[Prec. per data] [Succ. per data] [Prec. per argomento] [Succ. per argomento] [Indice per data] [Indice per argomento]
Risposte a Fini
- Subject: Risposte a Fini
- From: "Disobbedienti " <disobbedientimolise at libero.it>
- Date: Sat, 2 Oct 2004 12:14:19 +0200
OCCORRE RISPONDERE A FINI Il leader di Alleanza Nazionale, prima della liberazione di Simona, Simona, Manhaz e Ra'ad, aveva invitato "ad una mobilitazione per la pace contro il pacifismo, che è una caricatura della pace", aggiungendo che "Ponzio Pilato fu il primo pacifista della storia" e che "La pace non si conquista sventolando bandierine, ma portando avanti una politica autenticamente pacificatrice; l'alternativa al terrorismo è questa, non è il pacifismo" Molti anni fa ero convinto che con i fascisti non si dialoga. Ma un compagno nonviolento mi fece giustamente notare che la migliore speranza di pace viene proprio dal tentativo di far ragionare, e perché no, di convincere, quelli che possono sembrarci i più acerrimi nemici. E allora a Gianfranco Fini, che ha invitato i giovani del suo partito ad una mobilitazione contro il pacifismo, occorre dare alcune risposte. Anche alla luce del felice esito della liberazione degli ostaggi delle organizzazioni pacifiste "Un Ponte Per" ed "Intersos", un'esperienza significativa e concreta delle potenzialità enormi che le iniziative e le strategie non armate possono avere nella risoluzione dei conflitti. Noi condanniamo tutti i terrorismi, così come condanniamo tutte le guerre: gli uni e le altre vengono sempre in qualche modo giustificati da chi li pratica, ma sono atti criminali, che producono danni maggiori del presunto "bene" per cui si intraprendono e che non risolvono i problemi, le ingiustizie, le situazioni di oppressione. La guerra all'Iraq ne è un esempio evidente: ha favorito il dilagare del terrorismo, si è basata sulle menzogne (le armi di distruzione di massa le possiedono gli Usa), ha procurato alla popolazione civile una quantità di morti 10 volte superiore a quelli dell'11 settembre 2001. Altro esempio evidente di segno contrario è l'atto terroristico di Beslan: non ha certo giovato alla causa della Cecenia. D'altra parte emergono due considerazioni: 1.. Per lo stesso ragionamento di Fini, che differenza c'è tra guerra e terrorismo? I terroristi vogliono solo annullare gli esseri umani: gli americani che bombardano le città pensano forse ai bambini, alle donne, ai civili che muoiono sotto le bombe? 2.. Fini sa benissimo che non c'è un unico terrorismo. In Italia abbiamo avuto tristi esperienze: un terrorismo che si dichiarava "di sinistra", uno "di destra" e purtroppo uno "di stato", il peggiore, perché impossibile da debellare. Così è anche oggi in Iraq e nel mondo: c'è un terrorismo che in qualche modo dichiara di opporsi agli occupanti, ai governi, al potere, che avanza rivendicazioni; e c'è il terrorismo di stato, quello di Putin in Cecenia, di Bush in Iraq, e forse quello di chi ha voluto colpire gli oppositori alla guerra (Baldoni, gli ostaggi francesi, i quattro pacifisti delle ONG; la Croce Rossa in Cecenia). Fini è sembrato schierarsi proprio con questi ultimi. Per fortuna i rapitori delle due Simone e dei due iracheni non lo hanno ascoltato. Userà la violenza nella sua mobilitazione contro i pacifisti? Ebbene, non basterà a fermarli. Fini scopre quello che noi sapevamo da tempo: non basta sventolare bandiere. E mostra di credere che il pacifismo sia tutto lì. Siamo d'accordo con lui sul fatto che occorra una politica pacificatrice contro il terrorismo; ma aggiungiamo che da 50 anni noi proponiamo politiche di risoluzione pacifica delle controversie internazionali per prevenire non solo il terrorismo ma tutte le guerre, ma sosteniamo da sempre che tali politiche non si fanno spendendo cifre spaventose per preparare le guerre, per costruire portaerei, caccia-bombardieri e il nuovo modello italiano di difesa (che poi è d'attacco); chi vuole la pace la deve preparare con strumenti di pace; chi invece si arma fino ai denti, prima o poi, farà la guerra, perché in realtà VUOLE la guerra. La politica pacificatrice alcuni di noi la chiamano Nonviolenza, che è pacifismo attivo: tutt'altro che lavarsi le mani. L'organizzazione "Un Ponte per..." si è adoperata dai primi anni '90 per alleviare gli effetti della precedente guerra e dell'embargo, e dunque per prevenire odio e violenza, mentre il governo Usa e i suoi alleati continuavano a bombardare l'Iraq e preparavano la guerra "ufficiale". Altri movimenti e organizzazioni effettuano interventi nonviolenti in situazioni di conflitto (ad esempio in Kossovo), quasi sempre osteggiati da chi, come Fini ma anche come molti esponenti del centro-sinistra, pensa solo agli interventi militari. Noi siamo convinti che gli interventi non armati, diplomatici, di una corretta politica estera, economica, culturale, ecc., possono sconfiggere il terrorismo molto meglio della guerra: a condizione, naturalmente, di rinunciare ai nostri assurdi ed ingiusti egoismi di nazione ricca. Il terrorismo in Italia degli anni '80 non è stato sconfitto da bombardamenti dei quartieri dei presunti covi, ma da un'azione di intelligence, di polizia, e in gran parte dalla collaborazione dei pentiti. Dunque tutt'altro che una strategia militare di guerra. Ma non sottovalutiamo neanche lo sventolio delle bandiere della pace. Chi lavora nelle istituzioni non solo può, ma ha il DOVERE di difendere la popolazione e di ripudiare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie (art. 11 della Costituzione, alla quale se non sbaglio anche Fini ha giurato fedeltà). Le organizzazioni pacifiste si fondano sul volontariato e sulle donazioni e fanno quello che possono, ed è già tanto. Ma la stragrande maggioranza dei cittadini non ha altro potere che quello della libera espressione del proprio pensiero: e dunque espone le bandiere arcobaleno al balcone o in piazza. E' importante che milioni di persone abbiano espresso in questo modo il proprio dissenso dalla guerra e dunque dal governo che questa guerra ha deciso di appoggiare; è un modo di comunicare, o manifestare, anche se chi è al potere fa finta di non sentire. E' un modo nonviolento e simbolico per contestare il governo e indurlo ad un ripensamento. Le continue e ripetute manifestazioni pacifiste, insieme alla costante azione concreta per la pace effettuata da "Un Ponte per", sono state determinanti anche in questa drammatica circostanza del rapimento dei volontari: la mobilitazione delle coscienze, in Italia e in tutto il mondo islamico, addirittura le manifestazioni per la pace a Baghdad, contrastate con le armi dagli americani e dal governo provvisorio iracheno, hanno indotto i rapitori a riconoscere i loro errori e a rilasciare gli ostaggi. Una vittoria del pacifismo contro il terrorismo; purtroppo non ancora contro l'inutile strage voluta dal governo Usa e appoggiata dal governo italiano di cui Fini e i suoi fanno parte. Piergiorgio Acquistapace Castropignano, 1/10/2004 __________________________ L'autoritarismo ha bisogno di obbedienza, la democrazia di DISOBBEDIENZA____________________________________________________________Libero ADSL: navighi gratis a 1.2 Mega, senza canone e costi di attivazione.Abbonati subito su http://www.libero.it
- Prev by Date: PACE, GIUSTIZIA, DIRITTI e INFORMAZIONE
- Next by Date: 11.9.01 ed altro
- Previous by thread: PACE, GIUSTIZIA, DIRITTI e INFORMAZIONE
- Next by thread: 11.9.01 ed altro
- Indice: