! 4. PISA: DUE COMPAGNI SCARCERATI, DUE RESTANO IN GALERA 1. GOOD DAMN AMERICA! ... e Falluja non deve morire Diceva Che Guevara il 2 luglio 1961: «Non importa come si chiami il signore che ogni quattro anni il popolo statunitense pensa di eleggere per dirigere i suoi destini, perchè in realtà tale elezione è viziata alla base; il popolo statunitense ha solo la facoltà di eleggere il suo carceriere per quattro anni e a volte gli concedono la grazia di rieleggerlo». Oggi le cose stanno messe molto peggio che nel 1961, allora la lotta di liberazione avanzava dappertutto. Da Reagan in poi è invece la controrivoluzione che avanza, che martella, che spacca, e il cui grido di battaglia e' "Good bless America!". Oggi i plebei americani, visto che gli schiavi non votano, non scelgono solo il loro carceriere, ma pure il nostro, il tiranno dalle cui decisioni dipendono le sorti del mondo. Italo Calvino da parte sua affermava che in guerra un popolo mostra il suo spirito, svela la sua reale coscienza. Il popolo americano ha mostrato qual'è la propria. Nessun pentimento, nessun rimorso: avanti con la guerra di civilta'! Spezzare la schiena a tutti coloro che non si lasciano americanizzare! Sterminare ovunque si annidi ogni focolaio di rivolta! Non è infatti pro o contro la "guerra mondiale preventiva" che gli americani si sono divisi: se avessero votato il macellaio del Vietnam piuttosto che il Boia di Bagdad nulla sarebbe cambiato per i popoli ribelli. Kerry non meno di Bush era deciso a perseguire il grande disegno imperiale del "nuovo secolo americano". Rendendo omaggio al nuovo Cesare Kerry ha affermato? "L'America ha bisogno di unità. Spero che il presidente Bush difenderà questi valori negli anni a venire. So che questo è un momento difficile, ma ora più che mai, con i nostri soldati in pericolo, dobbiamo stare uniti e vincere la guerra in Iraq e quella al terrorismo". I clintoniani nostrani sono serviti. Loro che hanno ordinato i bombardamenti di Belgrado ma esecrano quelli di Bagdad; quelli che quando erano al governo hanno per primi parodiato l'America: introdotto il culto del Dio mercato, svenduto a privatizzato le proprieta' pubbliche, introdotto col Pacchetto Treu flessibilità e mobilità selvagge, leso la Costituzione e la democrazia in nome della governabilità e del presidenzialismo. Su che cosa dunque si sono divisi plebei americani? Questo è davvero decisivo comprendere. Bocciando il liberale Kerry essi hanno colpito a morte il liberalismo politicamente corretto, il laicismo modernista, il relativismo valoriale, il nichilismo progressita. Tra i due condottieri imperialisti hanno preferito la versione texana di Pietro l'Eremita, un fondamentalista che si sente il nuovo Messia e attribuisce all'America una missione redentrice di carattere escatologico e religioso. Un fanatico che punta alla tempia del mondo la sua pistola e intima: "O con Dio o contro di me!". Ha vinto insomma il partito della reazione militarista e oscurantista su tutta la linea; il cui motto e': Dio, Patria, Famiglia! il Dio ebraico-calvinista della vendetta, la Patria della paura, la Famiglia delle tenebre. Non è ad Occidente che occorre guardare per avere speranza, ma ad Est. Il Boia non si è smentito. Nel suo discorsetto di ringraziamenti per la vittoria ha affermato perentoriamente: "Se siamo uniti non ci saranno limiti alle possibilita' dell'America". Immaginiamo cosa questo significhi per questo Dottor Stranamore. Significa spezzare la schiena ad un popolo che invece di accogliere gli aggressori gli sta infliggendo dolorose lezioni, punirlo per aver rifiutato di farsi "democratizzare". La vittoria interna infatti non gli basta, ha bisogno, per saziare la sete di sangue della plebaglia, di un agnello sacrificale, di un successo guerresco di alto valore simbolico. Ha bisogno di spazzare via Falluja, l'eroica, dove arde la fiamma delle Resistenza, emblema dell'imperitura battaglia di Davide contro Golia. L'Impero ha bisogno della sua Masada. Per il Boia Falluja e' solo una spina nel fianco, per noi e' il sassolino che può inceppare l'intero ingranaggio della guerra imperialista. Come abbiamo provato un senso smisurato di schifo davanti alla commedia elettorale, sentiamo un'ammirazione altrettanto profonda per i partigiani che stanno aspettando sotto le bombe incessanti, tra immani stenti e sofferenze. Che si facciano avanti le truppe neonaziste dell'Impero saranno affrontate come Stalingrado, strada per strada, uno per uno. Avendo rifiutato di chinare la testa, avendo rifiutato l'amnistia che li avrebbe resi schiavi, hanno deciso di combattere fino all'ultima pallottola. Falluja è un monito, Falluja è il simbolo vivo della rivolta, Falluja è la speranza. Lo è anzitutto per coloro che nel mondo sono scesi in piazza contro la guerra, chiedendo la pace. Chiunque accetti di assistere inerme alla mattanza, chiunque non porti in piazza il suo cuore, chiunque lasci Fallluja morire, non si illuda poi di potersi mettere in pace la coscienza, poiche' l'avra' persa per sempre. Se ci siete battete un colpo! L'ora della vendetta imperiale si approssima. Vogliono spegnere la fiaccola di Falluja, accendiamone migliaia in tutta l'Italia, a testimonianza di una solidarieta' non solo politica, ma morale e spirituale. Ma oltre al cuore occorre portare in piazza la testa, e la memoria. La vittoria di Bush accentua e radicalizza lo scontro in atto, ci dice che tra l'Impero americano e le Resistenza non c'e' un luogo mediano, una zona franca. E' ora di capire che il fondamentalismo americano (armato fino ai denti di ogni tipo di arma di distruzione di massa, tra cui i suoi valori religiosi reazionari e sciovinisti) non si batte col "pensiero debole", opponendogli un liberalismo politicamente corretto, l'etica imbelle della tolleranza. Le elezioni americane, segnate dal consenso a Bush, il piu' alto nella storia degli USA, ci dicono che un ciclo storico si chiude e uno nuovo, certo drammatico, si apre. La lotta non e' più tra l'americanismo cattivo e quello buono, poiche' il secondo ha divorato il primo. La lotta, a scala mondiale, e' realmente di civilta', tra imperialismo e liberazione, tra americanismo e antiamericanismo. Dove questo non è solo una mera negazione, ma una affermazione dei valori universali e indistruttubili, frutto di millenni di civilizzazione che Bush tenta vanamente di sradicare: i valori della eguaglianza, della liberta' e della fratellanza, del diritto d'ogni popolo a ribellarsi alla tirannia. Siamo tutti chiamati in causa, siamo tutti coinvolti. 2. IRAQ: 100.000 I MORTI DELLA GUERRA ANGLOAMERICANA Secondo uno studio condotto dai ricercatori dalla Johns Hopkins University, dalla Columbia University e dalla Al Mustansiriya University di Baghdad, i morti causati dalla guerra in Iraq non sarebbero 20mila, ma piu' di centomila. Vittime delle bombe e della violenza seguita all'invasione dell'Iraq, raramente in divisa, più spesso donne e bambini. Il 95% dei decessi è attribuibile a bombardamenti e fuoco da elicottero: la maggior parte delle vittime irachene muoiono per mano delle forze della coalizione. Il dato che balza agli occhi è che un terzo delle vittime sono concentrate nell'area di Falluja, ormai da mesi esposta a pesanti e pressoché quotidiani bombardamenti con il preteso di colpire "i covi dei terroristi di al-Zarkawi". Da mesi e mesi ormai dobbiamo infatti sentire la litania dei criminali di guerra americani per cui i bombardamenti "mirati" su Falluja e la sua provincia sarebbero allo scopo di "annientare le basi del terrorista giordano". Siccome i bombardamenti si susseguono da otto mesi alla media di almeno un al giorno noi dovremmo credere che al-Zarkawi aveva a disposizione qualcosa come 260 basi guerrigliere. La guerra non è solo fatte di bombe, ma di menzogne, specialita' in cui gli americani sono insuperabili. Del resto che volete che gliene importi, a coloro (inglesi) che spianarano al suolo Dresda facendo in una notte 120mila morti civili, o a quelli (americani) che in cinque minuti attuarono l'unico genocidio atomico? E che volete che gliene importi a Berlusconi e ai suoi sodali di sinistra. Loro vedono solo i "terroristi". Loro hanno scelto da che parte stare: "meglio la imperfetta democrazia americana che i tagliatori di teste con la kefhia". Poiche' in guerra per questi cinici non vale la democrazia (una testa un voto), vale quella della romana decimazione ma alla decima potenza. Per cui per una testa di collaboratore degli occupanti che fa notizia ce ne vogliono almeno mille degli iracheni. 3. INIZIATIVA EUROPEA PER KUBAYSI! A p p e l l o I n t e r n a z i o n a l e http://www.antiimperialista.com/it/view.shtml?category=23&id=1095583651&keyword=+ L'indirizzo a cui inviare le firme di adesione e' il seguente: liberokubaysi at tiscali.it. ULTIM'ORA Mentre continuano a giungere adesioni all'appello per la liberazione di Jabbar al-Kubaysi, le autorita' occupanti americane, grazie alle pressioni internazionali, hanno finalemente reso noto dove egli e' detenuto --in un carcere superprotetto presso l'aeroporto di Bagdad. Nel frattempo segnaliamo un'importante iniziativa europea per Kubaysi. COMUNICATO STAMPA INCONTRO A STRASBURGO PER KUBAYSI «Una delegazione a nome dell "Conferenza internazionale di solidarieta' col popolo iracheno in lotta" e del francese "Comitato contro la guerra in Iraq", composta da Subhi Toma, Bruno Drweski, e Guy Poussy, si e' recata il 26 e 27 ottobre al Parlamento europeo di Strasburgo allo scopo di informare I gruppi dei deputati sulla situazione dei prigionieri in Iraq e in particolare quella del signor Abdul Jabbar Al Kubaysi, catturato il 4 settembre da unita' dell'esercito americano. Kubaysi è il pesidente dell'Alleanza Patriottica Irachena (API) e anche il redattore capo del quotidiano Nida al Watan (L'appello della Patria). A questo titolo egli ha pubblicato molti articoli denunciando l'occupazione del paese cosi come la presa di ostaggi e gli atti terroristici contro la popolazione civile. Ad oggi nemmeno alla Croce Rossa è stato permesso di identificare, ne' il reparto militare che l'ha arrestato, ne' le ragioni del suo arresto, ne' il suo luogo di detenzione, ancora meno le sue condizioni carcerarie. Kubaysi è esiliato in Francia da molti anni. A tutt'oggi sua moglie e suoi figli, cosi come I suoi parenti in Iraq, sono senza sue notizie, nonostante tutte le inziative verso le autorita' occupanti. Essi vivono in una situazione estremamente precaria. La delegazione, dopo aver sollecitato degli incontri con l'insieme dei gruppi parlamentari europei, è stata ricevuta da Lilli Gruber (Italia), Napolitiano (Italia), Agnoletto (Italia), Brie (Germania), Kohlicek (Cechia), Meyer (Spagna), Pflueger (Germania), Portas (Portogallo), e dai collaboratori della signora De Keyser (Belgio) e Flautre (Francia). Un dossier e' stato consegnato al signor Brok, Presidente della Commissione degli Affari Esteri del Parlamento europeo e segretario del gruppo del Partito Popolare Europeo. Tutti questi deputati si sono impegnati a convocare la Commissione Affari Esetri del Parlamento Europeo e la sotto commissione dei diriti dell'uomo affinche' queste prendano posizione sulla situazione di Kubaysi e prevedano delle azioni in favore dei prigionieri d'opinione in Iraq. Strasburgo, 27 ottobre 2004» 4. PISA: DUE COMPAGNI SCARCERATI, DUE RESTANO IN GALERA Sabato 30 ottobre soo stati scarcerati a Pisa I compagni Costantino e Giuseppe, che erano agli arresti domiciliari per la famigerata inchiesta sulle C.O.R. Essi hanno l'obbligo di firma tre volte a settimana. Restano invece in carcere Wiliam Frediani e Alessio Perondi. INTANTO SI ERA SVOLTA A PISA DUE GIORNI PRIMA UNA ASSEMBLEA PER SCARCERARE I PRIGIONIERI «Il 28 ottobre presso il complesso "Concetto Marchesi" si è tenuta la prima iniziativa pubblica del Comitato contro la Repressione di Pisa dal titolo "Rompiamo il silenzio" alla presenza dell'avvocato Giuseppe Pelazza. L'esigenza di dare vita a questo comitato è nata quest'estate, come reazione ad un'operazione di polizia che ha portato in carcere diversi compagni. L'accusa a loro mossa è quella di essere membri delle C.O.R. (Cellule di Offensiva Rivoluzionaria) e di aver organizzato ed eseguito alcuni attentati per lo più contro esponenti di AN a Pisa qualche anno fa. E' la stessa accusa che ha colpito, dal Giugno scorso, il gruppo ecologista pisano "Il Silvestre". Il risultato di questa operazione è stato l'arresto di sette compagni, due messi in carcere (Alessio Perondi e William Frediani, militante anche del Campo antimperialista) e cinque agli arresti domiciliari restrittivi. Per la liberazione dei compagni arrestati a Pisa nei mesi di Giugno e Luglio, nell'ambito dell'inchiesta sulle C.O.R (Cellule di Offensiva Rivoluzionaria), si sono già svolte alcune manifestazioni cittadine. Alla presenza di più di cento persone, Giuseppe Pelazza ha descritto il processo di involuzione del diritto in Italia e in Europa a partire dal 2001. La partecipazione è stata ottima, superiore alle attese degli stessi organizzatori, e il livello del dibattito sviluppatosi durante la serata è stato alto. Considerando il clima di freddezza e il silenzio che si era venuto a creare attorno a questi compagni nella città di Pisa, c'è veramente da essere soddisfatti del risultato. Evidentemente il clima in città sta cambiando e attorno ai compagni ancora incarcerati si sta finalmente sviluppando un'atmosfera di solidarietà. Alla riunione erano presenti, oltre a molte persone non appartenenti ad alcuna organizzazione, vari soggetti politici, anche di formazione e provenienza molto diversa. Eppure, a prescindere dalle differenze, il clima che si è creato nell'assemblea è stato all'insegna dell'unità contro la repressione. C'è stata insomma la consapevolezza che il clima repressivo venutosi a creare in Italia negli ultimi tempi sia la risposta ad una domanda d'ordine che proviene dai settori più reazionari della società e da alcuni settori del potere. E di certo non riguarda solo le C.O.R, ma potenzialmente tutti coloro che non vogliono omologarsi alle leggi del capitalismo oggi. Il passo d'esordio del Comitato di Pisa è stato più che incoraggiante: da questo primo passo dovrà nascere una più ampia mobilitazione a favore dei compagni arrestati con l'obiettivo della loro immediata liberazione.» Comitato contro la Repressione - Pisa
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